Le motivazioni delle agenzie di rating
Moody aveva già colpito il rating sovrano turco nel 2016, mentre adesso lo declassa di un altro gradino. Motivazione? "Continuo indebolimento delle istituzioni pubbliche turche" e "conseguente riduzione della prevedibilità delle scelte politiche". Secondo l'agenzia newyorkese inoltre sono sempre più forti le preoccupazioni circa la reale indipendenza della banca centrale, ma sale anche lo scetticismo riguardo la capacità di definire un piano credibile per affrontare la crisi finanziaria.La decisione di S&P affonda le radici nella stessa situazione. In questo caso si mette l'accento anche sull'estrema volatilità della lira turca e il conseguente previsto squilibrio della bilancia dei pagamenti minano l’economia della Turchia. S&P prevede che nel 2019 l’economia turca cadrà in recessione, mentre l’inflazione arriverà fino al 22% nei prossimi quattro mesi.
Il declino della Lira turca
Il doppio schiaffo che arriva dalle agenzie di rating arriva dopo un altro delicatissimo giorno per la valute turca. Venerdì infatti ha ripreso a cadere, svalutandosi del 5%, a circa 6,11 sul dollaro. La nuova discesa è stata innescata da un tweet del presidente Usa, Donald Trump, che ha minacciato nuove misure punitive se la Turchia non libererà Andrew Brunson, il pastore evangelico americano che, sotto accusa per spionaggio e terrorismo, rischia 35 anni di carcere.Ricordiamo che gli USA hanno già fatto scattare delle sanzioni contra la Turchia e raddoppiato i dazi sull’importazione dell'acciaio e dell’alluminio turco. Dal canto suo Ankara ha già risposto con tariffe per 533 milioni di dollari su automobili, tabacco e bevande alcoliche made in Usa. La Turchia ha pure annunciato che intende boicottare i prodotti elettronici americani, a cominciare dall’iPhone.
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