Economia tedesca e guerra dei dazi
A evidenziare questi risultati è uno studio di Reuters, sulla base calcoli dell’istituto di statistiche tedesco Ifo. Sorprende davvero visto l'ultimo anno vissuto dall'economia tedesca. Infatti nel secondo trimestre del 2019 ha sperimentato la recessione, sfiorandola poi anche nel terzo (il che avrebbe significato recessione tecnica). Ma sorprende ancora di più il fatto che questo surplus sia giunto in un altro anno difficili a livello di relazioni internazionali, dominato dalla tensione commerciale USA-Cina. Va ricordato in proposito gli effetti dannosi della guerra dei dazi ai titoli dell’auto tedesca, fortemente esposti in Cina.La classifica del surplus
Eppure, malgrado queste difficoltà, l'economia tedesca ha generato ancora una volta un surplus commerciale notevole. In termini nominali il saldo positivo delle partite correnti è stato pari a 293 miliardi di dollari (circa 262 miliardi di euro). La Germania ha così preceduto il Giappone (+194 miliardi) e la stessa Cina (+183 miliardi). La spinta è arrivata soprattutto dalle maggiori esportazioni verso gli Stati Uniti, propiziate dal deprezzamento dell'euro, e il brusco aumento nella seconda metà dell’anno delle esportazioni verso il Regno UnitoLe normative europee
Occorre ricordare che l’Unione europea nel 2011 ha introdotto la Macroeconomic imbalance procedure (Mip), ovvero un ventaglio di 28 indicatori economico ai quali i singoli Paesi dovrebbero attenersi. Questo ha il duplice scopo di far quadrare meglio i propri conti, e al tempo stesso rispettare gli altri Paesi che appartengono alla stessa area economica.Uno di questi indicatori è proprio il saldo delle partite correnti (current account balance), che in base alla Mip non dovrebbe superare il 6% del Pil nella media a tre anni (se negativo, non deve superare il deficit del 4% nella media a tre anni). Ebbene, l'economia tedesca ha il rapporto tra surplus commerciale e Pil oltre il 6%. Dal 2011 non è mai sceso sotto questa soglia, superata tra il 2015 e il 2017 (sopra l’8%) e nel 2019 (7,6%).
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