giovedì 18 settembre 2025

Tassi di interesse, arriva il primo taglio nel 2025 della FED

Dopo una lunghissima attesa, finalmente la Federal Reserve ha annunciato il taglio dei tassi di interesse, il primo di quest'anno, per 25 punti base. Al termine del meeting di settembre, il costo del denaro scende nella forbice fra il 4% e il 4,25%.

La decisione del FOMC, l'organo di politica monetaria della FED, è stata unanime nell'intenzione di tagliare i tassi, ma non nella misura. Stephen Miran, governatore nominato da Trump, avrebbe infatti voluto un taglio di mezzo punto percentuale.

Perché adesso la FED taglia i tassi di interesse

La banca centrale USA ha sforbiciato i tassi di interesse grazie a un contesto macroeconomico più favorevole. Dal fronte dei prezzi giungono infatti segnali positivi, perché ormai l'inflazione sembra sotto controllo. Il recente rialzo è visto come un fisiologico effetto collaterale dell’entrata in vigore dei dazi. 

Al tempo stesso, l’indebolimento del mercato del lavoro ha spinto l'istituto di Washington a dare maggior sostegno all'economia.

Le prospettive sui tassi di interesse

Il taglio dei tassi di interesse era dato per scontato dai mercati, che hanno rivolto l'attenzione soprattutto sulle dot-plot, ossia le tabelle con le intenzioni di voto dei membri del FOMC. Leggendole, bisogna aspettarsi altri due tagli nel 2025, per un totale di mezzo punto.

Tuttavia la FED continua a ribadire che valuterà attentamente i dati che arriveranno, prima di prendere ulteriori decisioni. Inoltre in conferenza stampa, il presidente Powell ha cercato di gettare acqua sul fuoco, facendo intendere che questa mossa serve solo a calibrare meglio i rischi piuttosto che dare inizio a un nuovo ciclo di allentamento.

La reazione del mercato

Questo spiega perché l'andamento del dollaro è stato caratterizzato da una certa volatilità. Prima della riunione della FED, il Dollar Index era sceso a 96,4, il livello più basso da febbraio 2022. chi sa usare Fibonacci trading ha visto un ritracciamento cadere. Subito dopo le parole di Powell, è rimbalzato salendo verso 96,8. Hanno chiuso invece più contrastati i mercati azionari statunitensi.

martedì 16 settembre 2025

Quotazioni troppo basse, il mercato del grano italiano è a rischio

Uno dei pilastri della nostra agricoltura è senza dubbio il grano. Quello nazionale è destinato alla produzione della pasta made in Italy, famosa e apprezzata in tutto il mondo, ed anche ai prodotti da forno che consumiamo tutti i giorni. Tuttavia le quotazioni hanno raggiunto un livello così basso, che diventa sempre meno conveniente produrlo.

Scenario produttivo e quotazioni

Secondo un'analisi fatta da Coldiretti, nell'ultimo biennio le quotazioni del grano duro sono calate di circa un terzo. Alla borsa di Foggia sfiorano appena i 300 euro per tonnellata, come non accadeva da agosto del 2022. Il problema è che, di fronte a delle quotazioni così basse, diventa sempre più complicato per i produttori assicurarsi dei margini ragionevoli.

I costi di produzione infatti rimangono elevati, soprattutto quelli per l'energia, mentre dall'estero continua a giungere grano di peggior qualità ma a bassissimo costo, che fa enorme concorrenza a quello nostrano. Alla fine i produttori di grano italiano non riescono più a coprire i costi con i ricavi, con il risultato che molti stanno abbandonando la produzione.

La concorrenza di grano estero

Uno dei problemi più seri che sta affrontando il settore del grano italiano è la concorrenza straniera. Nei primi cinque mesi di quest'anno il frumento duro in arrivo dall'estero è cresciuto del 18%. Addirittura il grano canadese che giunge in Italia è più che raddoppiato in questo lasso di tempo. Ma i paesi di provenienza sono tanti, come Turchia e Russia. Inondano il mercato italiano con la loro produzione a ridosso della stagione di raccolta, provocando così un crollo delle quotazioni.

