Le sanzioni commerciali volute da Trump
Il presidente americano Trump le aveva preannunciate il giorno dell'uscita unilaterale degli Stati Uniti dall'Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), ovvero l'accordo sul nucleare iraniano raggiunto nel luglio 2015 ed entrato in vigore nel gennaio 2016. Questa nuova ondata di sanzioni commerciali vuole colpire l'acquisto di dollari americani da parte del governo di Teheran, il commercio in oro o metalli preziosi, la vendita diretta o indiretta, la fornitura e il trasferimento verso o dall'Iran di grafite, metalli grezzi o semilavorati quali alluminio, acciaio, carbone e software per l'integrazione dei processi industriali.Un danno per l'Italia
Tra i paesi che risentiranno maggiormente di questa ondata di sanzioni commerciali c'è l'Italia, che nel 2017 è divenuto primo partner commerciale dell'Iran tra i paesi dell'Unione europea. Il volume di scambi tra i due paesi è arrivato a quota 5 miliardi di euro. Al secondo e terzo posto ci sono Francia e Germania con 3,8 e 3,3 miliardi. Probabile che tra breve diverse imprese italiane dovranno rinunciare a molti commerci e business ripresi di recente.
A Teheran è chiaro che serpeggia il malcontento. Di questo stato di tensione ha fatto le spese il riyal, la valuta locale, che è crollata del 50% nei confronti del dollaro rispetto a pochi mesi fa. L'inflazione continua a salire, fornendo un assist importante al mercato nero prospera e alla corruzione. Chi è più fortunato e ricco, cerca di comprare ora perché è l'unico bene immune alla svalutazione in tempi di crisi. Non è un caso che tra maggio e giugno le richieste di metallo prezioso siano salite ai record di quattro anni.
E all'orizzonte c'è il secondo round, che sarà molto più critico perché andrà a colpire le esportazioni di greggio e le transazioni con la Banca centrale iraniana. Appuntamento il 4 novembre.
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