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mercoledì 3 maggio 2023

Lavoro, migliora l'occupazione in Italia ma resta forte il divario Nord-Sud

L'ultimo rapporto Istat sul lavoro in Italia ha messo in evidenza dei dati a tinte miste. L'occupazione ha raggiunto livelli prossimi ai massimi di sempre, ma è altrettanto vero che il divario tra il nord e il sud rimane ancora ampio.

I dati sul lavoro

Complessivamente, su tutto il territorio nazionale la media di persone occupate raggiunge il 64,8% (calcolata sulle persone occupate tra i 20 e i 64 anni).

Tuttavia mentre al Nord la media risulta più elevata di quella nazionale, con un'occupazione che supera di poco il 73%, nelle regioni meridionali la media risulta invece decisamente inferiore a quella nazionale e supera di poco il 50%.
Le regioni del Centro invece si collocano nel mezzo, con una media sostanzialmente analoga a quella dell'intero paese.

Analisi regionale

I numeri migliori riguardo al lavoro sono quelli dell'Emilia Romagna, dove l'occupazione sfiora il 75%. Sul podio si collocano anche Lombardia e Friuli Venezia Giulia, con una percentuale di occupati superiore al 73%.

Se nel Centro le percentuali oscillano tra 66,5% (Lazio) e 73,7% (Toscana), scendendo verso il Meridione i dati invece calano sensibilmente.
Basilicata e Puglia si trovano di poco oltre il 50%, percentuale che non viene invece raggiunta né da Campania, né da Calabria. Il dato peggiore in assoluto risulta però quello della Sicilia, dove il tasso occupazionale si ferma al 46,2%.
Forse può interessare: in Sicilia oltre un milione di Neet, giovani che senza lavoro che neppure lo cercano.

Analisi provinciale

A livello provinciale, si distingue la Provincia autonoma di Bolzano, seguita dalla Provincia autonoma di Trento e la Valle D’Aosta entrambe con 74,9% dei lavoratori tra i 20 e i 64 anni occupati.

Disparità di genere

La differenza tra l'andamento del mercato del Lavoro tra Nord e Sud viene riflesso anche nella disparità di genere. Nel Settentrione e al Centro infatti la media occupazionale femminile è leggermente inferiore rispetto a quella maschile. Invece nel Sud l'occupazione femminile è praticamente ovunque molto inferiore al 50%, lavorano in media meno di due donne su cinque.

venerdì 29 novembre 2019

Occupati in crescita a ottobre. Istat evideniza 46mia unità in più rispetto a settembre

Cresce il numero di occupati a ottobre, tornando al livello massimo registrato 4 mesi fa, a giugno. A evidenziarlo sono gli ultimi report di Istat, diffondendo i dati provvisori su “Occupati e disoccupati”.

I dati sugli occupati in Italia

Dopo la crescita dell’occupazione registrata nel primo semestre, l'andamento dell'occupazione era stato altalenante, ma questa volta la crescita dei lavoratori indipendenti ha spinto al rialzo il livello del numero di lavoratori. Inoltre c'è stato anche un contestuale calo della disoccupazione e un aumento degli inattivi. Complessivamente, nel mese di ottobre la stima degli occupati risulta in crescita dello 0,2%, pari a 46mila unità. Inoltre il numero di gli occupati risulta in crescita di 217 mila unità su base annua (+0,9%). Il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali).

Secondo i dati diffusi da Istat, l'incremento dell’occupazione è dovuto alla crescita degli indipendenti (+38mila) e dei dipendenti a termine (+6mila) mentre risultano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti. L’occupazione è in aumento per entrambe le componenti di genere, con una leggera crescita della componente femminile. Riguardo alle fasce di età, c'è un aumento tra gli over 35 (+49mila), mentre cala lievemente tra i 25-34enni ed è stabile tra gli under25.

