Ci sono quasi 180mila imprese italiane che vivono una situazione di sofferenza. La loro situazione è peggiorata a causa della crisi Covid, ma la cosa più preoccupante è che la crisi di liquidità rischia di farle lentamente scivolare nelle mani degli usurai.
Imprese italiane in carenza di liquidità
E' questo l'allarme lanciato dalla CGIA, che spiega come durante la pandemia è cresciuto il numero di imprese che non hanno onorato i propri impegni finanziari.Per questo motivo, molte sono finite nell'elenco della Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Tale segnalazione di insolvenza ha bloccato per loro la possibilità di accedere al credito nei canali legali. Per loro, a meno di faticosissime risalite con le sole proprie forze, l'alternativa è rivolgersi al canale illegale. L'usura.
Un indice - sia pure sommario - dei danni provocato dal Covid è il numero di denunce presentate per usura nel 2020: secondo il Ministero dell’Interno sono salite a 222 (+16,2% rispetto al 2019).
Settembre mese di massima allerta
La situazione è delicata soprattutto in questo periodo, dal momento che settembre è il mese di molte scadenze fiscali per le imprese. Le tasse sono il principale innesco delle crisi di solvibilità, e di conseguenza della richiesta agli usurai. Il rischio di un boom del fenomeno è dietro l'angolo.
Per evitare uno scenario del genere, l'arma dello stato è il “Fondo di prevenzione dell’usura” introdotto nel 1996 (e perativo dal 1998).
Ma da solo non basta, per cui occorre che le banche aiutino di più le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione. Soltanto in questo modo si potrà evitare la crescita del numero di aziende che finirà nelle mani degli strozzini.
Aree metropolitane più a rischio
Le situazioni più gravi sono nelle grandi aree metropolitane: Roma, Milano, Napoli e Torino.
Nella capitale ci sono oltre 13mila imprese "segnalate" alla Centrale dei rischi, il doppio di Torino. A metà strada si collocano Milano (quasi 10mila) e Napoli (8mila).
A livello di macroaree la più colpita è il sud, con 57.992 aziende in sofferenza (32,9% per cento del totale), mentre chi sta meglio è il Nordest (30mila, 17% del totale).
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