lunedì 27 dicembre 2021

Inflazione, il rally mette a rischio i risparmi sul conto corrente


La corsa folle dei prezzi è una minaccia enorme per i risparmi che si trovano sui conti correnti i famiglie e imprese. Perché se l'inflazione dovesse continuare di questo passo, nel giro di un decennio ci ritroveremmo con un terzo del potere d'acquisto in meno.

La folle corsa dell'inflazione

L'inflazione crescente è uno degli spettri che stanno agitando l'azione delle banche centrali. Dopo la grande crisi finanziaria del 2008, l'andamento dei prezzi è stato pressoché nullo. I tassi di crescita hanno viaggiato su medie annue inferiori all’1%, segnando addirittura anche dei picchi negativi.
Il Covid però ha cambiato tutto, o meglio la ripresa economica che ha fatto seguito alla prima violenta ondata pandemica.

Tassi alti e strutturali

La ripresa dell'economia ha innescato un boom della domanda di energia e materie prime di ogni genere, e questa pressione di mercato ha spinto i prezzi verso l'alto. A fine novembre 2021 in Italia l’inflazione ha registrato un aumento su base annua del 3,8%, mentre nell’Eurozona la crescita media è stata del 4,9%. Addirittura gli USA sono arrivati a sfiorare il 7%.

Per diversi mesi ci hanno raccontato la favoletta (o meglio la speranza) che si trattasse di un fenomeno puramente transitorio. Tanto la FED quanto la BCE hanno minimizzato il fenomeno. Ma adesso è chiaro che l’alta inflazione deriva da una situazione in parte strutturale, che ci costringerà a vivere con tassi di crescita più elevati per diversi anni.

Qualche dato allarmante

Questo problema mette le famiglie e le imprese di fronte a importanti sfide. Infatti secondo la Banca d’Italia ci sono oltre 1800 miliardi in giacenza sui conti correnti delle famiglie e circa 500 sui conti delle imprese. Soprattutto per le prime, l’erosione del capitale rischia di assumere proporzioni imponenti.
Se infatti l'inflazione dovesse rimanere attorno al 3%, l'anno prossimo l’erosione sarebbe di circa 55 miliardi. E se tali livelli di inflazione annua dovessero durare per un decennio, la perdita di potere d’acquisto del capitale ammonterebbe al 28,5%.

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