giovedì 14 gennaio 2021

Produzione industriale in calo a novembre. Flessione persante per i beni di consumo

La produzione industriale dell'Italia ha subito un calo nel mese di novembre, sia in termini congiunturali che in termini tendenziali. Sono questi i dati emessi in evidenza dal nostro istituto Nazionale di Statistica (ISTAT).

Congiuntura della produzione industriale

A livello congiunturale, l’indice della produzione industriale è sceso dell’1,4% rispetto al mese di ottobre. Questo calo peraltro si è sviluppato trasversalmente in quasi tutti i settori di attività. Fa eccezione solo il segmento dei beni intermedi, che ha mostrato un lieve incremento, pari a 0,6%.
L’indice destagionalizzato invece va in ribasso per gli altri principali comparti, in special modo i beni di consumo (-4,0%). Ma scendono anche l’energia (-3,6%) e i beni strumentali (-0,6%).

Trimestre positivo

La buona notizia è che si registra una variazione positiva su base trimestrale. Infatti la media del trimestre settembre-novembre rispetto ai precedenti segna +2,1%. Invece nel confronto con febbraio 2020, mese antecedente all’esplosione della crisi pandemica, l’indice destagionalizzato è inferiore del 3,5%.

Dato tendenziale

A livello tendenziale invece, a novembre 2020 l’indice complessivo diminuisce del 4,2%. L'indice è corretto per gli effetti di calendario, visto che i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di novembre 2019.
Anche in questo caso, le riduzioni hanno coinvolto tutti i comparti. Il segmento meno colpito dalla diminuzione è quello dei beni intermedi (-0,2%), mentre è andata peggio ai beni strumentali (-2,8%). Ma le flessioni più pesanti riguardano beni di consumo (-9,8%) ed energia (-5,6%).

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Variazione per settori

Per quanto riguarda i singoli settori della produzione industriale, il maggiore aumento tendenziale riguarda la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9%), la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+2,9%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+2,3%). Invece i cali tendenziali più marcati sono avvenuti nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-26,7%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-18,3%) e nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati (-8,2%).

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