La Banca centrale cinese non ha paura di spingere lo Yuan, ed anzi ne favorisce indirettamente l'apprezzamento ulteriore. L'istituto di Pechino ha chiesto alle banche locali di rimuovere il cosiddetto fattore anticiclico (CCF), che è uno dei criteri in base al quale viene fissato il cambio giornaliero yuan-dollaro. Si tratta di una misura temporanea, che però fa capire l'intenzione della PBoC di aprire all’apprezzamento della valuta cinese.
Ripresa, Yuan e Banca centrale cinese
La mossa della Banca centrale cinese arriva in un momento nel quale gli investitori stranieri stanno facendo affluire fiumi di denaro nei mercati finanziari cinesi. Ciò accade perché la Cina, oltre ad essere stata la culla del Covid, è anche il Paese che prima di tutti ha imboccato la via del recupero. I recenti dati macro evidenziano che la risalita del Pil è stata pari al 4,9%, mentre migliorano produzione industriale, consumi e vendite al dettaglio. Questo sprint ha attirato gli investitori, perché i tassi di interesse più elevati stanno rendendo le attività denominate in yuan più attraenti a livello globale. La conseguenza è la spinta al rialzo dello Yuan. Nel terzo trimestre la valuta nazionale ha registrato la migliore performance degli ultimi 12 anni sul dollaro, una delle coppie di valute più scambiate.
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Nessuna paura
Nonostante l'eccessivo apprezzamento della valuta rappresenti un pericolo per la stessa stabilità della ripresa, con la mossa di oggi la Banca centrale non sembra aver paura. All'inizio di ottobre il governo ha anche abolito un requisito che aveva reso più costoso per le istituzioni finanziarie il commercio a termine di valuta estera - un derivato finanziario che consente ai trader di scommettere sul valore futuro dello yuan - liberando risorse per sostenere l'aumento dello yuan.
La PBoC ha riaperto al fattore ciclico nell'agosto 2018, per fronteggiare la svalutazione impetuosa dello yuan a causa della guerra commerciale con gli Usa. Va detto che la formula del calcolo del fattore CCF non è mai stata resa nota.
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