Da quando è scattato il
lockdown, si sono chiusi i
negozi di barbieri e parrucchieri. Per molti però, quelle saracinesche
rischiano di rimanere abbassate per sempre. E non è cosa marginale, dal momento che parliamo della
seconda categoria di lavoratori più numerosa del nostro Paese. E' seconda infatti soltanto a quella dei muratori.
Il Covid e la chiusura dei negozi
Se in generale l'impatto del Covid sui
lavoratori italiani è pesante, per parrucchieri ed estetisti è ancora più seria. Sul territorio italiano si contano circa
130mila imprese artigiane di questo tipo. Il loro giro d’affari si aggira sui
6 miliardi di euro l’anno, e in questo settore sono
occupati circa 263.000 addetti. Parliamo di 300 mila famiglie che sono in difficoltà. La chiusura forzata dei negozi quindi è un dramma, perché ha causato
1,5 miliardi di perdite.
Il punto è che il
90% di queste imprese è costituito infatti da negozia molto piccoli, dove in media sono occupate da 2 persone. Attività che non generano margini sufficienti a fronteggiare la crisi. Semmai sono
appena sufficienti a garantire la gestione giornaliera dell’esercizio. Secondo "Costemica", circa
il 25% dei saloni potrebbe non riaprire più. Si tratta di quei saloni più piccoli e meno robusti sotto il profilo finanziario. Per loro
un altro mese di chiusura sarebbe catastrofico.
Occorre riaprire subito
E' chiaro che bisogna coniugare l'aspetto economico, ovvero la ripresa dell'attività e il ripristino dell'occupazione, con la sicurezza. Però va tutto fatto con urgenza.
Occorre accelerare la ripartenza. Anche perché molte delle
misure di sicurezza non sono del tutto nuove per i saloni, in primis l'igienizzazione dei locali e degli strumenti utilizzati. Attuare il
distanziamento sociale non dovrebbe essere neppure così complicato. E per
evitare gli assembramenti, si può ipotizzare un lavoro solo su appuntamenti in base alla grandezza dei locali, magari con una espansione degli orari per coprire il picco che ci sarà nel primo momento dell’apertura.
Nessun commento:
Posta un commento