mercoledì 31 gennaio 2018

Trasparenza finanziaria: Svizzera e USA flop, bene l'Italia

C'è un aspetto finanziario nel quale l'Italia riesce a mettersi alle spalle sia la Svizzera che la Germania e perfino gli Stati Uniti. Si tratta della trasparenza finanziaria, ovvero quanto le nostre aziende sono limpide dal punto di vista fiscale. Maglia nera proprio alla Svizzera, che in quanto a trasparenza è ultima al mondo. Secondo posto poco onorevole spetta agli USA. L'Italia invece si colloca al 41esimo posto (i più cristallini al mondo sono sono quelli di Montserrat).

La classifica generale dell'indice di opacità finanziaria è stata elaborata da "Tax justice network", un’organizzazione che esamina proprio questo genere di aspetti per tenere d'occhio i paradisi fiscali. Svizzera e Stati Uniti sono quindi stati bocciati, mentre l'Italia è stata promossa. Sul paese elvetico qualche dubbio c'è sempre stato, visto che parliamo della patria del segreto bancario. Così come non stupisce che al terzo posto ci siano le Isole Cayman. Nella Top10 c'è anche la Germania così come il Lussemburgo. Poi anche Emirati Arabi, Hong Kong, Singapore, Taiwan e Guernsey.

I calcoli per la trasparenza finanziaria

Per effettuare questi calcoli si è usato un approccio diverso dalle consuete blacklist, che sono basate prevalentemente sul parametro della scarsa collaborazione nello scambio di informazioni. In questo caso invece il dato finale è frutto della combinazione di due classifiche: la prima si basa esclusivamente sul grado di segretezza del paese analizzato, la seconda considera invece le dimensioni dei singoli centri finanziari in termini di servizi offerti ai non residenti (servizi offshore). Questo ultimo fattore spiega in parte perché Svizzera e Stati Uniti si trovano ai primi due posti (e la Germania al settimo), dal momento che si tratta di paesi che nella sola graduatoria della segretezza non sarebbero ai vertici (al primo posto ci sarebbe Vanuatu, nazione del Sud Pacifico, e al secondo Antigua & Barbuda).

Per l'Italia se la classifica finale è lusinghiera (41esimo posto), anche quelle parziali sono buone. Sul fronte della trasparenza siamo al posto 105 su 112. Un paese virtuosissimo. Tra le giurisdizioni meno segrete, invece ci piazziamo in ottava pozione (il paese più virtuoso sarebbe la Slovenia, tallonata dal Regno Unito e dal Belgio).

lunedì 29 gennaio 2018

Investimenti online, i dati passati non sono sempre amici del trader

Il fattore decisivo quando si fanno gli investimenti online è scegliere il momento giusto per uscire dal mercato. Se la previsione è sbagliati la scelta del momento per uscire argina le perdite, se la previsione è corretta invece ci consente di ampliare i guadagni. Molti trader assumono questa decisione valutando soprattutto i dati delle performance passate, così da orientarsi nelle proprie scelte. In realtà però questo atteggiamento è sbagliato perché ciò che è accaduto prima non è indicativo di ciò che potrà accadere in seguito. Resta comunque valido il principio che bisogna analizzare e contestualizzare quanto è accaduto.

Un rischio per gli investimenti online

Vediamo un esempio applicato ai titoli, in particolare alle azioni, sfruttando una piattaforma trading demo gratis migliore. Possiamo vedere che un paio di anni fa molti erano sicuri che le azioni fossero arrivate al top dopo una lunga corsa degli indici. Un rally lungo addirittura 7 anni, visto che l’indice S&P500 tra il 9 marzo 2009 e i 31 dicembre 2015 ha avuto un rialzo del +202%. Malgrado i presagi funesti, nei 12 mesi successivi non c'è stato alcun calo ed anzi lo S&P500 è salito di un altro 9,5%. E nel 2017 la storia si è ripetuta: anche in questo caso però il bilancio finale è stato +19,4%.

Un discorso simile vale anche per altri settori di investimenti online, come quello valutario. Sul cambio euro real brasiliano previsioni dicevano che sarebbe calato. E' vero che l'economia brasiliana è cresciuta molto, ma al tempo stesso è cresciuta anche quella europea. Alla fine l'euro si è rafforzato.

