mercoledì 10 maggio 2017

Redditi autonomi: pesca e cure termali i più bassi, i notai guadagnano 244mila euro

Il Ministero dell'economia pubblica ha reso note le statistiche sulle dichiarazioni Iva, Irpef e degli studi di settore, che ci forniscono così uno spaccato su quella che è la situazione delle professioni autonome in Italia. Sebbene non sia complicato immaginare che il fenomeno dell'evasione si annidi spesso proprio nelle categorie che fanno ricorso agli studi di settore, sulla base dei dati possiamo comunque dire qualcosa di interessante.

I numeri sui redditi autonomi


Si scopre che pescatori, titolari di discoteche, mercerie e di centri estetici o spa, produttori di ceramica e terracotta sono le categorie che guadagnano di meno. Stando almeno ai redditi dichiarati per gli studi di settore. In questo ambito i peggiori (pesca e cure termali) non arriverebbero neppure a 5.000 euro l'anno. A cavallo dei 10.000 euro invece molte attività commerciali: estetisti, corniciai e calzolai.

Dall'altro lato ci sono invece gli studi notarili, con un reddito medio che si aggira attorno ai 244.000 mila euro. Benissimo anche le farmacie, che arrivano a 116 mila euro, ma superano la media anche odontoiatri, studi medici, commercialisti, ragionieri, consulenti finanziari ed assicurativi.

Va detto che questo sarà l'ultimo anno degli studi di settore, che è infatti destinato ad andare in soffitta perché verrà sostituito dai nuovi indici di affidabilità fiscale. In base ai dati emerge che il reddito totale di queste attività è stato pari a 107 miliardi di euro, registrando un incremento del 5,3% rispetto al 2014 sebbene l'ambito di applicazione degli studi di settore si sia ridotto del 5,8% rispetto all'anno precedente (per via dell'introduzione del nuovo regime forfettario ai soggetti che hanno aderito a tale regime semplificato).

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