Più contratti a termine

Nel trimestre agosto-ottobre aumentano i dipendenti a termine (+1,2%, +38mila) e sono sostanzialmente stabili i permanenti, mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,7%, -40mila); si registrano segnali positivi per i 25-34enni e per gli over 50, negativi nelle altre classi. Il tasso di disoccupazione è sceso al 9,7%, con le persone in cerca di occupazione sono in diminuzione dell'1,7%, pari a -44 mila unità nell'ultimo mese. Nei dodici mesi, i disoccupati sono 269 mila in meno (-9,7%). La diminuzione riguarda tutte le fasce di età e in particolare la disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni che si riduce al 27,8%. Su base mensile il calo è di 0,7 punti percentuali, su base annua di 4,8 punti.

martedì 12 giugno 2018

Lavoro In Italia, occupati a +147mila ma sono tutti a tempo determinato

L'Istat ha reso noti i dati relativi al mondo del lavoro in Italia del primo trimestre del 2018. Rispetto al trimestre precedente non ci sono state variazioni, visto che il tasso di occupazione è rimasto invariato al 58,2%. Invece al primo trimestre dello scorso anno ci sono 147mila occupati in più nel nostro paese. Tuttavia, si tratta di un incremento generato dal forte aumento dei lavori a tempo determinato (+385 mila). Invece nel corso di quest'anno c'è stato un ulteriore calo della quota sia dei lavoratori a tempo indeterminato che degli indipendenti, complessivamente per oltre 200mila unità.

I dati sul lavoro in Italia

Alla fine del primo trimestre il numero totale degli occupati è giunto al valore record di 23,2 milioni circa (dati destagionalizzati), mentre i disoccupati sono 2 milioni 893 mila (dato destagionalizzato). Il mondo del lavoro in Italia segna una crescita della disoccupazione, ora all'11,1 per cento (+0,1 punti rispetto al trimestre precedente ed in calo di 0,5 punti rispetto allo stesso periodo del 2017). Calano ancora gli inattivi. 

A livello di tipologia contrattuale, i dipendenti sono 17,8 milioni in crescita del 1,9% rispetto al primo trimestre 2017. I lavoratori a tempo indeterminato sono 14.9 ed evidenziando un calo dello 0,3% sul primo trimestre 2017. I lavoratori a termine invece crescono fino a 2,9 milioni. In questo caso addirittura c'è stata una crescita del 16,2% sul primo trimestre del 2017.

Aumenta la domanda di lavoro da parte delle imprese, così come aumentano le posizioni lavorative dipendenti dello 0,8% sul trimestre precedente e del 3,3% su base annua. A testimoniare uno scenario in crescita per il lavoro in Italia c'è anche il calo del ricorso alla cassa integrazione. Riguardo alle retribuzioni invece, si assiste a un lieve aumento rispetto all’ultimo trimestre (+0,1%), anche se rimangono stabili su base annua. Cresce il costo del lavoro (0,3%).

mercoledì 4 aprile 2018

Disoccupazione italiana in calo, ma resta il problema giovani

Cala la disoccupazione in Italia, ma continua a preoccupare quella giovanile che invece è in crescita. Ecco l'ultima fotografia scattata dall'Istat riguardo al mercato de lavoro in Italia. Il dato relativo al mese di febbraio ha sorpreso anche gli analisti, visto che c'è stata una discesa del tasso di disoccupazione dall’11,1% precedente al 10,9% di febbraio 2018. Le attese invece erano per un calo a quota 11,0%. Il tasso di occupazione è rimasto fermo al 58,0%.

I numeri sulla disoccupazione

Le persone in cerca di occupazione sono diminuite dell'1,7%. La disoccupazione è diminuita soprattutto nella componente femminile e nella fascia di età compresa tra i 25 e i 49 anni (in special modo tra gli over 35). Rimane però forte il problema della disoccupazione giovanile. Quest'ultimo valore infatti viaggia in controtendenza ed è aumentato al 32,8% (+0,3 punti).
Se guardiamo invece alla composizione dei contratti, possiamo notare che sono cresciuti i dipendenti a tempo indeterminato: +54 mila; sale anche la quota dei dipendenti a termine: +4 mila; in netto calo invece la quota dei lavoratori indipendenti: -39 mila.

Per quanto riguarda gli inattivi, la stima tra i 15 e i 64 anni è salita dello 0,2% a febbraio. In questo caso c'è una maggiore incidenza nella componente femminile e nella fascia 25-34 anni. Il tasso di inattività è salito al 34,7%. Su base annua l'Istat ha rilevato unincremento del numero degli occupati (+0,5%). La crescita maggiore ha riguardato soprattutto la componente femminile. Va detto però che la maggiore crescita riguarda i contratti a termine, mentre quelli a tempo indeterminato sono rimasti stabili.