Tutto questo evidenzia che chi fa investimenti online (specialmente in azioni), deve essere consapevole che vanno considerati molti aspetti e non solo i dati passati. Se c'è un trend prolungato, non è detto che finirà per forza. Ma è probabile che i margini per un ulteriore marcia sono molto più limitati rispetto a prima. Ma non va mai dimenticato il contesto in cui si muove il mercato.

venerdì 26 gennaio 2018

Azionario in volo con Trump: metà dello S&P500 ha guadagnato più del 20%

L'effetto Trump ha fatto felici molti investitori di Wall Street. Da quando il presidente USA è in carica, l'azionario statunitense ha infatti tratto benefici enormi. Come quelli ottenuti da chi ha saputo scegliere con cura il momento in cui entrare e uscire dai mercati. In media chi ha puntato sull’azionario americano dovrebbe aver ottenuto un guadagno del 20%. Tuttavia l'andamento dell'azionario evidenzia una tendenza al rallentamento.

Infatti l’indice S&P500 dal giorno in cui Trump venne eletto (8 novembre 2016) è riuscito a spiccare un rialzo del 30,8% fino al 19 gennaio scorso 2017. Dal giorno dopo, ovvero quando Trump prestò giuramento, la marcia al rialzo dell'indice S&P500 è stata più lenta: 23,6%. Complessivamente da quando Trump è in carica più della metà dei titoli che fanno parte dello S&P 500 è salito del 20% o più. Bene.

L'analisi dei dati del mercato azionario

Se si esamina in modo più analitico l'indice, si scopre inoltre che tre società hanno messo a segno un rialzo superiore al 100%, altre 12 sono state in grado di piazzare uno scatto tra il 75% e il 99%, mentre 44 imprese hanno registrato un incremento più moderato ma comunque oltre il 50%. La maggior parte invece si colloca nella fascia di incremento tra il 25% e il 49%.

C'è però un altro dato importante: anche se alcuni settori sono stati più brillanti di altri (tecnologia, finanziari, healthcare, beni di consumo discrezionali, materiali di base e industriali, beni di prima necessità e energia), la crescita è stata trasversale ovvero ha coinvolto tutti i settori. I meno brillanti sono stati utilities, immobiliare e telecomunicazioni.

Va pure detto che questo clima euforico non sembra destinato a finire. secondo alcuni analisti infatti la festa non sembra ancora finita, e c'è spazio per altri guadagni. In special modo, a Wall Street non sarebbero ancora stati incorporati tutti gli utili aziendali legati ai tagli alle tasse voluti da Trump (diventati legge il 22 dicembre).

mercoledì 24 gennaio 2018

Mercati agitati per via del protezionismo di Trump

Non bastasse da sola la fase di debolezza che sta attraversando il dollaro, adesso ci si è messo pure il protezionismo di Trump ad agitare i mercati. Mentre il biglietto verde continua a scendere nonostante sia stato raggiunto un accordo sullo shutdown, l'attenzione si sposta sulle tensioni commerciali che prevedibilmente accadranno nelle prossime settimane. Per gran parte del 2017, le preoccupazioni sulla politica commerciale degli Stati Uniti sono state ipotetiche. Adesso invece sono concrete. Tutto ciò potrebbe avere grandi implicazioni non solo per gli Stati Uniti, ma in generale per gli equilibri dei mercati globali.

I possibili effetti sui mercati

Se la svolta protezionista di Trump dovesse continuare o acuirsi, il dollaro sarebbe uno dei principali beneficiari (per la quotazione attuale fare riferimento a Dukascopy Ecn broker, come funziona e recensione). Al contrario rimarrebbero esposte a questo problema dollaro canadese e peso messicano. L'avversione al rischio in questo momento domina sui mercati, mentre gli operatori stanno cercando di valutare i possibili impatti di un'escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

I primi effetti sono stati una buona performance di oro e CHF (ieri ha fatto affari d'oro chi ha puntato su questi asset con il miglior sito opzioni binarie autorizzati Consob). Le valute delle materie prime sensibili alla crescita sono invece sottoperformanti (MXN -1%). I rendimenti delle obbligazioni dei paesi sviluppati sono in calo e gli indici azionari globali sono piatti. Ferro e rame sono deboli, oro e petrolio sono fermi. Il NAFTA sarà in prima linea nella storia della tensione commerciale e le decisioni e il percorso intrapreso dagli Stati Uniti nelle prossime settimane potrebbero avere conseguenze estremamente significative a lungo termine.

