Uber cambia ancora il quadro dell'economia dei trasporti
Per capire il motivo di questa giravolta giudiziaria va ricordato che 9 anni fa vennero posti dei vincoli antiabusivismo a protezione dei taxi: obbligo di rientro in rimessa tra una corsa e l'altra e divieto di stazionamento su strada, in attesa di nuovi clienti.La prima sentenza puniva UBER perché tramite l'utilizzo della App per svolgere il servizio, aggirava questi vincoli e quindi di fatto dava luogo ad una concorrenza sleale a danno dei taxi, che invece devono rispettarli. Quello che è cambiato in questi due mesi è che le modifiche dall'ultimo decreto milleproroghe hanno sospeso quei vincoli, che quindi al momento non ci sono più. Ragion per cui è venuto a mancare il presupposto per dire che UBER fa ancora concorrenza sleale.
Al di là di tutto, quello che appare chiaro è che il quadro normativo è così frastagliato da rendere la situazione molto caotica. Servirebbe una riforma totale, della quale però al momento non si vede neppure l'ombra. Se n'era tornato a parlare dopo le violenze dei tassisti contro l'emendamento Lanzillotta (proprio quello che ha sospeso i vincoli di cui dicevamo sopra), ma la bozza di riforma non ha mai fatto passi avanti.
Quel che è certo è che Uber al momento si è limitata a dichiarare la propria “felicità di poter annunciare alle persone e ai mille autisti partner” la felice conclusione di questa causa.
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