lunedì 29 aprile 2019

Stipendi alti, meritocrazia e condizioni di lavoro migliori, ecco perché i medici italiani scappano all'estero

Stipendi più alti e maggiore meritocrazia. Sono soprattutto questi i due fattori a spingere sempre più medici italiani a lasciare il paese e dare ascolto alle sirene dall'estero.

Medici in fuga per stipendi e condizioni di lavoro

A rivelarlo sono i dati della commissione UE, secondo i quali proprio i medici del nostro paese sono quelli più soggetti all'emigrazione. Il 52% di tutti quelli che cambiano paese giungono infatti dalla nostra penisola, allettati dalla prospettiva di stipendi maggiori, ma anche da un trattamento che dia maggiore gratificazione al talento e alle capacità personali. Per capire la dimensione di quanto sia grande questo fenomeno, basta considerare che al secondo posto tra i "camici emigranti" ci sono i medici tedeschi, che sono appena al 19%.

Proposte choc dall'Arabia

I più allettati da una prospettiva fuori dal paese sono i medici del Veneto, dove ben 80 professionisti sui 1500 emigrano ogni anno. Non è un caso che la Sanità di questa regione si quella che riconosce gli stipendi tra i più bassi d'Italia (quartultima regione nella classifica delle retribuzioni medie, ultima regione del Nord Italia). Ecco perché di fronte a proposte molto vantaggiose spesso di si riesce a dire di no. Un esempio? Dagli Emirati Arabi stanno arrivando richieste a specialisti italiani, con stipendi dai 14 ai 20 mila euro al mese e diversi benefit: interprete, casa, scuola per i figli, assistenza e autista.

Non è solo questione di stipendi però. I medici italiani che vanno all'estero parlano di un accesso alla professione più meritocratico, di migliori prospettive di carriera ma soprattutto di condizioni di lavoro decisamente migliori. Qui da noi è un disastro a confronto: turni massacranti, condizioni economiche clamorosamente differenti tra lavorare in intramoenia nel pubblico (tassato al 45%) e come privato (grazie alla flat tax verserà il 15%).

Il paradosso tutto italiano

La cosa davvero paradossale è che mentre ai nostri medici arrivano proposte da Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Francia, Belgio e Olanda, i nostri ospedali sono costretti ad assumere neolaureati, medici in pensione o specialisti dalla Romania perché nelle corsie c’è carenza di medici. Il tutto mentre 10 mila medici specializzati sono in attesa di chiamata, e altri 6 mila che stanno frequentando l’ultimo anno di specializzazione ma nessuno li assume per via del blocco del turn over e del contratto fermo da dieci anni.

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