Va anche aggiunto che un dollaro USA rafforzato dalle politiche commerciali protezionistiche, potrebbe minacciare la direzione reflazionistica e prociclica dei mercati azionari. Al momento i mercati vedono i rischi come piuttosto bassi. Le azioni sono vicine ai loro massimi e qualsiasi rischio percepito viene rapidamente sgretolato. Ma i mercati possono rendersi conto di sbagliare e cambiare idea in poco tempo, e peraltro sia Trump che la nuova amministrazione sono tutt'altro che prevedibili.

lunedì 22 gennaio 2018

Lavoro migliore negli USA? Secondo una ricerca è il "data scientist"

Qual è il lavoro migliore che si possa desiderare negli Stati Uniti? Data scientist oppure ingegneri. E' questo l'esito di una ricerca condotta dalla rivista U.S. News & World Report, basata sui dati del Bureau of Labor Statistics. Ad ogni tipologia di lavoro è stato associato un indice di soddisfazione professionale - tenendo conto anche dello stipendio - e così è stata definita una graduatoria.  

Classifica del lavoro migliore

Come detto la primo posto ci sono i data scientist, ovvero quegli analisti che si occupano di aggregare e studiare le informazioni relative al comportamento dei consumatori (i così detti "big data"). Il loro stipendio medio è pari a circa 110.000 dollari l’anno, mentre l'indice di soddisfazione professionale è di 4,4 su 5. Non stupisce quindi che sia proprio questo il "Best Jobs in America".

Al secondo posto sul podio c'è la categoria degli ingegneri. Il reddito è uguale a quello dei data scientist, ovvero in media 110.000 dollari l’anno. E' minore però l'indice di soddisfazione complessiva. Al terzo posto della classifica ci sono altri ingegneri, quelli specializzati nell'informatica. Guadagnano 106.000 dollari all’anno. La classifica prosegue con i tax manager (110.000 dollari l’anno) e i responsabili delle analisi finanziarie (112.000 l’anno).

Occhio però che la classifica, secondo U.S. News & World Report, potrebbe presto cambiare. Avanza infatti una nuova categoria di lavoro che potrebbe schizzare in vetta alla classifica: lo sviluppatore di software. Esattamente come lo scienziato dei dati, lo stipendio medio annuo supera i 100.000 dollari l'anno. Un'ultima annotazione. Se la classifica viene "rivista" aggiungendo anche come fattori chiave l’equilibrio tra lavoro e vita privata, stipendio e altre aree di sviluppo della carriera, allora c'è un'altra categoria che scala la classifica. Sono i dentisti, seguiti dagli assistenti medici e dagli infermieri.

venerdì 19 gennaio 2018

Ripple, molto più che una valuta digitale su cui fare trading

Sul mercato delle criptovalute, sotto i riflettori ci sono finiti soprattutto Bitcoin ed Ethereum. Ma nel vasto mercato delle monete digitali c'è un terzo elemento che invece merita molta attenzione. Si tratta di Ripple. Non a caso parliamo di uno degli asset più negoziati in assoluto in Corea del Sud, ovvero il mercato leader per le criptovalute. Giovani e anziani hanno investito molto in questo settore, con la speranza (non sempre verificata) di ottenere un rapido profitto.

Nel corso degli ultimi mesi l'XRP - l'abbreviazione di Ripple - è giunto tra le prime cinque criptovalute per capitalizzazione di mercato su CoinMarketCap. Basta vedere su una qualsiasi piattaforma di trading l'andamento delle quotazioni per verificarlo (qui è spiegato come funziona BDSwiss guida). Un guadagno di quasi il 150% durante la prima settimana di gennaio ha reso uno dei fondatori di Ripple e ora presidente, Chris Larsen, il quinto uomo più ricco del mondo. Egli ha un patrimonio stimato cresciuto fino a circa $ 55 miliardi.

Le differenze tra le altre valute digitali e Ripple

L'omonima azienda che lo elabora si trova a San Francisco, ed è stata fondata nel 2012 come fornitore di un sistema di elaborazione dei pagamenti in tempo reale basato su blockchain. Ebbene, anche se Ripple e Bitcoin sono comunemente associati entrambi al concetto di criptovalute, esistono delle notevoli differenze tra loro. E non ci riferiamo al fatto che ormai si puà fare trading cfd Bitcoin futures Markets.com. C'è molto altro.

