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martedì 7 aprile 2020

Lavoro, il coronavirus avrà un impatto durissimo: 420mila posti in meno

Il numero di posti di lavoro che si perderanno a causa dell'emergenza Covid-19 è pari a 420mila unità. Questo dice il rapporto di Unioncamere, che ha pubblicato l'aggiornamento di marzo sul fabbisogno di posti di lavoro nelle imprese private dell'industria e dei servizi. Metà delle unità lavorative che si perderanno, riguardano il settore del turismo, quello in assoluto più flagellato dall'emergenza sanitaria.

Il crollo dei posti di lavoro

I numeri resi noti da Unioncamere chiariscono la portata e gli effetti dell'emergenza che stiamo vivendo. Le conseguenze sul lavoro sono - come era temuto - pesantissime. La crisi verrà in parte mitigata dall'azione del governo, che effettuerà manovre a sostegno dell’economia del Paese. Lo stesso vale per ciò che sta facendo la UE. Al momento però è difficile capire che ripercussioni avranno questi interventi sul mercato del lavoro. Bisognerà aspettare i prossimi mesi per avere un quadro più aggiornato.

Al momento quello che si sa è che rispetto al 2019, il numero di posti di lavoro dovrebbe diminuire del 2,1%, ovvero 422 mila unità. Da questo conteggio vengono peraltro esclusi quei dipendenti che sono stati o verranno messi in cassa integrazione ordinaria o in deroga. La maggior parte dei lavoratori che perderà il posto sono dipendenti, circa 232mila unità. Gli altri 190mila sono gli indipendenti, che però in percentuale subiranno un calo maggiore, ovvero 3,4% rispetto allo scorso anno.

Settori più colpiti, il turismo sta messo peggio

Come detto, il settore più colpito da questa terribile crisi è quello turistico. L'emorragia di posti di lavoro attesa è di 219 mila persone, quindi più della metà del calo occupazione complessivo previsto in tutto il Paese. Un fortissimo contraccolpo lo subirà anche il settore del commercio, che perderà 72.300 posti di lavoro. Gli altri settori subiranno cali più contenuti in termini numerici, ma non per questo meno drammatici. Il settore delle costruzioni subirà probabilmente un calo di posti di lavoro di 30mila unità, mentre nei servizi se ne perderanno 23mila.

Nonostante il boom dell'e-commerce, anche il settore del trasporto, logistica e magazzinaggio subirà una cforte contrazione, circa 18mila occupati in meno. Il settore della moda subirà una contrazione occupazionale di 19mila posti, il settore della gomma e delle materie plastiche e l’industria metallurgica avranno un calo di 10mila posti ciascuno.

giovedì 5 dicembre 2019

Lavoro, la questione esuberi allontana ancora Arcelor Mittal dall'Italia

A distanza di un mese, il tema del lavoro continua a rendere lontane le posizioni di Arcelor Mittal e del governo sul caso ILVA. Se lo scorso novembre Lakshmi Mittal chiese il taglio di 5mila dipendenti, adesso la cifra è scesa appena a 4700. Peraltro di questi quasi la metà sarebbero immediati.

La battaglia sul lavoro in ILVA

La durissima richiesta sulle unità di lavoro da eliminare è stata posta come condizione per rimanere in Italia, e messa nero su bianco nel nuovo piano industriale illustrato al Mise dall’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia (Lucia Morselli). E come era prevedibile, la tensione è aumentata. Il ministro Stefano Patuanelli non ha nascosto il suo disappunto ("l’azienda non ha fatto i passi avanti attesi").

In altre circostanze la discussione si sarebbe forse fermata, ma vista la situazione esplosiva, il governo vuole continuare a battere la strada del dialogo e continuare la trattativa. "Faremo le nostre proposte, siamo cocciuti e cerchiamo di stare al tavolo e di arrivare all’obiettivo finale", dice il ministro. Ma ammette anche che "se la posizione è questa ed è rigida, non credo che ci saranno le condizioni per trattare".

Sindacati: "proposta irricevibile"

I sindacati presenti invece sono stati molto più drastici, parlando di proposta irricevibile. Portare le unità di lavoro da 10.789 dipendenti a 6.098 entro il nel 2023 non è una cosa neppure da prendere in considerazione, tenuto anche conto che con i mancati rientri al lavoro e i lavoratori in amministrazione straordinaria si arriverebbe a una quota compresa tra 6.300 e 6.700 esuberi. Per questo motivo i sindacati hanno proclamato uno sciopero per il 10 dicembre. Il loro punto di vista è che più di essere un piano industriale, quello proposto da Arcelor Mittal è una progressiva chiusura dell’Ilva.

Inoltre i sindacati battono su un punto chiave: nell'accordo firmato nel 2018, erano previsti 8 milioni di tonnellate di produzione, mentre ArcelorMittal programma di spegnere l’Afo2 ed accendere un forno elettrico ad arco, con un incremento della produzione da 4,5 milioni di tonnellate attuali fino a 6 milioni dal 2021. Quindi 2 tonnellate in meno rispetto al piano originario.

venerdì 29 novembre 2019

Occupati in crescita a ottobre. Istat evideniza 46mia unità in più rispetto a settembre

Cresce il numero di occupati a ottobre, tornando al livello massimo registrato 4 mesi fa, a giugno. A evidenziarlo sono gli ultimi report di Istat, diffondendo i dati provvisori su “Occupati e disoccupati”.

I dati sugli occupati in Italia

Dopo la crescita dell’occupazione registrata nel primo semestre, l'andamento dell'occupazione era stato altalenante, ma questa volta la crescita dei lavoratori indipendenti ha spinto al rialzo il livello del numero di lavoratori. Inoltre c'è stato anche un contestuale calo della disoccupazione e un aumento degli inattivi. Complessivamente, nel mese di ottobre la stima degli occupati risulta in crescita dello 0,2%, pari a 46mila unità. Inoltre il numero di gli occupati risulta in crescita di 217 mila unità su base annua (+0,9%). Il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali).

Secondo i dati diffusi da Istat, l'incremento dell’occupazione è dovuto alla crescita degli indipendenti (+38mila) e dei dipendenti a termine (+6mila) mentre risultano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti. L’occupazione è in aumento per entrambe le componenti di genere, con una leggera crescita della componente femminile. Riguardo alle fasce di età, c'è un aumento tra gli over 35 (+49mila), mentre cala lievemente tra i 25-34enni ed è stabile tra gli under25.

Più contratti a termine

Nel trimestre agosto-ottobre aumentano i dipendenti a termine (+1,2%, +38mila) e sono sostanzialmente stabili i permanenti, mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,7%, -40mila); si registrano segnali positivi per i 25-34enni e per gli over 50, negativi nelle altre classi. Il tasso di disoccupazione è sceso al 9,7%, con le persone in cerca di occupazione sono in diminuzione dell'1,7%, pari a -44 mila unità nell'ultimo mese. Nei dodici mesi, i disoccupati sono 269 mila in meno (-9,7%). La diminuzione riguarda tutte le fasce di età e in particolare la disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni che si riduce al 27,8%. Su base mensile il calo è di 0,7 punti percentuali, su base annua di 4,8 punti.