I risultati dello studio di McKinsey sull'occupazione
Lo studio - condotto su 54 nazioni del mondo, comprendendo il 78% dei lavoratori del pianeta - prende in esame non il lavoro in sé, ma i compiti che esso comporta. Quindi non il lavoro di "agricoltore" per esempio, bensì il compito di “addetto alle macchine agricole”. La conseguenza è che il 5% delle professioni è destinata a scomparire del tutto, ovvero quelle professioni che possono essere integralmente automatizzate.Riguardo le altre, circa il 60% per un terzo saranno dominate dalle macchine, quindi svolte automaticamente da robot oppure governate da sistemi di intelligenza artificiale.
Quello che sottolinea McKinsey, è che non saremo sostituiti soltanto in quei lavori di routine, che le macchine potranno svolgere meglio e più a buon mercato rispetto agli esseri umani, ma anche alcuni “lavori d’ingegno”. Questo proprio grazie allo sviluppo del campo della robotica, dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico. Ad esempio: prendere decisioni, rilevare emozioni o guidare un’auto.
Attenzione. McKinsey dice che questa ricerca non deve essere vista in una prospettiva catastrofista dal punto di vista dell’occupazione. Si tratterà di un cambiamento importante, ma come già avvenne nel XX secolo, quando nelle nazioni maggiormente sviluppate si è assistito ad un trasferimento del lavoro dal settore agricolo. Cosa che alla fine non ha portato a una disoccupazione di massa di lungo periodo, ma alla nascita di nuovi tipi di lavoro.
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