Mentre Bitcoin è una valuta digitale basata sulla blockchain, Ripple è una rete di regolamento dei pagamenti in tempo reale con una valuta virtuale che funziona su una blockchain aziendale che afferma di avere più di 100 clienti in tutto il mondo, inclusi American Express, Santander e UBS. Dal punto di vista tecnico, Ripple è la risorsa digitale più veloce che eista, visto che gestisce 1.500 transazioni al secondo contro le 7 di Bitcoin.

Inoltre Ripple non mira a sostituire l'offerta legale esistente, a differenza di Bitcoin, bensì funziona assieme alle valute legali per consentire pagamenti più veloci ed efficienti. La valuta supporta anche pagamenti transfrontalieri più rapidi. Una delle principali critiche rivolte a Ripple è che non è completamente decentralizzata in quanto i validatori della rete distribuita sono entità note come banche e società di servizi finanziari, a differenza della blockchain di Bitcoin che fa affidamento su minatori anonimi. Ed ancora, XRP non consuma energia per il suo mining, visto che pre-esiste nella rete.

mercoledì 17 gennaio 2018

Banche, salgono ancora i prestiti a famiglie e imprese (+2,3%)

Crescono ancora i prestiti concessi a famiglie e imprese italiane. Nel corso del mese di dicembre l'incremento è stato del 2,3%, secondo i dati riportati dall'Associazione Banche italiane (ABI). Si tratta del 23esimo mese consecutivo al rialzo. Se consideriamo anche i prestiti concessi alla pubblica amministrazione, il dato sale ulteriormente fino al 2,4%. Si tratta di dati assolutamente confortanti, anche se rimaniamo molto lontani dai livelli record di credito concesso alle aziende che era stato toccato prima della crisi del 2007-09.

Va però sottolineato che quei livelli di indebitamento, che raggunsero importi a due cifre, difficilmente potranno essere eguagliati visto che la nuova regolamentazione cui sono sottoposti gli istituti di credito fissa dei paletti molto più rigidi. Peraltro le stesse aziende adesso ricorrono meno al canale bancario, facendo più affidamento alla propria generazione di cassa. Rispetto alla rilevazione di marzo, le aziende si dichiarano più ottimiste circa la situazione economica.

Investimenti e prestiti dalle banche

Rimane comunque molto positivo il dato relativo alla propensione a investire. Le imprese industriali e dei servizi hanno indicato ulteriori aumenti nei loro programmi di investimento pari a circa il 2,8% (in termini di spesa). Il dato è comunque spinto soprattutto dai programmi delle aziende di maggiore dimensione. Tuttavia il rapporto ABI evidenzia anche che la dinamica del credito rispetto all'andamento degli investimenti rimane contenuta. Posto pari a 100 il valore reale degli investimenti fissi lordi al primo trimestre 2008 (inizio crisi), nel terzo trimestre del 2017 l'indice si è posizionato a 77,4 con una perdita complessiva di circa 23 punti.

Per quanto riguarda le sofferenze nette bancarie, si evidenzia una certa stabilità (66,2 miliardi contro i 65,8 di ottobre) così come un netto calo rispetto allo scorso anno (erano circa 88 milioni). Secondo l'ABI ci si può attendere un ulteriore calo nei prossimi mesi.

lunedì 15 gennaio 2018

Euro e dollaro, settimana calda. Valuta unica alla prova dell'inflazione

La settimana sui mercati finanziari comincia con pochi spunti macro e tanta curiosità di vedere se l'euro cavalcherà ancora il rally rialzista. La valuta unica ha chiuso l'ultima settimana con uno slancio pazzesco che ha avuto due origini. Da una parte il contenuto delle minute della BCE ha evidenziato la possibilità di un cambio di rotta della politica monetaria, ovvero il tanto atteso rialzo dei tassi. Dall'altra l'accordo politico raggiunto in Germania per la formazione del nuovo Governo, ha dato un'ulteriore spinta alla valuta comunitaria.

Gli appuntamenti macro con euro e dollaro

L'avvio di questa settimana pare proseguire sulla falsariga di come si era chiusa la precedente. Questa mattina abbiamo visto su Plus500 che la moneta unica ha guadagnato ancora terreno sul dollaro portandosi oltre 1,22 (qui c'è la guida come usare Plus500 web trader). In giornata non sono attesi grossi dati macro, anche perché negli USA i mercati sono chiusi per le festività del Martin Luther King Day. Il dato più interessante è la bilancia commerciale di novembre dell'Eurozona.

