Intanto la quotazione di Apple negli ultimi giorni ha subito una piccola battuta d'arresto, dopo aver guadagnato circa il 10% nella settimana precedente. Chi ha puntato sul titolo di Cupertino rischia di averlo fatto tardi, quindi. Speriamo per loro che almeno abbiamo sfruttato un conto trading con bonus senza deposito.
Le maggiori imprese USA al fianco della Apple
La Apple però non ci sta. E adesso dalla sua parte si è schierata anche la Business Roundtable, ovvero l'associazione dei ceo delle maggiori aziende Usa. La settimana scorsa, proprio la BR ha fatto partire una lettera verso l'Europa, nella quale si chiede di ribaltare il giudizio su Apple.Ben 185 amministratori delegati americani hanno firmato quella lettera, che vuole essere un modo per fare pressione sui leader dei 28 paesi membri della Ue. Secondo loro la UE rischia di auto-infliggersi una ferita grave. «Nell'interesse di tutti i paesi che rispettano lo stato di diritto, non può essere permesso alla decisione di sopravvivere».
Ma lo scontro aspro transoceanico è ben lungi dal finire. A seguito della lettera, il commissario Ue per la concorrenza Margrethe Vestager non si è mossa di un centimetro dalle sue posizioni. «Se chiedono che una decisione deve essere ribaltata, allora devono sapere che ciò deve avvenire prima che la decisione sia presa. E' troppo tardi adesso». La richiesta, insomma, è giunta fuori tempo massimo.
La UE si prepara quindi al muro contro muro. Con l'aggravante che non sarà solo con la Apple, ma anche con le maggiori aziende americane. Queste ultime sono preoccupate delle possibili evoluzioni che potrà avere il loro mercato in Europa. Effettivamente, una decisione del genere - giusta o sbagliata che sia - rischia di creare un precedente pericoloso. Le aziende USA potrebbero infatti decidere di fare un passo indietro dai mercati europei, rinunciando ad alcuni investimenti già fatti o in programma.
Ecco perché hanno sollecitato anche la Merkel a "lavorare con i colleghi per ribaltare la decisione e mettere fine all'uso delle inchieste sugli aiuti di stato che scavalcano la capacità di un paese e di altri membri Ue di determinare e interpretare le loro leggi fiscali". Un'accusa già respinta dalla UE: «Non siamo parziali sulle nazionalità. Applichiamo la legge. Non vi è alcun dato statistico che confermi qualche forma di parzialità». Avanti col prossimo round.
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