Mini-summit deludente, cala il prezzo del petrolio
Già le premesse di questo summit non erano state buone. Anche se riunione era allargata a produttori esterni all’Opec, in realtà c'erano solo Russia e Messico. Peraltro anche in rappresentanza dei 14 membri dell’Organizzazione, c'erano solo alcuni esponenti e neppure di rilievo. Erano presenti solo Qatar, Algeria, Venezuela, Emirati Arabi e Gabon.
Intanto, l'ultimo bollettino dell'OPEC pubblicato ieri ha confermato che la produzione del cartello è balzata ai massimi degli ultimi 8 anni, totalizzando a settembre un output di 33,39 milioni di barili al giorno, con una crescita di 220 mila rispetto ad agosto.
Chiara la delusione del mercato, che ha reagito spingendo nuovamente al ribasso - di circa l’1% - il Brent che è sceso sotto 52 dollari al barile, mentre il derivato sul WTI passa di mano a 49,74 dollari (dati della piattaforma LCG conto demo).
I dati sulle scorte USA
Intanto non sono giunti neppure dati positivi dagli USA. L'Api ha infatti evidenziato che le scorte di greggio Usa sono aumentate. Nella settimana conclusa il 7 ottobre sono infatti salite di 4,9 milioni di barili, contrariamente alle previsioni degli analisti che si attendevano un aumento di 900mila di barili. Si tratta del primo aumento in sei settimane.
Il Dipartimento all'Energia ha comunicato che gli stock di benzina sono scesi di 1,9 milioni di barili, più del calo previsto di 1,4 milioni di unità. Le scorte di distillati, che includono il combustibile da riscaldamento, sono calate di 3,7 milioni di barili contro stime per una flessione di 1,3 milioni di unità.
Infine l'utilizzo della capacità degli impianti è al all'85,5%, contro l'88,3% del dato precedente e l'87,4% atteso dagli analisti.
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