Piatto più ricco quello di domani, dove sono attesi i dati sull'inflazione in Germania, Italia e Gran Bretagna. Nel primo pomeriggio occhio all'Indice Empire State Manufacturing degli USA. Ma è dopodomani che si avrà un dato molto atteso, ovvero quello finale del'inflazione nella Eurozona. Se dovesse essere positivo, è facile attendersi che l'euro salirà ancora contro il dollaro (riguardo al quale alle 20 ci sarà il Beige Book). Non a caso molti per allora avranno scelto il broker con spread bassi forex per poi tuffarsi nel mercato.

Giovedì toccherà ad alcuni dati dalla Cina (PIL, Produzione industriale, Vendite al dettaglio) e sarà seguito con attenzione l'intervento di Weidmann (membro BCE e Bubdesbank), uno di quelli che spinge per il rapido rialzo dei tassi da parte della BCE. Dagli USa arriverà l'Indice Philadelphia Fed Manufacturing gen e le richieste settimanali sussidi disoccupazione. Venerdì si chiude invece con l'Indice fiducia consumatori (Univ. Michigan).

venerdì 12 gennaio 2018

Indebitamento orientale sempre più in dollari. E le banche d'affari corrono

C'è un fiume di dollari americani che viaggia verso l'Asia. I grandi paesi orientali infatti, nella forsennata ricerca di risorse per finanziare le opere pubbliche e la crescita, hanno intrapreso la via dell'indebitamento estero. Una "moda" che contagia tanto il settore pubblico quanto quello privato. Così si spiega l'incremento fortissimo di emissioni di debito asiatiche denominate in biglietti verdi. Con la sola eccezione del Giappone, in tutti gli altri paesi c'è stato un forte incremento dell'indebitamento. Siamo infatti passati da poco più di 100 miliardi l’anno nel 2012-13 a circa 200 nel 2014-16.

E nel 2017 le emissioni hanno raggiunto la cifra record di quasi 350 miliardi. Il fenomeno peraltro non accenna ad esaurirsi, tant'è che nel 2018 si ritiene che l'indebitamento in dollari possa arrivare oltre i 400 miliardi.

Il mercato dell'indebitamento

indebitamento dollariE' chiaro che una corsa del genere all'indebitamento spinge in tanti a salire sul carro. Con una crescita a tali ritmi è chiaro che tutti vogliono esserci. Ecco allora che è schizzato anche il numero di istituti d’affari attive sul mercato dei bond asiatici in dollari. Siamo passati da una cinquantina attive nel 2012, a circa 170 che hanno operato nell'ultimo anno.

Peralto è cresciuto anche il numero di banche che sono impegnate come bookrunner, passate da una media di 3 fino a 4/5, con la conseguente riduzione delle commissioni pagate dagli emittenti per l’arrangement e il collocamento (fee). A tal proposito va segnalato il caso di Barclays e Standard Chartered. I due colossi hanno fatto parte del pool che ha collocato 1,3 miliardi di dollari di debito da parte di tre compagnie di stato indiane, e come commissione hannno ricevuto... 1 dollaro. Questo fa capire quanto la voglia di esserci sia più importante del desiderio di guadagnarci. Le banche d’affari infatti sperano di generare ricavi da business collegati (ad esempio con i currency swap o le commissioni sul trading), e quindi sono disponibili a intermediare anche gratis.

martedì 9 gennaio 2018

Sterlina, reazione blanda dopo il rimasto del governo May

I mercati hanno reagito in modo tiepido al rimpasto di Governo nel Regno Unito. La May più che stravolgere il suo Esecutivo ha soltanto ricollocato alcune posizioni. Malgrado questo la sterlina è andata leggermente al rialzo contro l'euro, ed anche oggi sale leggermente. Il Primo Ministro britannico ha confermato in blocco i ministri di primo piano (Esteri, Interni, Brexit, Tesoro). La novità maggiore invece è la nomina di Brandon Lewis a presidente del partito conservatore. Peraltro il suo annuncio è stato condito da una grossolana gaffe, visto che al suo posto era stato annunciato Chris Grayling - altro fedelissimo della May - come nuovo presidente dei Tories. Il tweet è stato subito cancellato ma la figuraccia è stata fatta.

