lunedì 1 novembre 2021

Lavoro, finisce il blocco dei licenziamenti. Ma intanto aumentanole dimissioni volontarie

Con il mese di novembre scatta una novità importante che riguarda il mondo del lavoro. Finisce infatti il periodo di "blocco di licenziamenti", che era stato introdotto durante la pandemia per evitare che la crisi economica provocasse un fiume di tagli per giusta causa.

Il blocco dei tagli al lavoro

Varato nel febbraio del 2020, durante la prima fase acuta della pandemia, era finito a giugno dello scorso anno ma soltanto per le imprese medio-grandi della manifattura e dell’edilizia (4 milioni di posti di lavoro coinvolti).

Quello scaduto la scorsa notte invece riguarda una platea di 10 milioni di lavoratori. Da oggi infatti tornano possibili i licenziamenti anche per artigianato, terziario, piccole imprese, pelletteria, tessile e abbigliamento.
Il blocco varato dal Governo è stata una novità assoluta per la storia della Repubblica. L'unico procedente risaliva all'epoca monarchica, nell'estate del 1945.

Prolungamento della CiG

La fine del blocco dei licenziamenti in ambito edile e manifatturiero, non ha prodotto grandi contraccolpi. La speranza è che lo stesso accada con la fine di questo secondo blocco.
Ad ogni modo, per evitare scenari pesanti, il governo ha deciso di affiancare alla scadenza del provvedimento la proroga della cassa integrazione Covid per le piccole imprese tra il 1° ottobre e il 31 dicembre per un massimo di tredici settimane.

Situazione e paradossi del mercato del lavoro

La ripresa economica dovrebbe contribuire ad evitare grossi problemi, anche se occorre evidenziare un dato preoccupante. Negli ultimi trimestri quasi mezzo milione di lavoratori si è licenziato volontariamente. La quota di abbandono volontario sul totale degli occupati ha superato il 2% per la prima volta da anni.
Difficile trovare una causa, che potrebbe essere legata al fatto che assieme al rimbalzo dell’economia, molti cercano di ricollocarsi sul mercato del lavoro passando da settori in declino ad altri più produttivi.

Dal mercato del lavoro arriva inoltre un'altra statistica che deve far rilfettere. Ad agosto scorso gli occupati erano ancora quasi mezzo milione in meno rispetto a prima della pandemia. Significa che ci sarebbe spazio per molte assunzioni, ma le imprese lamentano forti difficoltà a trovare nuovi addetti.
Insomma il lavoro c'è, ma manca personale qualificato. La carenza di competenze è molto elevata soprattutto per quelle funzioni ricercate oggi dalle imprese.

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