Investimento disastroso di Mediaset
Mediaset vuole liberarsi di Premium, che dal 2007 s'è dimostrata una zavorra più che un investimento. Non ha mai prodotto utili, e la scelta di giocarsi la partita dei diritti tv sul calcio contro Sky è stata fallimentare. Nel 2014 li ha pagati 690 milioni per il triennio 2015-2018, quasi 5 volte quello che li pagò per il triennio precedente il gruppo di Rupert Murdoch.Certo ci si è messa pure la jella, visto che le ammiraglie italiane in Champions hanno cominciato ad affondare anche in fretta una dopo l'altra. (Scusate il dubbio, ma fosse Mediaset che porta jella?) Ad ogni modo, nel primo semestre di quest’anno si registra già una perdita di 101 milioni, ben superiore agli 83,88 milioni di perdite dell’intero 2015. Questo malgrado la crescita degli abbonati sopra quota 2 milioni.
Vivendi fa la furbetta
A parte le cifre, c'è da dire che esiste un accordo firmato per la cessione a Vivendi. Piaccia o meno, i francesi hanno messo nero su bianco. Poi però si sono tirati indietro, sostenendo che le cifre di Mediaset Premium “fornite prima della firma” dell’accordo sulla cessione della pay-tv “non erano realistiche". Peggio: secondo loro sono state aumentate artificialmente. Da qui la reazione sdegnata del gruppo del Biscione. La capogruppo Fininvest ha già chiesto 570 milioni di danni, Mediaset stessa 50 milioni al mese. Tuttavia un accordo, magari su basi diverse da quelle inizialmente previste, è probabile che ci sarà.Alla fin fine conviene a entrambi i gruppi. Anche a Vivendi. il colosso francese vuole creare un gruppo di produzione e distribuzione di contenuti con un forte radicamento nell’Europa del Sud. Magari arrivare alla fusione Mediaset-Telecom Italia, in vista di un’ulteriore integrazione di quest’ultima con Orange (France Telecom). in questo modo potrebbe creare sì un colosso a guida francese in grado di tener testa a Sky. Perché finora Mediaset da sola ha fatto solo flop. Unico scoglio: la politica italiana. Al momento non sembra molto propensa a favorire un ingresso francese così importante nel suo mercato, attraverso il controllo dell’ex monopolista.
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