A peggiorare le cose c'è la forte svalutazione del dollaro in questo 2025. Infatti dal momento che le transazioni di grano avvengono nella valuta statunitense, il suo deprezzamento rispetto all'Euro rende ancora più competitive le importazioni di grano straniero.

Gli standard competitivi

C'è un altro fattore molto delicato che riguarda le normative. I produttori italiani sono soggetti a rigidi controlli e devono rispettare determinati standard che invece all'estero sono decisamente più blandi. Basta pensare al glifosato che viene usato in Canada, che invece in Europa è vietato.

mercoledì 10 settembre 2025

Prezzo dell'oro, la corsa a suon di record non finisce

Le accresciute aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve e le continue tensioni sul fronte geopolitico hanno dato un'ulteriore spinta al prezzo dell'oro, che ormai si sta incamminando verso la soglia dei 3700 dollari per oncia.

I nuovi picchi del prezzo dell'oro

Dopo aver guadagnato circa il 5% durante il mese di agosto, anche in questa prima parte del mese di settembre il prezzo dell'oro continua a crescere. Nelle ultime ore sul mercato spot un'oncia è arrivata a sfiorare i €3.700 dollari, ritoccando ulteriormente il record fissato la scorsa settimana. Sul grafico mensile c'è una candela doji trading rialzista. 

Soltanto dall'inizio dell'anno i guadagni complessivi hanno raggiunto il 35%, una performance che ha consentito al metallo giallo di superare notevolmente tutte le principali asset class, Bitcoin incluso.

Cosa c'entra la Fed

Uno dei driver principali dell'ultimo impulso è la politica monetaria degli Stati Uniti. Dopo che i dati sul mercato del lavoro sono stati deboli, le aspettative che la Banca Centrale americana effettuerà una sforbiciata ai tassi di interesse sono cresciute al 92%, per quanto riguarda il mese di settembre. Inoltre l'85% dei mercati ritiene che ci saranno almeno due tagli entro la fine dell'anno. Del resto lo stesso Jerome Powell, quando parlò al Simposio di Jackson Hole, ammise che c'erano crescenti rischi di inflazione e per l'occupazione, rafforzando le attese su tagli dei tassi. 

Questo scenario riguardante la Fed si sta ripercuotendo anzitutto sul dollaro, che si è indebolito del 9% dall'inizio dell'anno, con il Dollar Index che viaggia sotto ruota 98 anche se resta allineato alla linea centrale della forchetta di Andrews pitchforks. L'indebolimento del biglietto verde è un altro fattore rialzista per il prezzo dell'oro.

Le tensioni geopolitiche

Ma a soffiare vento nelle vele del lingotto ci sono anche le tensioni geopolitiche. Oltre a quelle relative alla guerra tra Russia e Ucraina, ci sono anche i problemi legati ai dazi commerciali che stanno creando un clima di forte incertezza e nervosismo sui mercati. Questi sono fattori che spingono il prezzo dell'oro, ritenuto dagli investitori bene rifugio contro i periodi di turbolenza.

domenica 7 settembre 2025

Costi della vacanza, per gli italiani la voce più grossa è il cibo

Quest'anno per assicurarsi una vacanza più piacevole possibile, gli italiani hanno deciso di spalancare il portafoglio soprattutto per il cibo. Tra i vari costi sostenuti, infatti, quello per i generi alimentari è il più elevato di tutti. 

Cara vacanza, quanto mi costi

L'analisi delle vacanze degli italiani è stata fatta da Coldiretti/Ixè, che anzitutto evidenzia come i 38 milioni di italiani che si sono concessi almeno un giorno di vacanza, hanno sostenuto costi complessivi per 24,6 miliardi di euro.
Questa cifra conferma come il settore del turismo resta una dei cardini della nostra economia.

