Quindi, chi detiene attività finanziarie italiane in portafogli non si fida tanto e preferisce guardare altrove. Magari non dismette tutto, ma almeno una parte la elimina, ritenendola troppo rischiosa rispetto al proprio profilo di interesse/rischio. Il fatto che si tratti di ben due impennate negative e quasi dello stesso ammontare, non lascia spazio a dubbi: ci stanno volutamente scaricando. Sebbene dal Tesoro non lancino allarmi, comunque si tratta di cifre che non vanno sottovalutate.
Il freno agli investimenti esteri
Il timore che frena gli investimenti esteri in Italia riguardano le prospettive economico-politiche del nuovo Governo. Nessuno immagina come potrà chiudersi la partita della legge di bilancio, la cui discussione è attesa per la metà di ottobre, e il braccio di ferro che ci sarà con Bruxelles riguardo ai i vincoli europei. Gli investitori esteri aspettano qualche numero, e magari anche di sapere come reagiranno le agenzie di rating perché una eventuale bocciatura potrebbe pesare tantissimo. Ricordiamo che gli investimenti esteri rappresentano un terzo del nostro debito, che ammonta a oltre 2.300 miliardi.C'è poi da vedere come si muoverà lo spread. La differenza tra i nostri rendimenti decennali e quelli dei titoli tedeschi è cresciuta più del doppio in pochi mesi, passando da 120-130 punti a 260-270, toccando anche quota 300. Fattore molto negativo questo, perché più è elevato lo spread, più costa il nostro debito pubblico.
La notizia positiva è che il paese è in crescita, anche se poco. E che la BCE andrà avanti con il piano espansivo per un altro annetto circa, cosa che permetterà di ingrossare il bilancio della Banca d’Italia, tenendo a bada rendimenti e spread. Ma il tempo scorre e il nostro debito choc bisogna ridurlo.
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