lunedì 24 febbraio 2025

Mercati finanziari, la Germania dopo il voto può scuotere i mercati

Un fiume di dati macro e l'uscita dalla Germania dalle elezioni anticipate saranno i temi più caldi per i mercati finanziari nei prossimi giorni. In particolare, i nuovi scenari politici nella locomotiva d'Europa potrebbero incidere parecchio sull'umore degli investitori.

Cosa ci aspetta sui mercati finanziari

Durante questa settimana, negli Stati Uniti ci saranno alcuni funzionari della Federal reserve che parleranno della politica monetaria statunitense. Inoltre verranno rilasciati alcuni dati macro importanti, tra i quali spiccano il reddito e la spesa personale, oltre alla stima della crescita del prodotto interno lordo nel quarto trimestre del 2024. 

Occhi puntati soprattutto sui dati PCE che forniranno approfondimenti sulle pressioni dell'inflazione. I mercati finanziari potrebbero aggiustare di conseguenza le loro previsioni sui tagli dei tassi da parte della Fed. 

Questo inciderà anche sull'andamento del dollaro statunitense, che nell'ultima settimana sembra essersi stabilizzato verso quota 106,5, disegnando una doji candle trading forex.

L'Europa è il voto in Germania

Come era prevedibile, in Germania le elezioni sono state vinte dal blocco conservativo CDU/CSU, ma bisognerà formare una coalizione per riuscire a governare. Le trattative in tal senso saranno febbrili, probabilmente lunghe e orienteranno l'umore dei mercati finanziari - soprattutto l'azionario europeo e in special modo l'indice DAX 40 - nei prossimi giorni.

Per gli investitori ci sono anche i verbali dell'ultima riunione della BCE in calendario, che serviranno a farsi delle idee sulle mosse future della Eurotower. Analogo peso avranno anche i dati sull'inflazione in diversi paesi del vecchio continente. Tutto questo andrà a guidare i prossimi movimenti dell'euro...

Il resto del mondo

Stati Uniti ed Europa non saranno le uniche aree monitorate dai mercati finanziari. In Giappone sono in uscita numerosi dati macroeconomici, come vendite al dettaglio, produzione industriale e l'inflazione di Tokyo di febbraio. Numeri importanti, soprattutto dopo che i membri della Bank of Japan hanno inviato segnali hawkish ai mercati finanziari.

Settimana di politica monetaria per la banca di Corea, che dovrebbe riprendere il suo percorso di taglio dei tassi. La politica monetaria sarà al centro dell'inflazione anche in Israele e Thailandia, mentre i dati macro saranno gli appuntamenti più importanti in Australia.

mercoledì 19 febbraio 2025

Lavoro, stipendi modesti e troppo stress allontanano gli aspiranti infermieri

Chi ha come sogno nel cassetto di diventare un infermiere può esserne orgoglioso, ma il più delle volte finirà per rinunciare a questo tipo di lavoro. I numeri degli ultimi anni evidenziano infatti che sempre meno giovani vogliono avvicinarsi a questa professione così nobile.

La carenza di infermieri sul mercato del lavoro

Il problema di fondo di questa disaffezione dei giovani nei confronti della professione medica e infermieristica sta sia nella retribuzione che nelle condizioni di lavoro, spesso estremamente stressanti. Ci sono infatti turni infiniti e inevitabili conseguenze anche sulla vita privata. Senza contare il crescente numero di aggressioni al personale sanitario.

Se questo scenario abbraccia l'intero settore sanitario, più che per i medici è per gli infermieri che si avverte il maggior rischio di una carenza fortissima nei prossimi anni. Il settore viaggia infatti lungo una traiettoria di una lenta ed inesorabile agonia.

Alcuni numeri eclatanti

Tra il 2019 e il 2022 le richieste di accesso ai corsi di laurea in infermieristica ha subito un tracollo del 20%. Se prima le richieste erano 30.000, poi sono scivolate a 24.000. Il paradosso è che tutto questo è avvenuto mentre la richiesta di lavoro da infermiere è aumentata del 15%
Quindi se da un lato c'è la necessità di colmare la crescente richiesta di personale sanitario, dall'altro il numero dei giovani che volta le spalle a questo tipo di lavoro è in costante aumento.

La crisi su una tendenza esponenziale

Ora, dal momento che c'è questa carenza è inevitabile che chi già svolge il lavoro di infermiere si troverà a dover affrontare condizioni sempre peggiori. Se i turni in precedenza erano massacranti, con meno infermieri disponibili lo saranno ancora di più, alimentando ulteriormente quello stress che spinge all'abbandono di questo tipo di lavoro. 
È un circolo vizioso che si manifesta chiaramente nei dati 2024: oltre 20.000 infermieri hanno presentato le proprie dimissioni, il 170% in più rispetto all'anno precedente (ai quali poi aggiungiamo i 7.000 medici che hanno detto addio al servizio pubblico).