Spesa media pro capite

Altri numeri interessanti vengono evidenziate nel report. I costi medi sostenuti da ogni persona sono 648 euro, anche se ci sono forti differenze tra le diverse fasce di reddito e tipologie di viaggiatori. Un terzo ha speso meno di 500 euro, la maggior parte (47%) si colloca nella fascia tra 500 e 1.000 euro, mentre il 17% ha speso tra 1.000 e 2.000 euro. Appena il 3% ha superato questa cifra.

Tuttavia l'indagine di Coldiretti/Ixè mette anche in evidenza che c'è stato un cambiamento significativo nelle abitudini di spesa dei viaggiatori. Infatti i costi maggiori vengono sostenuti per il cibo più che per gli alloggi. Hanno assorbito circa un terzo della spesa complessiva.
Si tratta di un dato sorprendente, che segnala un cambio culturale evidente della società italiana contemporanea, dove l’esperienza gastronomica è considerata sempre di più una parte integrante della vacanza.

Durata delle vacanze

Un altro aspetto interessante riguarda la durata delle vacanze, che per un terzo dei viaggiatori è stata breve, ossia tra i 4 giorni e una settimana. Un quarto del totale invece ha potuto concedersi tra una e due settimane di vacanza, mentre il 13% si è concesso appena tre giorni.

Questi dati sono significativi se confrontati con quelli di 10 anni fa: oggi la durata media complessiva delle ferie si è attestata a 9,7 giorni, mentre all'epoca era superiore agli 11 giorni. È evidente che l'inflazione e il costo della vita si fanno sentire, così come le difficoltà crescenti a conciliare ferie lunghe con il lavoro. Ma è frutto anche di fattori culturali, come la la crescente popolarità dei “micro-viaggi” e delle vacanze spezzate durante l’anno.

martedì 2 settembre 2025

Prezzi del petrolio, settembre comincia con il piede giusto

In attesa della nuova riunione del cartello di produttori, i prezzi del petrolio cominciano il mese di settembre con una crescita di circa l'1%. La quotazione è stata spinta soprattutto dalla preoccupazione riguardo possibili interruzioni delle forniture, legate all'intensificarsi della battaglia tra Russia e Ucraina.Ma incide anche l'indebolimento del dollaro.

Dove si trovano i prezzi del petrolio

Sul mercato il prezzo del Brent ha superato i 68 dollari per barile, mentre il WTI si è avvicinato alla soglia dei 65 dollari. I prezzi del petrolio sono reduci da un mese di agosto molto negativo, durante il quale hanno perso oltre il 6% a causa dell'aumento delle forniture da parte dei paesi dell'Opec+. 

È stato il primo mese di calo dei prezzi negli ultimi quattro, e ha spinto i prezzi del petrolio sotto la media mobile 200 periodi.

La tensione Russia-Ucraina

Per quanto riguarda le prospettive, sembra che i prezzi del petrolio non stiano imboccando una direzione chiara, dal momento che l'eccesso di offerta nel quattro trimestre viene compensato dalle nuove tensioni geopolitiche.

I mercati sono preoccupati per i flussi di petrolio russo, dopo che le spedizioni settimanali dai loro porti sono scesi al minimo di un mese. Intanto il presidente ucraino Zelensky ha promesso attacchi di rappresaglia sul territorio russo, dopo che i droni lanciati da Mosca hanno colpito gli impianti energetici nel nord e nel sud dell'Ucraina.

Il sondaggio Reuters che non alimenta le speranze

Nel frattempo secondo un sondaggio Reuters pubblicato sul finire della scorsa settimana, i prezzi del petrolio non dovrebbero aumentare molto quest'anno rispetto ai livelli attuali, dal momento che l'incremento della produzione aumenta il rischio di un surplus di offerta. Allo stesso tempo le minacce di sanzioni da parte degli Stati Uniti frenano la crescita della domanda.

