Trump, la Cina e il dollaro australiano
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minimizzato la possibilità dazi contro l'Australia, che invece settimana scorsa era stata ipotizzata dal New York Times. "La relazione con l'Australia è molto forte", ha detto Trump. Ricordiamo che il presidente USA solo pochi giorni fa ha annunciato a sorpresa un incremento dei dazi sulle importazioni di beni messicani del 5% (potrebbero salire al 25% entro ottobre), come ritorsione per questioni migratorie. L'Australia però a quanto pare non subirà trattamenti simili.La coppia dollaro australiano-americano ha toccato un massimo di 0,6960 nelle prime ore di lunedì, a un livello visto l'ultima volta il 14 maggio. Chi adotta una strategia media mobile 200 periodi avrà inoltre notato interessanti avvicinamenti a questa linea. A sostenere il dollaro australiano c'è stato il rilascio del Cina Caixin PMI, che ha mostrato segnali di tenuta della seconda più grande economia del mondo, nonostante la recrudescenza delle tensioni commerciali. La Cina è partner privilegiato del commercio australiano, e questo spiega l'importanza di dati positivi della sua economia per l'Aussie.
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Dati macro PMI e meeting RBA
Sul fronte interno invece i dati macro non sono stati entusiasmanti. Nel mese di maggio l'indice Pmi manifatturiero dell'Australia si è attestato a 52,7 punti, in calo rispetto ai 54,8 di aprile. Tuttavia, si resta nella fase di espansione (oltre i 50) per il quinto mese consecutivo. Diffuso anche il PMI manifatturiero CBA-Markit, che si è attestato a 51 punti.Domani ci sarà un appuntamento importante con la RBA - la banca centrale australiana - che si riunirà per decidere la propria politica monetaria. I mercati si aspettano un taglio di 25 punti base all'1,25%, e probabilmente hanno già prezzato questo evento.
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