lunedì 2 marzo 2020

Povertà e crisi economica, in Siria la situazione si fa sempre più drammatica

La situazione in Siria è drammaticamente malmessa. La distruzione bellica - il conflitto dura da 9 anni - è la prima delle cause di un sistema in crisi profonda, che ha mandato oltre l'80% della popolazione sotto la soglia della povertà, come ha rilevato l'ONU.

Le cause della povertà in Siria

povertà siriaIl conflitto in Siria ha provocato gravi danni all’industria e all’agricoltura, azzerando inoltre le entrate che derivavano dal turismo. Sempre a causa del conflitto, si è ridotta anche la produzione ed esportazione di petrolio, con la conseguenza che negli ultimi anni gli afflussi di dollari sono diminuiti notevolmente, facendo svalutare la Lira (protagonista di un three white soldiers pattern su lungo periodo contro il biglietto verde). La svalutazione della Lira (100% in pochi mesi) ha spinto il prezzo del cibo ai massimi, visto che è diventato più costoso importare i prodotti alimentari dall’estero.

La battaglia per il cibo

Le famiglie sono praticamente sotto assedio economico. L’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità sta rendendo sempre più difficile procurarsi cibo, carburante ed elettricità. In tutte le città, ogni giorno ci sono file lunghissime di persone per ricevere la propria razione di cibo. Uomini, donne e bambini che, stremati dal lungo conflitto e in condizioni di grave povertà, dipendono oggi in gran parte dagli aiuti umanitari. Nel frattempo il mercato nero dilaga senza sosta. Secondo il World Food Programme, circa 6,6 milioni di persone (quasi il 35% della popolazione) non ha disponibilità sicura di cibo.

Valute emergenti: sono quelle più instabili a causa di fattori politici ed economici. La Siria è un caso estremo, ma ce ne sono altre interessanti. Qui si può vedere ad esempio, il cambio euro real brasiliano (previsioni 2020).

Sanzioni, crisi libanese e Iran

Un altro durissimo colpo all'economia siriana sono le sanzioni di Stati Uniti e Unione europea, che hanno ridotto l'export di petrolio e disincentivato gli stranieri a investire nella ricostruzione. Sono calati pure i finanziamenti esteri ai nemici del regime, facendo scendere così i flussi illeciti di dollari nel Paese. Pesa pure la crisi finanziaria nel confinante Libano. Finora il collasso definitivo è stato evitato grazie all’Iran, che con le sue rimesse consente ancora l’afflusso di milioni di dollari e mette a disposizione linee di credito per beni di consumo. Ma anche quello non potrà durare in eterno.

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