Tasse, ecco i nuovi paradisi fiscali
I paradisi delle tase sono quei paesi che hanno giurisdizioni "non cooperative ai fini fiscali". Proprio per questo saranno soggetti a particolare controllo da parte delle autorità comunitarie e nazionali. La lista è nata nel dicembre 2017, e quello di ieri è stato il primo aggiornamento. E' stata decisa l'inclusione di Bermuda ma soprattutto anche gli Emirati Arabi Uniti. Oltre a questi due nuovi paesi, sono stati inseriti anche Aruba, Belize, Barbados, Dominica, le isole Fiji, le isole Marshall, il sultanato di Oman, le isole Vanuatu, le Samoa americane, Samoa, Guam, le isole Vergini americane e Trinidad & Tobago.Il caso degli Emirati
L'Italia (così come l'Estonia) ha tolto l'iniziale riserva contro la presenza nell'elenco degli emirati. Il nostro paese avrebbe voluto rinviare una decisione di questo tipo al termine di quest’anno, in modo da consentire agli Emirati di adeguarsi alle normative europee sulle tasse e rispettare gli standard. Invece l’Ecofin (Consiglio di Economia e Finanza), riunitosi a Bruxelles, ha voluto procedere ugualmente. Alla fine il ministro Giovanni Tria ha ottenuto un compromesso: sì all'inserimento immediato, ma l'elenco verrà modificato non appena gli Emirati si saranno messi in regola (peraltro hanno già presentato una nuova legislazione alla Commissione e bisogna solo aspettare che questa venga approvata).Secondo l’ultimo rapporto dell’Ong, nel solo 2015 nazioni come Francia, Germania e Italia hanno perso complessivamente 35 miliardi di euro a causa dell’evasione dalle tasse. Nello specifico, le perdite relative al bilancio dell’anno 2015 sono pari a 6 miliardi e mezzo di euro, un importo più o meno simile a quello previsto dalla nuova legge di Bilancio per il reddito di cittadinanza nel 2019. Nell’ultimo anno l’Ue ha controllato 92 Paesi e ora passerà in esame anche Russia, Messico e Argentina.
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