Un'ultima considerazione riguarda invece l'Eurozona, dove il tasso di disoccupazione ha confermato le attese del mercato nel mese di febbraio, scendendo dall’8,6% all’8,5%, confermando in pieno quanto previsto dal consensus.

giovedì 7 dicembre 2017

Lavoro, cresce l'occupazione ma il tempo determinato è da record

Il quadro trimestrale sul lavoro in Italia conferma un trend in crescita, ma al tempo stesso conferma che l'incremento degli occupati è riferito soprattutto a quelli a tempo determinato. In Italia infatti i dipendenti a termine raggiungono un nuovo record storico: 2 milioni 784 mila. Si tratta del livello più alto dall'inizio della serie, avviata nel quarto trimestre del 1992. Rimane quindi una certa cautela fra le imprese, e contestualmente una certa precarietà nel mondo occupazionale.

I dati Istat sul lavoro


L'Istat nel suo rapporto trimestrale sul mercato del lavoro, evidenzia una crescita congiunturale di 79 mila unità (+0,3%). Il dato è frutto del trend positivo per i lavoratori dipendenti (+101 mila, +0,6%), ma negativo per gli indipendenti (-22 mila, -0,4%). Come detto, tra i nuovi 101 mila dipendenti la quota maggiore spetta però al lavoro a tempo determinato.

Occupazione e disoccupazione

Il tasso di occupazione è salito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Adesso il valore complessivo degli occupati è del 58,1%. Rispetto al settembre dello scorso anno, ci sono 303 mila occupati in più (+1,3%). La maggior parte degli ingressi nel lavoro si concentra tra i giovani, di individui con elevato livello di istruzione e tra i residenti nel Nord. 

Resta stabile la disoccupazione rispetto allo scorso trimestre (il tasso di disoccupazione è rimasto stabile all'11,2%), mentre scende dello 0,4% rispetto a un anno fa. Calo sensibile del numero degli inattivi, che in un anno sono scesi di 300 mila unità.

La ripresa economica (nel terzo trimestre del 2017 il PIL è salito dello 0,4% in termini congiunturali e dell'1,7% su base annua) favorisce il mercato del lavoro, perché consente un assorbimento molto più accentuato di lavoro da parte del sistema produttivo. Complessivamente le ore lavorate sono salite dello 0,7% sul trimestre precedente e del 2,4% su base annua.

martedì 31 ottobre 2017

Occupazione: livello stabile a settembre, ma resta critica la situazione dei giovani

La disoccupazione rimane stabile, ma sale quella giovanile. Questo è il dato più eclatante dall'ultimo rapporto Istat. Il livello di disoccupazione è rimasto all'11,1% a settembre, quindi senza variazione rispetto ad agosto, quando c'era stato un calo (-1,5%). Sono due i fattori che incidono maggiormente su questo dato. Da una parte c'è il calo della disoccupazione maschile e over 35, ma dall'altro c'è un forte aumento tra le donne e i giovani (15-34 anni). Inoltre sale anche la quota degli inattivi, specie nella fascia maschile e 15-34enni.

I dati sull'occupazione

Riguardo a quest'ultimo aspetto: nell'ultimo è cresciuta la quota di inattivi tra i 15-24enni (+0,3 punti), mentre è scesa tra i 25-34enni (-0,3 punti) e gli over 50 (-1,4 punti). Resta stabile tra i 35-49enni. Tuttavia il fatto che sia calata la popolazione complessiva tra 15 e 49 anni finisce per incidere sulla variazione annua dell'inattività, che risulta così amplificata. Al contrario, dal momento che la popolazione degli ultracinquantenni è cresciuta finisce per attenuare la variazione negativa dell'inattività in questo range.

Cambia anche la composizione del mercato del lavoro. Dall'inizio dell'anno sono infatti diminuiti i dipendenti di 17 mila unità. Nel corso del trimestre invece l'occupazione sale, ma la variazione positiva riguarda quasi esclusivamente i contratti a termine (+103 mila), mentre i lavoratori a tempo indeterminato sono saliti solo di 6mila. Anche su base annua questo trend è confermato: lavoratori dipendenti +387 mila, ma 361 mila sono quelli a termine e solo 26mila quelli permanenti. Infine c'è il dato critico sulla disoccupazione giovanile. A settembre nella fascia 15-24 anni la quota di giovani disoccupati è pari al 35,7%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente.

martedì 3 ottobre 2017

Economia, Istat fiduciosa: "prosepttive di crescita buone"

Il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, questa mattina si è presentato in audizione in Commissione Bilancio di Camera e Senato sulla Nota di aggiornamento al Def. Il numero uno dell'istituto di statistica italiano ha mostrato un volto fiducioso, parlando di segnali di miglioramento dell’economia italiana, grazie soprattutto a domanda di investimenti in macchine e attrezzature. Di più, ci si aspetta un incremento della crescita rispetto al secondo trimestre dell'anno.

