Andamento del mercato del petrolio
La reazione sui mercati è stata chiara. Il Wti con scadenza a luglio ha chiuso a quota 49,00 dollari, perdendo lo 0,33% (suggeriamo di osservare il grafico con l'ausilio dell'oscillatore Gator, cos'è e come si usa è spiegato qui). Il Brent con scadenza ad agosto invece ha chiuso la sessione poco sotto quota 52 dollari, anche in questo caso in calo rispetto al giorno precedente (-0,19%). E va pure sottolineato che nel tardo pomeriggio c'è stata una ripresa che ha quasi dimezzato le perdite.Dal punto di vista tecnico, il prezzo del Wti ha manifestato l'incapacità di superare la resistenza strategica compresa tra i 49,29 dollari e i 50,51 dollari, per cui potrebbe anche esserci un pullback verso il basso. Anche il Brent rimane sotto pressione, e se le cose non dovessero migliorare potrebbe presto scendere sotto quota 50 dollari, diciamo tra 49,64/48,93 dollari al barile (in questo caso suggeriamo di sfruttare il Forcone (pitchfork) di Andrews).
I dati dell'EIA sul petrolio
L'EIA ha messo in evidenza l'andamento del mercato degli ultimi mesi. Quando a novembre scorso l'Opec e altri paesi produttori raggiunsero un accordo per ridurre la produzione di 1,8 milioni di barili al giorno (valido da gennaio a giugno 2017), si ebbe un primo impatto positivo sulla quotazione dell'oro nero. Col passare del tempo però s'è visto che si trattava solo di un effetto transitorio.
Se l'obiettivo era la diminuzione delle scorte di greggio per portarle alla media degli ultimi cinque anni, l'accordo di Vienna ha fallito. Secondo i dati dell'Eia infatti, durante il mese di marzo nei trentacinque paesi dell’Ocse le scorte di greggio hanno raggiunto un nuovo massimo storico. Altro che riduzione! Non solo. L'EIA sottolinea come domanda e offerta sono fondamentalmente in equilibrio, ragion per cui se si vuole abbattere il valore delle scorte, occorre indurre una situazione di eccesso di domanda. E l'unico modo è continuare a ridurre la produzione.
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