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lunedì 15 agosto 2022

Vendite di vino, calo preoccupante nella grande distribuzione

Il primo semestre del 2022 ha segnato una preoccupante inversione di tendenza riguardo alle vendite di vino. Se nei due anni passati la Grande distribuzione organizzata (GdO) aveva tenuto a galla il settore durante la pandemia, la prima metà di quest'anno evidenzia una frenata sostanziosa.

Cosa succede alle vendite di vino

vendite di vinoA evidenziare i dati sulle vendite di vino nella GdO è stato IRI, istituto di ricerche di mercato. Dal report emerge che nei primi 6 mesi di quest'anno, le vendite complessive di vino in Gdo totalizzano 1,3 miliardi di euro, rispetto ai 1,4 miliardi del primo semestre 2021. La flessione è stata quasi dell'8%.

Come detto, nel periodo pandemico la GdO aveva retto il settore vinicolo, perché era rimasto l'unico canale di vendita sempre aperto, mentre cantine e locali (enoteche e ristoranti) erano stati chiusi per i lockdown.

Male vino fermo e bollicine

Per quanto riguarda il vino fermo, le vendite hanno superato di poco il miliardo di euro (1,04 mld) nei primi sei mesi 2022. Lo scorso anno erano stati 1,1 miliardi di euro. 
Spumanti e champagne invece segnano vendite per 270 milioni di euro, contro i 293,7 milioni di euro nel 2021.
In volume complessivo sono stati venduti 367 milioni di litri di vino. La categoria dei fermi perde l'8,3%, mentre spumanti e champagne perdono assieme l'8,6%.

Male anche le vendite all'estero

Ma questa tendenza non è soltanto sul territorio italiano. Anche all'estero si assiste a un fenomeno analogo.
Secondo l'Osservatorio Uiv-Vinitaly sulla base di dati Nielsen, il vino italiano sembra tirare di meno sia negli Usa, che in Germania e Regno Unito. In questi tre sbocchi di mercato, le vendite scendono in percentuale a doppia cifra rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un controvalore di 2,26 mld di euro (-8,1%).
Il calo delle vendite interessa tutte le principali denominazioni e tipologie. Nemmeno le bollicine italiane, che hanno vissuto un lungo rally, riescono a fare troppo meglio dei vini fermi.

Per l'inversione della rotta si fa affidamento soprattutto sulla ristorazione, che si sta lentamente riprendendo e potrebbe attenuare l'effetto di una congiuntura che non aiuta.

lunedì 24 gennaio 2022

Commercio elettronico di vino, entro il 2025 un giro d'affari di 42 miliardi

Il mercato del vino sarà sempre più caratterizzato dal commercio elettronico, al punto tale che secondo l'Iwsr (istituto di ricerca britannico) entro il 2025 il giro d'affari sull'e-commerce potrebbe arrivare alla iperbolica cifra di 42 miliardi di dollari. Si tratta di un incremento del 66%.

Il vino e il commercio elettronico

La spinta al commercio elettronico del vino è arrivata dalla pandemia, perché a causa delle misure di lockdown anche in questo settore sono aumentati gli acquisti sul web. Ci sono perfino siti dove è possibile acquistare persino una sola bottiglia, poco prima della cena con consegna a domicilio, purché in un raggio chilometrico accessibile.

Argomento correlato: ecco quali vini vengono cercati di più sul web.

Ma il trend era positivo anche prima del covid, che lo ha soltanto accelerato. Questo è evidente sulla base dei dati: nel 2019 il trend crescente del commercio elettronico era del 10% nel 2020, ed è schizzato al 43%, continuando a tassi sostenuti anche nei prossimi anni.

USA e Cina a ritmo crescente

Secondo la ricerca, il mercato dove il commercio elettronico è più penetrante sono gli Stati Uniti, dove si registra un tasso di crescita annuo del 20%. La conseguenza di questo trend crescente è che gli Stati Uniti diventeranno il più importante mercato globale on-line degli alcolici.
Dietro al mercato americano ci sarà quello cinese, che già una delle piazze più grandi. Oggi vale circa il 33% del commercio online di alcolici.

Questi dati devono far riflettere l'Italia. Perché se è vero che il nostro vino vale 14,2 miliardi di euro (terzi dietro Francia e Regno Unito), il nostro commercio elettronico di vino si ferma al 4% del totale delle vendite.

