Nel corso del 2022 numerosi istituti europei hanno varato importanti programmi di riacquisto di azioni proprie sul mercato. Ma per le banche lo scenario nel 2023 si preannuncia molto diverso.
Come cambia la strategia delle banche
I timori riguardanti un'imminente recessione economica, e anche il contesto generale di grande incertezza che si respira sui mercati, hanno spinto le banche ad un cambio di strategia per i prossimi mesi.Inoltre le raccomandazioni da parte delle banche centrali, che hanno invitato gli istituti a fare profonde riflessioni sui programmi di riacquisto azioni, anche alla luce dei nuovi coefficienti di patrimonializzazione, sono un ulteriore motivo che ha indotto le banche alla prudenza.
La festa del 2022
Nel corso del 2022 ci sono state operazioni di riacquisto azioni per 33 miliardi di euro.
Un'analisi di Bloomberg intelligence ha evidenziato che almeno 20 delle maggiori banche del vecchio continente hanno fatto ricorso a programmi di acquisto.
Il più importante è stato quello di UBS per 5,4 miliardi di euro. Seguono quelli di Nordea (2,5 miliardi) e Lloyds (2,3 miliardi). Ma l'elenco delle banche che hanno proceduto a programmi del genere è bello lungo. Comprende tanto gli istituti italiani quanto quelli gli altri grandi paesi, come ad esempio il colosso del DAX 40 (Ger40) Deutsche Bank.
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Un taglio ai buy-back
Le cose però nei prossimi mesi cambieranno, senza tuttavia intaccare il ruolo dei programmi di buyback come metodo privilegiato per remunerare gli azionisti, rispetto ai dividendi o alle grandi operazione di fusione o acquisizione.
I programmi di buyback infatti fanno crescere il prezzo delle azioni come effetto degli acquisti stessi. Si tratta di una pratica cominciata dopo il crack del 1929, quando molte imprese che erano quotate a Wall Street cominciarono a ricomprare le proprie azioni per ridare fiato al prezzo dei titoli dopo il collasso del mercato.
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