Non sono tutte rose e fiori comunque, visto che il presidente Istat ha pure evidenziato come rimanga un forte gap dell’occupazione femminile rispetto alla media europea, e che anche la partecipazione dei giovani al mondo del lavoro - nonostante la riduzione della disoccupazione - resta deludente (su 375mila occupati in più negli ultimi 12 mesi, neppure la metà è under35).
Inoltre Alleva ha puntato il dito contro l'elevata propensione all'evasione fiscale e contributiva, che domina in molti settori dell’economia. Mediamente nel 2012-2014 si osserva un gap di 107,7 miliardi, di cui 97 di mancate entrate tributarie e 10,7 di contributi.

PIL in salita, sorride l'economia

Intanto ci sono dati confortanti riguardo al PIL italiano, che l'Istat ha rivisto al rialzo nel primo trimestre. Il dato congiunturale sale da +0,4% a +0,5%, mentre il secondo trimestre vede una revisione al ribasso (da +0,4% a +0,3%). Per effetto di questi aggiustamenti, il dato atteso complessivo per il 2017 resta +1,2%.

Altro dato interessante riguarda la propensione al risparmio delle famiglie, che è calata. In pratica le famiglie tendono a mettere da parte di meno di quel che facevano in precedenza, spendendo invece una frazione maggiore del loro reddito. Nel secondo trimestre infatti, la propensione al risparmio è stata pari al 7,5% (-0,2 punti sul trimestre precedente). Siamo al livello più basso dalla fine del 2012. Resta invece fermo il potere d'acquisto delle famiglie, che però su base annuale scende dello 0,3% (per lo più a causa degli effetti dell'inflazione).

domenica 9 luglio 2017

Lavoro, la Cgil quasi "raddoppia" il numero di disoccupati Istat: non 11% ma 18%.

Nell'ultima settimana si è parlato molto di dati sull'occupazione in Italia. Secondo la rilevazione Istat infatti il numero di coloro che lavora è sceso dopo 8 mesi di aumenti consecutivi. A maggio secondo i dati dell'Istituto di Statistica sono stati 51 mila coloro che mancano all'appello sul mercato del lavoro. Ben 141 mila in più rispetto a maggio 2016. Inoltre l'aumento s'è registrato solo nella fascia di età degli ultracinquantenni e dei dipendenti con contratti a termine. Il dato negativo riguarda invece i lavoratori stabili (-23mila) e indipendenti (-38mila).

I dati dell'Istat sul lavoro

Nel complesso il livello di disoccupazione è salito all'11,3%, ovvero +0,2 punti percentuali. Peggiora anche il quadro per i giovani. La quota dei ragazzi che non hanno lavoro è infatti salita al 37% (+1,8 punti da aprile).

Riguardo le persone in cerca di occupazione, l'unica quota in aumento è quella degli uomini, distribuito tra tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Chiaramente è soprattutto il dato sull'occupazione giovanile che preoccupa, perché evidenzia che l'economia italiana genera pochi posti di lavoro per le nuove leve, e il Jobs Act non sembra aver dato i frutti attesi.

Il dato della Cgil sul lavoro

C'è però anche un altro aspetto da evidenziare. Secondo la Cgil infatti il dato sulla disoccupazione in Italia non è quello ufficiale, bensì un valore molto più alto. In un rapporto intitolato «La disoccupazione dopo la grande crisi», la Cgil sostiene che il tasso di disoccupazione potenziale è pari al 18.5%. Quindi parliamo di un valore che arriva quasi al doppio rispetto all'11,3% del dato ufficiale Istat di maggio. Parliamo di 5,2 milioni di persone.

Lo studio prende in considerazione le forze di lavoro potenziali (vale a dire le persone che riferiscono di sentirsi in cerca di lavoro) e sfrutta le rilevazioni Bce e la percezione degli intervistati contenuta nella Rilevazione continua delle Forze lavoro Istat. Nella ricerca vengono considerati non solo i disoccupati formalmente riconosciuti (circa tre milioni), ma anche le persone che all'interno delle forze di lavoro potenziali aggiuntive (FLPA), riferiscono di sentirsi in cerca di occupazione (condizione percepita) anche se non hanno fatto atti formali di ricerca.