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lunedì 13 ottobre 2025

Economia italiana, l'agenzia S&P conferma il miglioramento del rating

La scorsa primavera l'economia italiana aveva ottenuto un bel riconoscimento, quando l'agenzia americana Standard & Poor's era stata la prima a migliorare il rating del nostro Paese, alzandolo a BBB+ dal precedente livello BBB (in seguito lo avrebbe fatto anche Fitch). Prima del weekend lo ha confermato, con outlook stabile

Cosa dà ottimismo circa l'economia italiana

Anche se la nostra economia continua a presentare luci ed ombre, secondo l'agenzia ci sono due fattori importanti che giustificano il miglioramento del giudizio sui nostri Titoli di Stato: la stabilità politica e il miglioramento dei nostri conti pubblici. Se prendiamo come riferimento il Dpfp, il nostro deficit dovrebbe essere attorno al 3% (Fitch ha basato il suo cambio di giudizio sulla nostra economia stimando una discesa del deficit al 3,1%). 

Secondo gli analisti dell’agenzia S&P, l'evoluzione positiva è figlia anche di "continuo slancio riformatore", che insieme alla "riduzione degli squilibri esterni migliorano ulteriormente gli indicatori di credito dell’Italia". Grazie a questi fattori, i rischi che derivano dall'esistenza di un debito pubblico ancora elevato vengono mitigati, così come quelli che derivano dalle "crescenti sfide esterne".

Le ombre ancora presenti

Va detto che il quadro generale dell'economia italiana manifesta ancora luci e ombre. In particolare, il settore manifatturiero continua a mostrare segni di sofferenza e la produzione industriale è nuovamente peggiorata ad agosto, dopo due mesi in cui era migliorata. Anche se il mese di agosto è particolare, viste le chiusure per ferie e l'attività limitata dal periodo vacanziero, comunque manda un segnale delle difficoltà della nostra economia ad uscire dalla fase di stallo che stiamo attraversando.

Il giudizio di Moody's

La prossima agenzia di rating che si esprimerà sull'economia italiana sarà Dbrs (venerdì prossimo), ma i fari sono puntati soprattutto su Moody’s, la cui valutazione è attesa per il 21 novembre. Lo scorso maggio l'agenzia confermò per l'Italia il rating Baa3, appena un gradino sopra ’junk’, il livello spazzatura (ma alzò l’outlook da stabile e positivo).

martedì 17 agosto 2021

Debito pubblico a quota 2700 miliardi, una voragine da record nei conti dell'Italia

Alla rilevazione di giugno 2021, il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo livello record. Secondo il report fornito da Bankitalia sulla finanza pubblica, la somma raggiunta infatti è di poco inferiore ai 2700 miliardi di euro.

La recente crescita del debito pubblico

Sulla crescita del nostro debito pubblico sta incidendo da mesi il Covid, che ha spinto il governo - come in tutto il mondo - a finanziare la ripresa economica attraverso altro indebitamento (era poco più di 2500 subito dopo lo scoppio della crisi sanitaria).
Soltanto nel mese di giugno, l'incremento mensile è stato di oltre 9 miliardi di euro.

In base al report di Bankitalia, la crescita di giugno deriva essenzialmente da un maggiore fabbisogno (15 miliardi). L'incremento di debito maggiore è stato quello in capo alle amministrazioni centrali, dove l'aumentato è stato di 9,3 miliardi.
Una discreta fetta di questo debito è detenuta dalla Banca d’Italia, circa il 23%, mentre la vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,5 anni.

Il peso per cittadino e famiglia

Un debito pubblico di 2700 miliardi significa che ogni cittadino residente ha sulle spalle un peso di 45499 euro, neonati inclusi. Soltanto nel mese di giugno, senza esserne consapevoli il debito di ogni famiglia residente è cresciuto di 359,5 euro.

Gli sforzi fatti per ridurre l'indebitamento del Paese hanno avuto una brusca inversione di rotta con il Covid. Purtroppo questa nuova imponente crescita
sarà una zavorra pesantissima per il futuro, di cui faranno le spese le generazioni a venire. Una sorta di buco nero.

La crescita forte non basta

Questi dati fanno apparire meno brillante finanche la crescita attesa del 2021, che dovrebbe giungere a livelli che non si vedevano dagli anni Settanta. Secondo un sondaggio di Bloomberg, il tasso sarà del 5,6%. Questa crescita aiuterà il Paese a superare la profonda recessione in cui è precipitata l’anno scorso.

lunedì 19 marzo 2018

Rating, Fitch conferma la valutazione sull'Italia ma ci mette in guardia

Il giudizio dell'agenzia di rating Fitch sull'Italia non cambia. Venerdì scorso ha confermato la valutazione BBB con outlook stabile, e non ci sono downgrade all'orizzonte. Tuttavia ha pure messo in evidenza un paio di punti molto critici. In primo luogo il pesante debito pubblico che proprio non si riesce ad abbassare in modo deciso. In secondo luogo le prospettive di incertezza politica dopo le elezioni del 4 marzo.