Il ruolo del dollaro USD

Anche il calo del dollaro sta influenzando l'andamento dei prezzi del petrolio, che sono legati da correlazioni inverse rispetto al biglietto verde.
Nella giornata di lunedì la quotazione del biglietto verde si è avvicinata al minimo di cinque settimane (mentre si forma una candela spinning top), rendendo così il petrolio meno costoso per gli acquirenti che utilizzano altre valute.

Bisognerà osservare con attenzione il report sul lavoro statunitense di questa settimana, perché darà indicazioni sullo stato di salute dell'economia a stelle e strisce e sulle prospettive di tagli dei tassi da parte della Fed, cosa che potrebbe aumentare l'interesse per attività più rischiose come le materie prime.

giovedì 28 agosto 2025

Finanza, in Italia molti faticano a capire anche i concetti di base

La comprensione dei temi basilari dell'economia non è soltanto un fatto di scuola, ma un aspetto fondamentale per poter prendere delle decisioni efficaci nella propria vita. Per questo è allarmante che l'Italia sia molto indietro in quanto a conoscenza di finanza, come evidenzia un report stilato da OCSE/Infe (International Survey of Adult Financial Literacy, dicembre 2023).

Il report OCSE sulla conoscenza della finanza

Il nostro paese si colloca al 36esimo posto su 39 in quanto a conoscenza dei temi della finanza. 

Per giungere a questa classifica sono stati fatti dei sondaggi su alcuni concetti, e purtroppo soltanto il 16,6% degli italiani è riuscito a raggiungere un punteggio di 70 su 100, che è ritenuto quello minimo che occorre a gestire le proprie finanze in modo consapevole.

Problemi nella vita reale

Questo significa che più di 8 italiani su 10 non sanno gestire la propria situazione economica in modo davvero oculato. Cioè sa gestire i propri soldi, sa cosa fare dei propri risparmi e sa come proteggersi dai rischi di mercato.

Sono numeri impietosi, soprattutto se li mettiamo a confronto con quelli di altri paesi europei. La Germania è il paese guida la classifica, visto che lì oltre 7 persone su 10 raggiungono il punteggio minimo. Da noi, come detto, è poco più di 1 su 10. In Estonia e Finlandia sono quasi 5 su 10, in Spagna e Francia 4 su 10.

Comportamenti pratici scorretti

Tra le varie lacune che abbiamo in tema di finanza, una delle più serie riguarda proprio i comportamenti pratici. Ne facciamo correttamente solo 6 su 9, mentre gli altri 3 sono sbagliati. Anche in questo caso, la nostra posizione in classifica è nei bassifondi.

Tra i comportamenti scorretti che facciamo più spesso c'è quello di dimenticarci dei nostri conti. Soltanto poco più della metà degli italiani li controlla in modo costante. Gli altri lo fanno sporadicamente e questo aumenta il rischio di incappare in truffe finanziarie. Già il 10% circa degli italiani ne è stato vittima, e solo 1 su 10 di loro aveva le capacità di difendersi efficacemente.

domenica 24 agosto 2025

Investitori, ecco gli appuntamenti chiave dell'ultima settimana di agosto

Gli occhi dei mercati saranno puntati sulla FED e su Nvidia nei prossimi giorni. La questione dei tassi di interesse torna infatti ad essere cruciale per gli investitori, mentre la trimestrale del colosso tech sarà il cardine per gli investitori del mercato azionario.

Cosa guarderanno gli investitori

Dopo il discorso di Jerome Powell al simposio di Jackson Hole, le prospettive sui tassi globali saranno al centro dell'attenzione in questa settimana. Gli investitori studiano la sostenibilità dei segnali accomodanti lanciati dal capo della Federal Reserve, che hanno già provocato una pesante marcia indietro del dollaro. 

L'index del biglietto verde è sceso a meno di 98 venerdì, dopo che il presidente della Fed ha accennato a possibili tagli dei tassi, sebbene la disoccupazione rimanga bassa. Peraltro sta continuando a formarsi un diamante Diamond analisi tecnica, un pattern molto affidabile.