Le ragioni di questo abbandono sono anche economiche, dal momento che gli infermieri sostengono di percepire stipendi umilianti e scarso riconoscimento professionale. Al punto tale che il 75% non consiglierebbe questa professione neanche al suo peggior nemico.

mercoledì 12 febbraio 2025

Inflazione USA, brutta sorpresa per i mercati: torna a salire

Giornata amara per chi sperava di ricevere una sorpresa positiva dal report sull'inflazione negli Stati Uniti. I prezzi non solo non rallentano, ma addirittura stanno accelerando oltre le aspettative e questo potrebbe avere forti implicazioni sulle mosse della Federal Reserve.

Gli ultimi dati sull'inflazione

In base ai dati pubblicati mercoledì, a gennaio il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti è cresciuto fino al 3%, andando oltre le aspettative di mercato che erano del 2,9% (ossia lo stesso dato di dicembre).

Il tasso di inflazione su base mensile è cresciuto dello 0,5%, dallo 0,4% del mese precedente. La crescita è stata decisamente superiore alle attese che erano dello 0,3%. La corsa dei prezzi su base mensile è stata la più veloce registrata dall'agosto del 2023.

Ma non finisce qui perché anche l'altra misura dell'inflazione, il tasso core - ossia depurato delle componenti più volati di come cibo e l'energia - ha registrato un rialzo inaspettato fino al 3,3% (ben oltre l'intervallo obiettivo della Federal Reserve) rispetto alle previsioni del 3,1%. Su base mensile il tasso core è cresciuto dello 0,4%, anche in questo caso oltre le aspettative.

Cosa comporta tutto questo

I segnali di un'inflazione così persistente danno ragione alla Federal Reserve, che continua a predicare prudenza e assumere un atteggiamento cauto rispetto ai tagli dei tassi di interesse. Lo stesso presidente Powell, ieri in audizione al Congresso, ha chiarito che la Federal Reserve non ha alcuna fretta di abbassare il costo del denaro.

Di diverso avviso invece il presidente Trump, che tramite il social network Thruth ha ribadito l'idea dche la banca centrale dovrebbe tagliare i tassi, parallelamente all'adozione di tariffe commerciali da parte degli Stati Uniti.

Annotazione: quando si negoziane le valute si fa trading sui mercati otc, ossia non centralizzati.

Il mercato

Dopo il report sull'inflazione, il mercato ha fatto slittare le aspettative del prossimo taglio al costo del denaro a dicembre 2025, mentre in precedenza erano per settembre. Tutto questo ha spinto il dollaro sul mercato valutario, dove l'indice del biglietto verde torna a guadagnare terreno portandosi verso 108.5, livello più alto di oltre una settimana (Se ti interessano le opzioni vanilla, broker con cui negoziare li puoi trovare in questo articolo).
Salgono anche i rendimenti dei titoli di Stato 10 anni, che toccano il 4,65%, dopo che avevano raggiunto il minimo di quasi due mesi lo scorso 5 febbraio.

martedì 11 febbraio 2025

Aziende agrituristiche sempre più sulla cresta dell'onda, in vent'anni sono raddoppiate

C'è un settore che continua a registrare forti tassi di crescita negli ultimi anni. È quello degli agriturismo. Il numero di aziende agrituristiche che operano in Italia è raddoppiato negli ultimi vent'anni, superando le 26.000 unità.

Il successo delle aziende agrituristiche

La situazione del settore è stata analizzata dall'Istat, che ha evidenziato come nell'ultimo anno ci sia stata un ulteriore crescita, che si è concentrata maggiormente al centro (2,3%) e nelle isole (1,7%). Le aziende agrituristiche hanno un valore della produzione economica che ha raggiunto 1,9 miliardi di euro, con una crescita del 15% rispetto all'anno scorso.

Analisi geografica del settore

Parallelamente alla crescita del numero di aziende agrituristiche, è cresciuto anche il numero dei comuni che hanno almeno una struttura di questo tipo nel proprio territorio. Nel 2023 si è arrivati al 63,7%, ma nel Centro Italia questa percentuale sale all'85,7%. Chi spicca in negativo è il Nord-Ovest del paese, dove i comuni con almeno un'azienda agrituristica sono solo il 53,1%. Nella maggior parte dei casi le strutture si trovano in aree collinari 53%, mentre nel 31% dei casi si trovano in montagna. Le aziende agrituristiche in pianura sono soltanto il 16%.

Aumenta la platea dei turisti

Le aziende agrituristiche stanno diventando sempre di più la meta preferita dei visitatori. Nel 2023 sono stati 4,5 milioni quelli che hanno deciso di trascorrere in questo modo un periodo di vacanza. Si tratta di un numero in crescita del 11% rispetto all'anno precedente. Quasi la metà sono stranieri. Il Centro Italia è stata la meta preferita dai visitatori, visto che il 72% ha deciso di andare tra Toscana, Lazio, Umbria e Abruzzo.