Alla fine l'impressione che se ne è ricavata è quella di una May molto debole. Se la premier sperava di riaffermare la sua autorità dopo il disastroso risultato elettorale di giugno, non c'è affatto riuscita. Anche per questo i mercati hanno reagito in modo freddo. Se non è stata penalizzata la valuta britannica nella sessione di lunedì, è solo perché l'euro (nonostante i dati macro in gran parte favorevoli) è rimasto debole a causa dei timori per le difficoltà nei colloqui di coalizione in corso in Germania, che sono in corso da settembre 2017. Il cambio GBP / EUR si è aperto nella regione di 1.1275, chiudendo successivamente più in alto intorno a 1.1336 di sera come visto sulla nostra piattaforma di trading (qui c'è la guida Markets.com cos'è come funziona).

Le prospettive a breve della sterlina

Come detto, anche oggi si assiste a un lieve rialzo della valuta britannica, ma comunque i trader sembrano molto cauti nell'impegnarsi nel cross GBP / EUR. Il punto è che la riorganizzazione dell'esecutivo sta ancora andando avanti. Non è ancora stata creata una posizione di "ministro per il commercio". Se ciò dovesse avvenire oggi, allora la sterlina potrebbe calare bruscamente poiché suggerirebbe che la possibilità di lasciare l'UE senza un accordo è ancora sul tavolo. Tenetelo a mente, se stato osservando la classifica piattaforme di trading online perché pensate di tuffarmi nel mercato.

Dal punto di vista macro, le prossime notizie economiche in arrivo dal Regno Unito saranno l'annuncio della bilancia commerciale (mercoledì mattina) che dovrebbe segnalare un deficit commerciale considerevole. Se così fosse, allora la sterlina potrebbe risultare penalizzata e innescare un calo del tasso di cambio GBP / EUR, a seconda che i trader considerino questo un risultato di instabilità legata alla Brexit. Occhio invece al dato del PIL tedesco (uscirà giovedì). Se dovesse crescere secondo o oltre le attese, allora ciò potrebbe innescare un rally dell'Euro.

domenica 7 gennaio 2018

Prezzo di frutta e verdura, aumento choc nel 2017. Colpa del clima

Nel corso del 2017 i prodotti alimentari hanno evidenziato un incremento di prezzo del 1,9%, secondo i dati resi noti da Istat. Nel paniere c'è soprattutto una voce che lascia a bocca aperta, quella del rincaro degli alimentari non lavorati come frutta e verdura. Per loro l'aumento annuo di prezzo è arrivato infatti al 3,6%, quasi il triplo della media degli altri alimenti. Secondo Coldiretti la spiegazione sta nel clima impazzitto che si è avuto nell'anno appena finito. Sarebbe questa la principale spiegazione dell'inflazione sul carrello della spesa.

Peraltro secondo Coldiretti, una cosa analoga dovrebbe verificarsi anche nel corso del prossimo anno. La raccolta di miele negli alveari è infatti praticamente dimezzata, ci sarà l'addio ad una bottiglia di vino su quattro e un calo dell'11% della produzione di olio di oliva rispetto alla media dell'ultimo decennio. Insomma, anche nel 2018 si prospetta un carrello della spesa più costoso.

Distribuzione inefficiente e prezzo

Va anche detto che secondo Coldiretti gli aumenti di prezzo sono stati spesso ingiustificati, perché c'è stata una differenza enorme tra il costo dei prodotti in campagna e quelli al dettaglio. Il passaggio dal produttori al consumatore sarebbe infatti stato oggetto di grosse speculazioni, con prezzi che sono raddoppiati passando dal campo al dettaglio. Tutto ciò comporta anche il rischio per i consumatori che prodotti di importazione siano spacciati per italiani e venduti anche a prezzi più alti del normale. Una vera stortura nella organizzazione del sistema distributivo, tanto che aumenta il numero di persone che si rivolge alla vendita diretta dei prodotti agricoli in azienda. L'acquisto diretto dagli agricoltori continua a crescere.

