I dati sul credito alle imprese
Il totale degli stock di impieghi delle banche verso le aziende italiane è sceso infatti a 659,2 miliardi di euro.Analizzando i dati sul credito alle imprese, emerge che i finanziamenti a lungo periodo (ossia oltre i 5 anni) sono cresciuti di 15,8 miliardi.
Sono invece crollati quelli a medio termine (ossia da 1 fino a 5 anni), che scendono di 18 miliardi e di oltre il 10% in termini percentuali.
Una contrazione analoga ha riguardato i finanziamenti di breve periodo (ossia fino a un anno). Anche in questo caso il calo del credito è stato di oltre 10%, ed in termini assoluti di circa 17 miliardi.
Un calo preoccupante
Questi dati evidenziano un andamento nettamente in controtendenza rispetto all'anno dal 2019 al 2020, quando i finanziamenti alle imprese italiane schizzarono di 60 miliardi. Sicuramente hanno inciso in maniera forte le garanzie statali sui prestiti, che vennero introdotte con decreti del governo per contrastare i danni del Covid.
Proprio la scadenza delle misure sulle garanzie di Stato, potrebbe avere gravi ripercussioni sulle imprese. Potrebbero infatti trovarsi di fronte a una clamorosa emergenza liquidità. Le banche hanno approfittato delle misure di sostegno pubblico soprattutto all’inizio della pandemia, sostituendo vecchie linee di credito erogate con poche garanzie, con nuovi finanziamenti coperti da Mcc e Sace.
Finanziamenti alle famiglie e crediti deteriorati
Diverso è stato l’andamento registrato sul versante dei finanziamenti alle famiglie. In totale, lo stock di impieghi, è salito di 18,6 miliardi (+2,91%). In questo caso il dato è stato trainato dalla crescita delle richieste di mutui, che sono aumentati di oltre 17 miliardi (+4%). Altresì positivo è stato l’andamento del credito al consumo: più 1,6 miliardi, in crescita dell’1,48%.
Infine, il rapporto mensile sul credito evidenzia un'ulteriore diminuzione dei crediti deteriorati. Il totale dei prestiti non rimborsati è passato da 62 miliardi a circa 43 miliardi, in discesa di oltre 18 miliardi (-29%), ma le sofferenze nette sono tornate a salire, dai 15 miliardi di settembre ai 18 miliardi di novembre.
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