Dati macro e trimestrale Nvidia

Sul fronte macro, gli investitori aspettano il report sul reddito personale, sulla spesa e gli indici dei prezzi PCE statunitensi, oltre alle stime aggiornate sul PIL del secondo trimestre.
Inoltre, gli utili di Nvidia offrono nuove prospettive sul sentiment globale sull'intelligenza artificiale. Il gigante della progettazione di chip quest'anno ha vissuto un balzo del 31% a Wall Street.

Gli appuntamenti in Europa

Spostandoci in Europa, l'attenzione degli investitori si concentrerà sui verbali della riunione di luglio della BCE, che potrebbe definitivamente fermarsi dopo che otto tagli nell'ultimo anno hanno portato i costi di finanziamento al livello più basso dal 2022. Sul fronte dei dati, i dati sull'inflazione delle maggiori economie della regione saranno attentamente monitorati.
Nel Regno Unito si prospetta una settimana più tranquilla, cosa che non agevola una strategia spread trading forex sulla sterlina.

Il resto del mondo

Il calendario economico della Cina prevede la pubblicazione del PMI ufficiale, mentre il Giappone vivrà molte pubblicazioni economiche, tra cui produzione industriale, vendite al dettaglio, disoccupazione, fiducia dei consumatori e inflazione di Tokyo.
L'Australia si concentrerà sui verbali della riunione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia, con crescenti aspettative per un taglio dei tassi il mese prossimo.

mercoledì 20 agosto 2025

Agricoltura italiana, scatta l'allarme per la raccolta delle mele

Il cardine dell'economia nazionale senza dubbio è l'agricoltura, sia per quanto riguarda il contributo interno che per il nostro export. Ecco perché è scattato un allarme dopo aver visto gli ultimi numeri riguardo alla raccolta delle mele, da poco iniziata nel nostro paese.

Il mercato delle mele e l'agricoltura

Anche se il nostro paese rimane comunque un gigante europeo nel mercato delle mele, visto che siamo secondi soltanto alla Polonia, la stagione della raccolta si è aperta con un dato che preoccupa gli esperti di agricoltura.  

C'è stato infatti un calo produttivo medio del 3% rispetto all'anno scorso. Complessivamente la produzione è stata pari a 2,25 miliardi di chili. Sembra un calo irrisorio, ma in realtà è molto importante e soprattutto è frutto di una forte disomogeneità a livello regionale.

I dati per territorio

Alcune aree manifestano grandi difficoltà, mentre poche altre stanno vivendo una fase di rimbalzo positivo. Questo è un aspetto importante secondo gli esperti di agricoltura. I dati diffusi da Coldiretti evidenziano che il Trentino ha aperto questa stagione di raccolta come una crescita del 5%, male invece il Veneto dove il raccolto è crollato dell'11%. 

Un calo più contenuto c'è stato anche in Alto Adige, 3%, mentre l'Emilia Romagna segna -6%. La situazione più complessa però è quella del Piemonte, dove la flessione produttiva raggiunge il 15%, il dato peggiore a livello nazionale. Al lato opposto della classifica c'è invece la Lombardia, dove la raccolta delle mele segna più 35%.

La spiegazione

Il motivo dietro questo andamento così vario ed eterogeneo è sostanzialmente climatico. La forte variabilità degli eventi atmosferici, e soprattutto l'impatto di quelli più estremi si fanno sentire sulla produzione della nostra agricoltura, generando anche situazioni estremamente variabili - come abbiamo appena visto - da regione a regione. 

