Ci sono diversi fattori che stanno ponendo le basi per la futura stretta monetaria nell'Eurozona. La crescita economica avanza a buon ritmo, l'inflazione dovrebbe crescere in modo più deciso nei prossimi mesi e avvicinarsi al target 2% fissato dalla BCE, e poi c'è la diminuzione della disoccupazione. Nell'ultimo meeting l'istituto centrale europeo ha deciso di ridurre il quantitative easing da 60 miliardi di euro al mese fino a 30 miliardi. Si comincerà a gennaio e si andrà avanti almeno fino a settembre 2018. Poi si vedrà.
Nel frattempo continuano a giungere segnali positivi sul fronte economico del Vecchio Continente. Gli indici PMI hanno accelerato mentre il Rapporto Autunnale di Previsione Economica dice che l'economia crescerà del 2,2% nel 2017 e del 2,1% nel 2018. Potrebbe essere un 2017 al ritmo di crescita maggiore avuto negli ultimi dieci anni. Inoltre la diminuzione della disoccupazione ha spinto la ripresa e i consumi privati.
L'economia UE e l'euro
Chi sta beneficiando di questi dati è l'euro, come abbiamo visto su Markets (qui puoi vedere un approfondimento sul tema markets.com recensione). Venerdì la coppia EUR/USD ha rotto sopra il livello degli 1,18$, anche se in seguito ha ritracciato. Dal punto di vista tecnico c'è un segnale importante: a quota 1,17 è stata rotta la neckline della figura di testa e spalle sul grafico giornaliero, e subito dopo si è verificata una inversione di rotta con la rottura al di sopra di tale livello. Questo è un segnale di decisa forza da parte della valuta unica.
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Se dovesse confermarsi questa tendenza, allora il mercato potrebbe muoversi verso quote più elevate come 1,20$ e magari anche oltre verso 1,21$. Tuttavia molto dipenderà dalla riforma fiscale americana e dalla prossima mossa della FED attesa per dicembre.
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