sabato 22 ottobre 2016

Imprese, la denuncia della Cgia: «Pressione fiscale al 49%, un'enormità»

Chi fa impresa, oltre a dover sostenere dei costi di apertura che sono molto più altri di quelli medi europei, deve fare poi i conti con una pressione fiscale che sfiora il 50%. In pratica su ogni 100 euro che guadagni, 500 se li prende lo Stato.
Come avere un socio alla pari che in azienda non fa nulla e però ti prende metà dei soldi. «Impossibile fare business così», denuncia la Cgia.

Il dato choc che penalizza le imprese

Va fatta una precisazione sull'allarma lanciato dalla Cgia. Secondo i dati ufficiali il carico fiscale è del 42,6% (rispetto al 50% denunciato dalla Cgia), ma in realtà nel fare questo calcolo sconta una distorsione.
Viene infatti dato dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive ed il Pil prodotto in un anno. Però nel PIL viene inclusa anche la quota di attività "sommersa", cioè che non è in regola ed evade stabilmente le tasse.

Se il PIL viene depurato di questo dato e viene inclusa solo l'attività legale, allora il suo valore diminuisce ed ecco che si svela la percentuale "reale" di peso fiscale che grava sui contribuenti diventa 50%.
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E' chiaro che di fronte a queste cifre qualsiasi imprenditore, anche il più illuminato, fa fatica a reggersi in piedi. Vero è che il Governo Renzi ha previsto nella nuova legge di Bilancio una serie di misure per alleggerire il carico fiscale, ma comunque questo non cambierà molto le cose, visto che il peso delle tasse rimane ancora eccessivo.
A maggior ragione, si tratta di un'imposizione fiscale che si rivela ingiustificata rispetto alla qualità e alla quantità dei servizi pubblici erogati. Davanti a una situazione simile, diventa complicato immaginare che possa esserci quello slancio in grado di ridare vitalità alla nostra economia.

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