Nel giro di un anno le imprese che hanno dichiarato fallimento sono cresciute di quasi il 50%. E' il dato che emerge dall’Analisi Fallimenti realizzata da Cribis, società del gruppo Crif.
Il dato sui fallimenti
Nei primi nove mesi del 2020, le imprese che avevano dovuto alzare bandiera bianca per via dei debiti erano state 4709. Durante i primi nove mesi del 2021, il numero di fallimenti è invece stato 6761. La crescita è quindi stata del 43,6%.
Se consideriamo solo il terzo trimestre del 2021, i fallimenti sono stati 1.806, quindi il 12,7% rispetto all’analogo periodo del 2020. Tuttavia, sono meno rispetto al 2019 (-22,4%) e al secondo trimestre 2021 (-24,8%).
Elementi da considerare
Bisogna tuttavia evidenzare due aspetti. Il primo è che il numero di default dello scorso anno è stato paradossalmente più basso del solito, a causa del fatto che l’attività dei Tribunali era ferma per le restrizioni anti-Covid. In secondo luogo, anche se il numero di fallimenti di quest'anno è molto alto, siamo comunque sotto i livelli pre-Covid.
Nonostante i gravi problemi provocati dalla pandemia, le imprese - pur se in difficoltà - hanno saputo reggere il colpo.
Occorre però evidenziare che bisognerà aspettare l'uscita dalla crisi e la fine degli effetti delle politiche di sostegno alle imprese, prima di capire qaunti danni avrà realmente fatto la pandemia.
Settori e distribuzione territoriale
Quello che si può dire è che nei primi nove mesi dell'anno, il numero maggiore di fallimenti ha riguardato il commercio, con 1.955 casi. Poco distante c'è il settore dei servizi a 1.659. Quindi edilizia (1.235) e industria (1.084).
A livello territoriale invece, le regioni più interessate da situazioni di fallimenti sono state Lazio, Lombardia, Toscana, Sicilia e Sardegna. Sul versante opposto, quelle meno colpite dai casi di fallimento sono Trentino-Alto Adige, Molise, Friuli-Venezia Giulia e Calabria.
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