La polarizzazione dei consumatori

È interessante inoltre e sottolineare come questa ricerca evidenzi l'esistenza di due grandi categorie di consumatori di vino. Da una parte ci sono quelli più avveduti, anche più in là con l'età, che cercano prodotti di convenienza perlopiù appartenenti a Brand conosciuti e che acquistano su piattaforme di vendita di enoteche e siti specializzati.
Dall'altra ci sono i consumatori più giovani, che sfruttano il commercio elettronico per ordinare alcolici di fascia premium tramite app e su tempi di consegna piuttosto ridotti.

martedì 6 agosto 2019

Export italiano in allarme: i nuovi dazi di Trump possono costarci circa 5 miliardi

Le ultime minacce di Trump hanno riacceso le tensioni sul fronte commerciale, coinvolgendo direttamente anche l'export italiano. Se la guerra dei dazi con la Cina avrà un impatto forte ma indiretto sulla nostra economia, molto più diretto sarà invece l'impatto delle tariffe sui prodotti che dall’Unione europea vanno negli USA.

La minaccia al nostro export

Trump ha aperto questo nuovo terreno di scontro come ritorsione per gli aiuti all’europea Airbus a svantaggio dell’americana Boeing. Pasta, formaggi, caffè sono alcuni dei prodotti finiti nella lista di merci europee che rischiano dazi all'export. Si tratta principalmente di prodotti alimentari, e questo ci coinvolge in particolar modo. Gli Stati Uniti sono infatti un mercato molto importante per l’economia italiana. Verso gli USA infatti il nostro export ammonta a 42,4 miliardi di euro di beni. In base alla black list di Trump, più di un decimo verrebbe colpito dalle tariffe.

Anche se occorrerà un lungo iter prima di arrivare ad una eventuale applicazione finale, l'Italia ha già fatto sentire la propria voce, informando gli Usa che ritiene la ripartizione dei dazi in discussione estremamente squilibrata. Il nostro export infatti sarebbe il più danneggiato dopo la Francia e prima di Germania, Spagna e Regno Unito.

Per i vini il conto è salatissimo

Sui prodotti della lista diramata dal Dipartimento del commercio statunitense, potrebbero essere applicati dazi fino al 100% del valore attuale. E' chiaro che tasse di accesso così elevate, finirebbero in buona parte per rendere insostenibile l'export italiano negli USA.

Il conto più salato ricadrebbe sul nostro settore agroalimentare. Complessivamente, il settore del vino (il cui export nel 2018 ha raggiunto il top in 5 anni) e liquori sarebbe colpito per 2,3 miliardi di dollari, gli alimentari e bevande (vino e liquori esclusi) per quasi 1,3 miliardi, la moda per poco più di 1 miliardo, i materiali da costruzione per 180 milioni, i metalli per 110 milioni, le moto per 74 milioni, la cosmetica per 42.

giovedì 4 aprile 2019

Mercato vinicolo, l'Italia continua a dominare la scena mondiale

L'economia italiana è in recessione, ma c'è un settore che fortunatamente continua a marciare spedito. E' il mercato vinicolo. L'Italia per il quarto anno consecutivo si è confermato al primo posto al mondo come produttore.

I numeri del mercato vinicolo

Viene evidenziato da una indagine Unicredit i cui risultati sono contenuti nel "Industry Book 2019" dedicato al comparto (sono stati mappati i bilanci depositati degli ultimi cinque anni di un campione di 685 imprese produttrici di vino). Da noi si producono infatti 50,4 milioni di ettolitri, con un volume di output di 11 miliardi di euro di vino l'anno, grazie all'attività svolta da oltre 2mila imprese.

Nel corso del 2018 la produzione di vino è cresciuta del 10,5% rispetto all'anno precedente, mentre la quota di mercato vinicolo mondiale del nostro paese è salita fino al 17%. E sono vini buoni, visto che solo il nostro paese ha ben 523 prodotti certificati IG (cioé Dop e Igp). La Francia è seconda a 435.

Tra le varie tipologie di vino prodotte, spicca la crescita di quello Dop. Dal 2017 al 2018 la sua produzione è cresciuta del 21,7%. In special modo sono i vini rossi Dop ad essere cresciuti in misura maggiore (23,4%) ma anche i bianchi hanno visto un notevole incremento (20,5%).

Le prospettive del mercato vinicolo

Se la nostra produzione mondiale è la più grande al mondo, lo è pure l'export di vino. L'Italia infatti detiene una quota del 19,8% dell'export vinicolo mondiale, con 6,2 miliardi di euro incassati nel 2018. La nostra produzione si indirizza soprattutto verso il mercato statunitense, e poi verso Germania e Regno Unito. Questi 3 mercati sono gli sbocchi principali ed assieme assorbono più della metà dell'export italiano globale. Sotto questo aspetto però, sono molto interessanti le prospettive future per il mercato vinicolo. Uno dei mercati dall'appeal maggiore è senza dubbio quello cinese, dove nel 2020 sono previste volumi di vendite in aumento dell'11,9%.