martedì 21 novembre 2023

Tassi di interesse, la Cina lascia tutto com'è

In uno scenario complessivamente povero di dati macroeconomici, questa settimana è cominciata però con un importante appuntamento con la banca popolare cinese (PBoC), chiamata a decidere se cambiare o meno il livello dei tassi di interesse a medio termine.

La PBoC e i tassi di interesse

L'istituto centrale non ha sorpreso i mercati, scegliendo di confermare il livello dei tassi di interesse a medio termine. Il Loan Prime Rate, ossia il tasso primario di prestito a un anno (LPR) che è il riferimento per i finanziamenti a famiglie e imprese, è stato lasciato al minimo storico di 3,45%.

Il tasso a 5 anni, che è il riferimento per per i mutui, è stato a sua volta lasciato al 4,2%. Si tratta del quinto mese consecutivo in cui questo tasso viene confermato.
La PBoC aveva confermato settimana scorsa i i tassi interbancari a medio termine.

I problemi della banca centrale

La banca centrale cinese si trova in una situazione complicata. I dati macro riguardanti l'attività economica in ottobre sono stati contrastati, mentre le autorità hanno continuato a fornire misure di stimolo per la crescita. La PBoC però non può tagliare i tassi di interesse per stimolare a sua volta la crescita economica, perché il divario dei rendimenti reali rispetto agli USA si amplierebbe, con il rischio di innescare una fuga di capitali e mettere pressione sullo yuan.

NB. Si può negoziare la valuta cinese anche sui opzioni binarie broker Europa.

Lo Yuan respira un poco

A proposito di Yuan, negli ultimi giorni la valuta cinese si è rafforzata rispetto al dollaro. Il cambio USDCNH è sceso a 7,16 (con l'indicatore RSI che è uscito dalla zona di ipercomprato), toccando un livello che non si vedeva da circa 3 mesi. 

Va precisato però che questa ripresa dello yuan si lega più che altro alla fiacchezza del biglietto verde americano, dopo che i dati sull'inflazione hanno fatto capire che probabilmente la FED non alzerà più i tassi di interesse, ed anzi potrebbe cominciare a tagliarli verso metà del 2024.
La valuta cinese ha ottenuto ulteriore supporto anche dalla corsa da parte delle aziende a convertire le loro entrate in dollari in valuta locale.

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