Sembra ormai essere giunto al termine il lungo ciclo di aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, che si è reso necessario per combattere l'inflazione.
Tuttavia i ripetuti ritocchi al costo del denaro hanno spinto quest'ultimo a livelli record, innescando così la fuga dai mutui a tasso variabile.
Troppo alto il tasso di interesse
A certificare questa situazione sono gli ultimi dati forniti da Abi - l'associazione bancaria italiana - in base ai report della Banca Centrale Europea. Emerge infatti che nel 2023 in Italia c'è stata una impennata delle rinegoziazioni dei mutui, ossia quelle operazioni grazie alle quali i finanziamenti vengono allungati, oppure si passa dal tasso variabile al tasso fisso, oppure viene fatta la revisione del tasso stesso.L'intenzione dei mutuatari è quella di abbattere i costi delle singole rate dei mutui variabili, che erano arrivate a livelli insostenibili.
I numeri
Da gennaio a settembre di quest'anno, l'ammontare dei mutui rinegoziati è stato di 17,4 miliardi euro, ossia più del triplo rispetto ai 5,1 miliardi nei primi 9 mesi del 2022. Secondo gli ultimi dati della Banca d'Italia, le consistenze di mutui a tasso fisso sono così cresciute al 63% del totale.
Se vogliamo fare una comparazione rispetto al quadro internazionale, nei primi 9 mesi del 2023 a fronte di un valore per l'Italia del 34,4%, l'incidenza delle rinegoziazioni sul totale delle nuove erogazioni nell'area dell'euro è del 24,4%.
Nuove pratiche
In virtù di questo scenario, l'ABI ha esortato le banche associate ad adottare una serie di misure che vadano a favore delle famiglie che hanno contratto in passato un mutuo a tasso variabile. Adesso infatti si trovano schiacciate da rate che sono lievitate anche del 66% da inizio 2022 (chi aveva una rata da 456 euro al mese l'ha vista salire a quasi 800 euro), a causa dell’aumento continuo dei tassi d’interesse decisi da Francoforte.
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