Fed e petrolio tengono in ostaggio i mercati
Ma è chiaro che sono altre le notizie che si attendono dagli USA. E ci riferiamo alla questione dei tassi di interesse. La FED non ha chiarito ancora quale posizione assumerà. Un giorno sembra possibile un aumento del costo del denaro, il giorno dopo arriva una smentita. Logicamente, questa situazione di incertezza tiene sulle spine il mercato e lo rende tanto isterico quanto debole e orientato alla prudenza. Per non parlare del mercato valutario, il Forex (scopri qui che cos'è il forex) letteralmente aggrappato agli umori statunitensi.
Diventa così quasi una liberazione l'appuntamento del prossimo 20-21 settembre, quando la FED dovrà tirare giù (almeno in parte) il velo riguardo alla questione del rialzo dei tassi di interesse. Finora sappiamo che la Yellen è possibilista, che i dati macro dicono che non è consigliabile operare adesso una stretta monetaria, mentre un paio di esponenti FED hanno opinioni sostanzialmente opposte in merito.
Non meno difficoltoso lo scenario del petrolio, che continua a scivolare sempre di più. L'accordo tra produttori per congelare la produzione e stabilizzare il mercato resta lontanissimo. Questo aumenta la pressione al ribasso della quotazione del greggio, anche oggi malgrado si sia saputo della diminuzione delle scorte USA ad agosto.
Dal punto di vista macro, intanto, giungono nuove notizie. L'Italia resta in deflazione mentre in Francia i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,3% congiunturale e dello 0,2% su anno. L'inflazione di fondo italiana (al netto dell'energia) è stabile e aumenta dello 0,4% su anno.
A luglio, intanto, la produzione industriale europea è in frenata dell'1,1% nell'Eurozona e dell'1% nell'Ue a 28 paesi, dopo che nel mese precedente era aumentata.
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