L'Istat smonta l'entusiasmo di Renzi
Secondo l'istituto nazionale di statistica, infatti, nel secondo trimestre il prodotto interno lordo (PIL) è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente. Il fatto che sia salito dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2015 è poca cosa. Il dato conferma che l'Italia resta in coda alle maggiori economie mondiali insieme alla Francia. Nello stesso periodo il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% nel Regno Unito.L’Istat spiega anche il significato del dato. «Dal lato della domanda interna, i consumi nazionali sono stazionari in termini congiunturali, sintesi di un aumento dello 0,1% dei consumi delle famiglie e di un calo dello 0,3% della spesa della PA, mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una flessione dello 0,3%. Le importazioni sono aumentate dell’1,5% e le esportazioni dell’1,9%».
Se considerata al netto delle scorte, la domanda nazionale ha sottratto 0,1 punti percentuali alla variazione del PIL. I contributi per i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP) sono sostanzialmente pari a zero, così come gli investimenti fissi lordi. Peggio ancora, si registra un contributo negativo (-0,1 punti percentuali) per la spesa della Pubblica Amministrazione (PA). «La variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,1 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato positivo per 0,2 punti percentuali».
«Il valore aggiunto – conclude – registra incrementi congiunturali nell’agricoltura (0,5%) e nei servizi (0,2%) mentre diminuisce (-0,6%) nell’industria. All’interno dei servizi si rilevano settori in flessione e settori in espansione: incrementi significativi riguardano le attività professionali e di supporto (0,5%) e quelle del comparto del commercio, trasporto e alloggio (0,4%); all’opposto, il calo più marcato riguarda le attività finanziarie e assicurative (-0,6%)».
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