Disastro Cina, ecco come fronteggerà il debito
Se consideriamo il debito totale (ovvero la somma tra pubblico e privato) il rapporto arriva fino al 247% del pil, mentre nel 2005 era al 165%. Una situazione complicatissima, che ha spinto il governo a varare delle manovre per arginare il fenomeno. Le misure sono frutto di un coordinamento con la People’s Bank of China, il Parlamento e i ministri economici del governo, oltre che con i rappresentanti delle authority di controllo sulle imprese statali.
Dal momento che il debito delle imprese cinesi è più elevato di quello delle altre grandi economie mondiali, è stato varato un piano di conversione in azioni, il cosiddetto “debt-for-equity swaps”. Prevede che le società possano convertire il loro debito verso le banche in capitale. Sarà comunque necessario raggiungere prima un accordo con i creditori. Sarà invece vietato convertire in favore delle aziende “zombie”, ovvero quelle che presumibilmente sono destinate a chiudere nel prossimo futuro. Significherebbe infatti sfruttare il piano solo per non pagare le scadenze.
Per garantire che il piano di conversione abbia successo, il Consiglio di Stato sta pensando alla creazione di agenzie apposite, che fungeranno da intermediari tra le aziende e gli istituti di credito per la conversione dei debiti. Le banche cederanno loro i crediti verso le aziende coinvolte, poi spetterà alle agenzie occuparsi della conversione, finanziandosi sul mercato oppure emettendo obbligazioni. In sostanza, i crediti delle banche cinesi verrebbero cartolarizzati.
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