E' un lunedì nero per le banche europee, che accumulano ribassi pesantissimi sui listini azionari. A scatenare l'ondata di vendite è l'inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), secondo il quale tra il 1999 e il 2017 ci sarebbero state oltre 2.100 segnalazioni di attività sospette e circa 2mila miliardi di dollari in transazioni, contrassegnate come possibile riciclaggio di denaro o altra attività criminale.
L'ultimo scandalo sulle banche europee
Bisogna qui ricordare che le normative impongono alle banche europee di segnalare alle autorità movimenti di denaro sospetti. Evidentemente, molte grandi banche europee si sono sottratte a questo dovere. A cominciare dal colosso tedesco Deutsche Bank (in cima alla lista con transazioni sospette per 1300 milardi di dollari) e da quello anglo-asiatico HSBC, due degli istituti più coinvolti. Peraltro entrambi gli istituti non sono nuovi a certi scandali, visto che già in passato i loro nomi erano comparsi in inchieste su operazioni poco aderenti alle leggi internazionali. Nel 2012, ad esempio, HSBC aveva dovuto pagare una maxi-multa da quasi 2 miliardi di dollari per uno scandalo di riciclaggio di denaro sporco nelle sue filiali messicane.
Ripercussioni in Borsa
Chiaramente, l'ombra di questo scandalo ha immediatamente avuto ripercussioni in Borsa. Chi adotta strategie trading intraday giornaliero ha puntato contro le banche europee. Le azioni HSBC sono crollate del 5%, mentre precipitano del 7% le azioni Deutsche Bank. Il punto è che i dubbi sulla condotta della banca tengono lontani gli investitori che temono possano venire alla luce nuovi scandali e, in prospettiva, nuove sanzioni.
Consiglio: quando si vuole investire sui mercati azionari, occorre prima scegliere bene il proprio miglior broker trading online.
I guai non finiscono
In generale è comunque tutto il settore del credito ad essere in sofferenza sui listini. L’ indice settoriale europeo scende di oltre il 6%, toccando i minimi da marzo. Da inizio anno la perdita per il comparto supera il 40%, anche perché occorre ricordarsi degli ultimi sviluppi riguardo le politiche monetarie delle Banche centrali. Con il Covid che non arretra infatti, si prospetta un lungo periodo di tassi a zero o negativi, una situazione che comprime i ricavi degli istituti di credito.
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