Le motivazioni alla base della preferenza per questo tipo di strutture generalmente risiedono nella voglia di stare a contatto con la natura o gustare i sapori tipici del territorio. Questo tipo di strutture infatti punta molto sulle peculiarità culturali e paesaggistiche del territorio dove operano, tant'è che cercano di integrare nelle loro strutture anche molteplici servizi, come degustazioni e ristorazione o attività ricreative in loco da svolgere all'aria aperta.

mercoledì 5 febbraio 2025

Mercato finanziario nervoso sulle tensioni commerciali tra USA e Cina

Sono giorni intensi per la Cina, tra dati macro che stanno arrivando e il tema della battaglia commerciale con gli USA. Situazioni che rendono nervoso il mercato finanziario, alimentando la volatilità sui listini azionai e anche sullo yuan.

I temi caldi per il mercato finanziario

Martedì, la Cina ha imposto tariffe su alcune importazioni statunitensi tra cui petrolio, gas, carbone, automobili e attrezzature agricole, a partire dal 10 febbraio. Ha inoltre lanciato un'indagine antitrust su Google. Tutto questo per rispondere alle tariffe del 10% annunciate da Trump su tutte le merci cinesi.

Con la disputa commerciale che si approfondisce, il mercato finanziario spera che i leader delle due più grandi economie del mondo possono concludere un accordo per evitare una escalation tariffaria.

I dati macro deludenti

Intanto sul fronte economico, il PMI composito cinese è sceso a 51.1 a gennaio (fonte Pocket Option Italia) toccando il livello più basso da settembre. Il rallentamento è stato guidato da una crescita più debole nel settore dei servizi, nonostante un'attività manifatturiera più forte. Il PMI dei servizi elaborato da Caixin/S&P Global è sceso a quota 51,0 punti a gennaio 2025 dai 52,2 precedenti. Il valore rimane sopra la soglia chiave dei 50 punti, che segnala una espansione dell'attività, ma delude le attese degli analisti che indicavano un aumento a 52,3 punti.
Nel frattempo, l'occupazione è diminuita per il secondo mese consecutivo a causa di dimissioni e licenziamenti.

L'andamento di Borsa e Yuan

Il mercato azionario cinese (alla riapertura dopo una vacanza di una settimana) ha reagito con un calo. L'indice composito di Shanghai è sceso dello 0,65% per chiudere a 3.229 punti. I titoli peggiori sono stati Zhongji InnoLight (-14,4%), FoxConn Industrial (-6,8%) ed Eoptolink Technology (-18,5%).

Sul fronte valutario invece lo Yuan offshore è scivolato a circa 7,29 per dollari, dopo due sessioni consecutive di guadagni, innescando le vendite impostate con il trailing stop loss. La debolezza dello Yuan è stata parzialmente compensata dalla banca centrale, che è intervenuta impostando il fix a 7,1693 per dollaro, più forte del livello 7,20.

lunedì 3 febbraio 2025

Acquisti di auto elettriche in calo anche se agli italiani piacciono

L'idea di guidare un veicolo elettrico in generale piace agli italiani, soprattutto perché associati ad un minore impatto ambientale. Tuttavia gli acquisti di questo tipo di veicolo continuano a calare, e la ragione principale è nel loro costo troppo elevato.

Cosa frena gli acquisti

Un recente studio condotto da Deloitte ha evidenziato il rapporto che c'è tra gli automobilisti italiani e i veicoli elettrici, particolarmente condizionato dall'andamento dei prezzi. In un'indagine a campione condotta in 30 paesi (tra cui l'Italia) relativa ai prossimi acquisti di autoveicoli, circa l'87% degli italiani ha dichiarato di voler spendere al massimo 50.000 euro per un'auto nuova. 

Questo significa che probabilmente non sarà elettrica, visto che quasi tutti i modelli superano questo livello di prezzo.
Anche per questo motivo cresce la quota di coloro che ripiegano sui modelli ibridi, +2% rispetto al 2024, perché consentono un compromesso tra rispetto per l'ambiente ed esigenze di portafoglio.

Velocità di transizione e costi di produzione

È evidente quindi che le difficoltà che sta attraversando il settore dei veicoli elettrici trova una valida spiegazione dal punto di vista del consumatore finale. Il mercato è stato spinto con forza verso una transizione rapida, che non ha consentito di progredire adeguatamente sul fronte dei costi (specialmente quello per le batterie) e quindi in definitiva sui prezzi finali. La maggior parte dei veicoli elettrici di nuova produzione rimane pressoché inaccessibile a un'ampia fascia di consumatori, che per i loro acquisti preferiscono ancora le auto a benzina, i diesel o i modelli ibridi.

Del resto proprio le differenze di costo tra produttori europei e cinesi ha spinto all'adozione di dazi contro Pechino.

Problemi di ricarica e pochi incentivi

Un momento cruciale è stato lo stop agli incentivi per l'acquisto di auto elettriche, perché da allora in poi la frenata del settore è stata più evidente. Tanto più che nello stesso periodo l'inflazione ha esercitato già forti pressioni nelle tasche dei automobilisti. 

Un altro problema avvertito in maniera seria è la carenza di infrastrutture di ricarica, soprattutto per chi viaggia spesso in autostrada. Per molti degli intervistati la vera svolta sarebbe riuscire a ricaricare il veicolo presso la propria abitazione. In generale le postazioni di ricarica sono ritenute ancora poche, e i tempi per un "pieno" di energia ancora troppo lunghi.