mercoledì 24 aprile 2019

Rating, per l'Italia appuntamento clou con S&P venerdì prossimo

Venerdì prossimo sarà una giornata molto nervosa per l'Italia e per i mercati. E' infatti in programma la decisione degli analisti di Standard and Poor's sul rating del nostro paese.

Il rating dell'Italia

Dopo il rinvio di Moody’s lo scorso 15 marzo, e visto il rallentamento dell’economia certificato anche dal governo nel Def, i mercati aspettano con ansia la decisione di S&P. Al momento il rating dell'Italia è BBB. Venne confermato a questo livello lo scorso mese di ottobre, ma in quella occasione S&P abbassò l'outlook da stabile a negativo. L'Italia insomma resta a due gradini sopra il pericoloso livello di 'junk', ossia spazzatura.

La comunicazione avverrà soltanto dopo la chiusura dei mercati il prossimo 26 aprile, come impongono le nuove regole. In tal modo infatti non si potranno alimentare pericolose manovre speculative che puntano sulle reazioni istintive degli investitori. Un tempo infatti gli aggiornamenti sul rating potevano innescare, soprattutto in caso di downgrade, veri e propri sell-off.

Le attese e i timori dei mercati

Ma cosa ci si aspetta dagli analisti americani? S&P taglierà il rating dell'Italia oppure lo lascerà invariato? Quello che è certo è che il contesto non è molto incoraggiante. Ci sono diverse voci che ipotizzano una nuova e ampia crisi finanziaria all'orizzonte, che potrebbe concretizzarsi in Italia già nei prossimi mesi. Secondo Bloomberg, anche se non vi sono stati segnali concreti di crisi finanziaria, le cose potrebbero precipitare in modo rapido. Insomma potrebbe essere solo una questione di tempo.

C'è poi il rapporto con Bruxelles da tenere sempre sotto controllo. Le tensioni forti di qualche mese fa sembrano essere solo sopite, ma sono pronte a riesplodere in caso di allargamento dello spread Btp-Bund (che in vista di questa decisione sul rating sta già mostrando una pericolosa tendenza al rialzo, collocandosi ai massimi da 7 settimane), oppure sulla questione del deficit e del rapporto debito PIL. Quest'ultimo, anziché arrestarsi al 2,04% come promesso dal Governo, potrebbe arrivare a 2,4%. Troppo, secondo l'Europa.

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