Va anche ricordato che tra le misure per la valorizzazione del settore agricolo, la manovra 2018 dà agli agricoltori l'opportunità di vendere direttamente al consumatore prodotti trasformati e cucinati, anche in modo itinerante. Via libera quindi allo street food contadino.

venerdì 5 gennaio 2018

Mercato azionario, l’euro può frenare il Vecchio Continente

Esattamente come si era chiuso il 2017, l'anno nuovo comincia all'insegna di un euro che spinge forte e di un dollaro che fa fatica a tenere il passo. Insomma quello scenario che nessuno un annetto fa poteva immaginare, ha invece preso corpo e continua a essere ben chiaro. Ricordiamo che negli ultimi 12 mesi il biglietto verde ha perso oltre il 12 per cento rispetto alla divisa della Unione Europea. Ma come si ripercuote questo sul mercato azionario?

Chi utilizza delle piattaforme trading bonus senza deposito se ne preoccupa poco, visto che il suo rischio è limitato. Ma sbaglia perché la correlazione è molto forte. Il rapporto di forza tra euro e dollaro ha impattato fortemente sui listini europei. Solo nei primi 5 mesi del 2017 l’indice Eurostoxx è riuscito a guadagnare l’11,7% e lo Stoxx 600 il 9,5%, e questo a fronte di un moderato aumento dell'euro contro dollaro: appena il 3,2%. Nei successivi 7 mesi invece il biglietto verde ha perso molto più terreno contro l'euro (-9,3%) con un effetto frenante sulle borse europee: Eurostoxx -1,5% e Stoxx 600 -1,7%.

Possibili scenari sul mercato azionario

Questo cosa implica? Se la coppia euro dollaro dovesse oscillare poco, allora tanto l’Eurostoxx quanto lo Stoxx 600 potrebbero andare al rialzo. C'è chi stima anche del 10%. Ma data questa correlazione tra biglietto verde e borse europee, se l'euro dovesse andare oltre quota 1,25, allora i due indici azionari europei perderebbero probabilmente quota. C'è tempo comunque per dedicarsi a vedere qual è il miglior sito per trading online, prima di dover tirare le somme.

Nel frattempo ci si potrà dedicare anche all'esame dei risultati di bilancio del quarto trimestre 2017. Questo permetterà di verificare le implicazioni dell’apprezzamento dell’euro sui margini e sui profitti delle società europee. Da ciò dovrebbe venire fuori una prima importante indicazioni riguardo alle prospettive degli utili 2018 delle imprese europee. Ma non sarà affatto facile confermarsi sui livelli del quarto trimestre 2017 (+15,8%).

mercoledì 3 gennaio 2018

Aziende: Italcementi compra Cementir per 315 milioni di euro

Cambia lo scenario per il mercato dei materiali da costruzione. Nella giornata del 2 gennaio infatti, Italcementi ha completato il closing per acquisire Cementir sborsando 315 milioni e confermando con forza il suo ruolo di leader del settore. La compravendita ha per oggetto le attività nazionali del gruppo romano, mentre Bergamo rimarrà la sede centrale. Le attività acquisite sono 5 cementerie a ciclo completo e 2 centri di macinazione, oltre che un network di terminal e impianti di calcestruzzo attivi sul territorio nazionale. Italcementi va quindi ad ingrandirsi, visto che la struttura industriale fino a oggi era formata da 6 cementerie a ciclo completo, un impianto per prodotti speciali, 8 centri di macinazione del cemento, 113 impianti di calcestruzzo e 13 cave per inerti.

Come cambiano le due aziende

cementerieSi tratta di un passaggio importante, visto che dopo diversi anni Italcementi torna a crescere in Italia. L'operazione di acquisizione aveva già ricevuto il via libera da parte dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che si era espressa favorevolmente lo scorso mese di novembre. Tuttavia, il Garante aveva posto solo alcune condizioni riguardanti la cessione di alcuni impianti. L'accordo tra le due società era stato annunciato il 19 settembre 2017 da Italcementi e Cementir Holding. Questa operazione rappresenta per Italcementi un'importante opportunità di crescita nel mercato italiano dei materiali per le costruzioni. Sia per composizione geografica che di qualità degli asset industriali, la combinazione che risulta dall'operazione è perfetta.

Adesso bisognerà integrare le due realtà che fino a oggi avevano vissuto separate. In un primo periodo verranno mantenuti inalterati denominazione sociale e i marchi delle società acquisiti. Verrà invece dato subito avvio al processo di integrazione degli asset e delle risorse all’interno della nuova realtà industriale. Il tutto verrà svolto con modalità idonee ad assicurare la continuità aziendale e il controllo da parte del nuovo management. Secondo alcune stime, l'operazione consentirà sinergie sui costi per almeno 25 milioni di euro entro il 2020.