La valutazione dell'agenzia di rating

Una delle tre principali agenzie di rating internazionali ha sottolineato come ci siano «elevati rischi politici legati alle recenti elezioni». Infatti le elezioni politiche del 4 marzo hanno reso difficile la formazione di un governo stabile e limiteranno probabilmente la capacità del prossimo esecutivo di rispettare le promesse elettorali. Questo aumenta le possibilità di un allentamento di bilancio e di un ulteriore indebolimento delle prospettive sul fronte delle riforme strutturali. Le trattative per una coalizione «saranno difficili e probabilmente prolungate, e non è chiaro» come le piattaforme dei diversi schieramenti «possano convergere, rendendo la composizione del prossimo governo incerta».

Il grosso problema economico dell'Italia è l'elevato debito pubblicoL'agenzia USA prevede che il rapporto debito/PIL giungerà al 128,8% nel 2019, una flessione ritenuta troppo lieve. Di buono però c'è il fatto che la ripresa è superiore alle attese. Il PIL è salito dell’1,5% nel 2017 dopo il +0,9% del 2016. Per quest’anno Fitch stima una crescita dell’1,5%, mentre per il 2019 dell’1,2%. A trainare la crescita sono gli investimenti e i consumi privati, saliti del 3,7% e dell’1,3% nel 2017.

Riguardo al settore bancario, Fitch sottolinea che la qualità degli asset è "debole", malgrado il calo innegabile dei "non performing loan". Anche la redditività è una debolezza per il sistema bancario italiano, con l’impatto negativo dei bassi tassi di interesse e la modesta crescita del credito compensati solo in parte dalle commissioni e dalla riduzione dei costi.

sabato 24 febbraio 2018

Debito pubblico, l'Ocse lancia l'allarme sulla sostenibilità

Il debito pubblico dei paesi industrializzati sta viaggiando a ritmi troppo elevati. E' questo l'allarme lanciato dall'Ocse, che sottolinea il pericolo che l'aumento dei tassi di interesse (che sta progressivamente avvenendo) rappresenta per i bilanci degli Stati. Secondo le stime dellʼorganizzazione, nei prossimi 36 mesi i paesi sviluppati dovranno rifinanziare il 40% del loro stock di debito pubblico, dal momento che le banche centrali hanno iniziato a ritirare gradualmente le misure di stimolo messe in campo durante la crisi.

Le cifre choc sul debito pubblico

debito pubblico ocseA questa conclusione si arriva esaminando i dati. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Osce) ha evidenizato che il debito pubblico salirà quest'anno a 45mila miliardi di dollari, quasi il doppio di quello che c'era nel 2008 (25mila miliardi). Sia a livelli record, che chiaramente non potranno essere sostenuti a lungo.

Sebbene la maggior parte dei Paesi abbia un portafogli di debito relativamente ben strutturato, i Governi dovranno rifinanziare quasi la metà del loro debito sul mercato nell'arco dei prossimi tre anni. Questo processo comincerà già nei prossimi 12 mesi.
Il problema vero è che la lunga stagione delle politiche accomodanti delle Banche centrali sta per finire. Non ci saranno ancora per molto tempo i tassi d'interesse rasoterra, ne' le condizioni favorevoli di accesso al mercato dei finanziamenti per gli emittenti sovrani. Finora proprio le favorevoli condizioni di finanziamento hanno consentito ai governi di gestire i rischi di rifinanziamento nella gestione del debito.

Quando i tassi cominceranno a crescere in misure più sostenuta, l'aumento dei rendimenti si tradurrà in maggiori costi per i governi per rifinanziare il debito esistente e l'emissione di nuovi bond. L'unico rimedio che avranno gli Stati per arginare il problema del debito pubblico sarà quello di avere una crescita economica rapida e costante. Questo sarà determinante per la sostenibilità di lungo termine del debito. Per arrivarci occorrono riforme strutturali.

sabato 7 ottobre 2017

Moody's conferma il rating dell'Italia, ma pesa l'incertezza politica

C'era molta attesa di conoscere il giudizio dell'agenzia Moody's, arrivato in chiusura dei mercati. Alla fine il rating dell'Italia è stato confermato a Baa2 con outlook negativo. Ma è una conferma che comunque può far tirare un sospiro di sollievo, anche perché il commento è tutto sommato ottimistico. Secondo l'agenzia newyorkese infatti abbiamo "una crisi del sistema bancario più profonda" ma tuttavia rimane il peso "dell'incertezza politica". E' un'Italia che cresce, ma restano i rischi.

Il giudizio di Moody's

Secondo Moody's c'è stato un miglioramento nel complesso per il nostro sistema-paese, ma tuttavia è probabile che le prospettive di crescita rimarranno moderate nel medio termine.

Un grosso peso in tal senso ce l'hanno le prospettive politiche. Infatti regna l'incertezza su quelle che saranno le politiche portate avanti dal prossimo governo. Ci sono le elezioni da mettere in conto, e nessuno sa come finiranno. E probabilmente il risultato finale genererà un Parlamento con delle maggioranze molto flebili. Questo significa che non si possono prevedere la capacità e la volontà di chi governerà un domani, di continuare ad affrontare problemi come il risanamento dei conti pubblici e le riforme strutturali ancora necessarie, nonché il problema del debito pubblico che in Italia resta ancora troppo elevato.

Riguardo alla questione delle banche, Moody's sottolinea che la gestione da parte del governo sia stata efficace. Le mosse dell'Esecutivo italiano hanno evitando scenari che avrebbero appesantito in maniera significativa anche i conti pubblici. Tanto che ora le possibilità di crescere sono maggiori rispetto a quanto l'agenzia di rating stimava in precedenza.