La classifica generale dell'indice di opacità finanziaria è stata elaborata da "Tax justice network", un’organizzazione che esamina proprio questo genere di aspetti per tenere d'occhio i paradisi fiscali. Svizzera e Stati Uniti sono quindi stati bocciati, mentre l'Italia è stata promossa. Sul paese elvetico qualche dubbio c'è sempre stato, visto che parliamo della patria del segreto bancario. Così come non stupisce che al terzo posto ci siano le Isole Cayman. Nella Top10 c'è anche la Germania così come il Lussemburgo. Poi anche Emirati Arabi, Hong Kong, Singapore, Taiwan e Guernsey.
I calcoli per la trasparenza finanziaria
Per effettuare questi calcoli si è usato un approccio diverso dalle consuete blacklist, che sono basate prevalentemente sul parametro della scarsa collaborazione nello scambio di informazioni. In questo caso invece il dato finale è frutto della combinazione di due classifiche: la prima si basa esclusivamente sul grado di segretezza del paese analizzato, la seconda considera invece le dimensioni dei singoli centri finanziari in termini di servizi offerti ai non residenti (servizi offshore). Questo ultimo fattore spiega in parte perché Svizzera e Stati Uniti si trovano ai primi due posti (e la Germania al settimo), dal momento che si tratta di paesi che nella sola graduatoria della segretezza non sarebbero ai vertici (al primo posto ci sarebbe Vanuatu, nazione del Sud Pacifico, e al secondo Antigua & Barbuda).Per l'Italia se la classifica finale è lusinghiera (41esimo posto), anche quelle parziali sono buone. Sul fronte della trasparenza siamo al posto 105 su 112. Un paese virtuosissimo. Tra le giurisdizioni meno segrete, invece ci piazziamo in ottava pozione (il paese più virtuoso sarebbe la Slovenia, tallonata dal Regno Unito e dal Belgio).






E' chiaro che una corsa del genere all'indebitamento spinge in tanti a salire sul carro. Con una crescita a tali ritmi è chiaro che tutti vogliono esserci. Ecco allora che è schizzato anche il numero di istituti d’affari attive sul mercato dei bond asiatici in dollari. Siamo passati da una cinquantina attive nel 2012, a circa 170 che hanno operato nell'ultimo anno.


Si tratta di un passaggio importante, visto che dopo diversi anni Italcementi torna a crescere in Italia. L'operazione di acquisizione aveva già ricevuto il via libera da parte dall’