Se un buon 30% è stato recuperato faticosamente nel corso degli ultimi anni, l'ultimo spicchio di perdite azzerate c'è stato dopo l'elezione di Trump, visto che gli istituti di credito hanno accumulato un +30% proprio dal giorno dell'elezione del tycoon come nuovo presidente. Diciamo che resta un 10% di perdita ancora da azzerare, ma il risultato è ottimo.
Il gap tra banche
Quello che però lascia perplessi è che si sia creato un gap notevole tra lo stato di salute delle banche USA e quello delle banche europee. Le quotazioni degli istituti americani sono ripartite, quelli del Vecchio Continente invece hanno continuato a volare basso. Le loro perdite infatti sono ancora sul 75% (in Italia questo valore arriva all'84%), e i ricavi si sono contratti del 65%. Significa che le banche europee hanno recuperato poco o niente del valore che avevano prima dello scoppio della crisi.Il motivo per cui s'è creata questa frattura è duplice: in Europa la crisi continua a produrre i suoi effetti, e in secondo luogo è stata gestita in modo molto diverso.
Come? Negli USA c'è stato un intervento decisivo del governo, che ha comprato quasi 500 miliardi di dollari di asset problematici nei bilanci delle banche. In questo modo hanno beneficiato pienamente della ripresa economica. In secondo luogo ci sono state fusioni tra gruppi bancari, che hanno razionalizzato il sistema creditizio e migliorato la redditività. Infine la diversa politica economica e di manovra dei tassi tra Usa e Europa. Il dato positivo è che secondo gli economisti nei prossimi anni ci sono ragioni per credere che una parte del gap accumulato tra banche Usa ed Europa si attenui. Ma ci vorrà ancora tempo prima che ciò accade.
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