giovedì 26 marzo 2020

Mercato discografico, che mazzata dal Covid-19. Tutto fermo, impatto devastante

Anche il mercato discografico italiano paga un pesante dazio all'emergenza sanitaria. La filiera è ormai ferma da un mesetto, costringendo lo slittamento delle pubblicazioni che erano in programma e giorno dopo giorno i concerti e i tour vengono bloccati, cancellati o posticipati. Intanto i negozi e le catene di intrattenimento sono chiuse, mentre le sale di registrazione sono off limits con tutte le conseguenze del caso per creativi, tecnici di studio e lavoratori del settore. L'impatto potrebbe essere devastante, con potenziali effetti durissimi che dureranno molto tempo.

Il crollo del mercato discografico

Il quadro complessivo è nerissimo, e qualche dato già emerge. Ad esempio quelli riguardanti la vendita di CD e vinili, che sono precipitate del 60%. Neppure internet riesce a resistere alla crisi, visto che lo streaming (che rappresenta oltre il 70% di tutti i ricavi) è in calo per via dell’assenza di nuove uscite, che solitamente fanno da traino agli ascolti.

Un altro aspetto che nell'ambito del mercato discografico penalizza lo streaming, è che il 76% di chi ascolta musica lo fa in auto e quasi la metà nel tragitto casa-lavoro (dati IFPI, International Federation of the Phonographic Industry).

Si rischia di vanificare un 2019 positivo

Questa mazzata non ci voleva, tenuto conto che nel 2019 c'era stata una bella ripresa del settore, con ricavi a 247 milioni di euro (incremento dell’8%, il top degli ultimi cinque anni). La produzione italiana aveva rappresentato l’87% degli album più venduti nel 2019, ma sono numeri che caleranno drasticamente dal momento che questo stato di crisi ha bloccato tutto.

Il vero problema è che il mercato discografico italiano - e il suo indotto - è molto sottovalutato e sopratutto poco rappresentato. Eppure parliamo di oltre 2,5 milioni di persone che svolgono professioni nel campo musicale come professionisti o semi professionisti, numeri da capogiro.

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