Il declino del petrolio
A penalizzare il mercato sono state da un lato le stime peggiorative del Fmi sull’economia globale e la crisi generata dal Coronavirus, dall'altro le notizie che parlano di un crollo della domanda a causa dei lockdown che i governi hanno deciso per contenere il numero crescente di contagi.Secondo i dati diffusi dall'Agenzia internazionale dell’energia (Aie), la domanda crollerà a 29 milioni di barili al giorno (bpd) ad aprile. Si tratta di livelli che non si vedevano da 25 anni. Nell’intero 2020 il calo previsto sarà di 9,3 milioni di barili al giorno. La flessione finora registrata porterà i consumi mondiali al livello del 2012, attestandosi a circa 90,6 milioni di barili al giorno, stima l’Agenzia, che prevede anche una ripresa “graduale” durante la seconda metà del 2020.
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I tagli insufficienti
A rendere il clima ancora più pesante è la constatazione dell'AIE che nessun taglio alla produzione sarà in grado di compensare completamente lo shock di domanda, e di conseguenza le flessioni dei prezzi. Vale poco l'ulteriore precisazione dell'Agenzia, che dice: “Tuttavia, i risultati della settimana passata rappresentano un buon inizio". Le preoccupazioni evidenziate dall’Aie si sommano alla pressione sui prezzi generata dall’aumento delle scorte, salite di 13,1 milioni di barili, più di quanto si aspettassero gli analisti.Ricordiamo che l'OPEC, insieme alla Russia e ad altri Paesi produttori (che assieme compongono l’Opec+) ha deciso la riduzione dell'output di 9,7 milioni di barili al giorno. Ma evidentemente il mercato non ritiene questi tagli sufficienti a stabilizzare il mercato.
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