Un discorso analogo riguarda anche la varietà delle singole mele. Quelle Golden, che sono una varietà più diffusa nel nostro paese, hanno registrato un aumento del 3%. Una delle varietà tradizionali come la Red Delicious ha raggiunto invece il minimo storico (-21%). Gli aspetti dell'Agricoltura sottolineano poi il forte calo delle mele biologiche, che sono scesi al 7% rispetto al raccolto totale.

giovedì 14 agosto 2025

Industria dell'auto in crisi, Porsche taglia la guidance e vira sulla difesa

Con i tempi difficili che stanno riguardando il settore automobilistico, la storica holding tedesca Porsche ha deciso di fare una virata strategica, puntando sull'industria della difesa. E' lì che prevede di fare grossi investimenti nel prossimo futuro.

La crisi di una grande industria

Il velo su questa nuova strategia è stato alzato in occasione della presentazione dell'ultima trimestrale. Porsche Automobil Holding SE, la holding che detiene partecipazioni rilevanti nelle case automobilistiche Volkswagen e Porsche AG (titoli che si possono negoziare sulle App trading bonus senza deposito), ha visto crollare l'utile netto di quasi la metà (da 2,1 miliardi del 2024 a 1,1 nel primo semestre 2025).

Questo crollo è legato soprattutto al forte calo di valore delle due grandi partecipazioni nei colossi dell'industria automobilistica europea (specialmente Volkswagen). Ancora più pesante il crollo dell’utile al netto delle imposte, precipitato a 300 milioni dai 2,1 miliardi dell’anno precedente.
La notizia positiva è che Porsche SE è riuscita a ridurre il debito netto a 4,9 miliardi di euro (da 5,2 miliardi).

La svolta sulla strategia aziendale

Siccome le prospettive dell'industria dell'auto continuano ad essere deboli, Porsche SE prevede ora un risultato netto rettificato del Gruppo al netto delle imposte compreso tra 1,6 e 3,6 miliardi di euro (in precedenza: tra 2,4 e 4,4 miliardi di euro).
Ma soprattutto, questo scenario ha spinto il management della holding tedesca a guardare altrove per i propri affari, per cercare di uscire dalla crisi più profonda della sua storia. Così la holding delle famiglie Porsche-Piëch ha reso ufficiale l’ingresso nel settore della difesa.

NB. Su molti titoli dell'industria tedesca quotati in borsa è possibile diventare copy trader opzioni binarie.

Il progetto

Vista la situazione geopolitica molto tesa e i crescenti requisiti in materia di sicurezza, Porsche SE ha deciso di tuffarsi con maggiore enfasi nel settore della difesa e della sicurezza, pur mantenendo il focus principale sulla mobilità e sulla tecnologia industriale.

Nel prossimo futuro, la holding vuole creare una piattaforma per investimenti in aziende tecnologiche emergenti nel settore della difesa. Inoltre verrà organizzato un "Defense Day". L'impegno si concentrerà su settori tecnologici come la sorveglianza satellitare, i sistemi di ricognizione e i sensori, la sicurezza informatica o i sistemi logistici e di approvvigionamento.

martedì 12 agosto 2025

Tariffe commerciali, Trump a lunga di tre mesi la tregua con la Cina

La data del 12 agosto era guardata con grande timore da parte dei mercati, dal momento che sarebbero dovuti entrare in vigore le tariffe commerciali contro la Cina. Un colpo di coda finale, Donald Trump ha però firmato un ordine esecutivo che allunga la tregua commerciale con Pechino per altri tre mesi, fino al 9 novembre.

Nuova speranza per disinnescare le tariffe commerciali

Washington e Pechino avranno altri 90 giorni di tempo per negoziare un accordo definitivo sulle tariffe commerciali, che altrimenti sarebbero state subito al 145% (l'export cinese verso gli USA) e al 125% (l'export americano Verso la Cina).  

Al momento invece i dazi rimangono decisi giunto a maggio, tariffe al 30% sui beni cinesi e al 10% su quelli Made in USA.
La nuova scadenza per raggiungere un'intesa è fissata proprio prima dell'impennata delle importazioni in vista del periodo natalizio.

Il mercato sorride ma resta dubbioso

È chiaro che aver scongiurato il pericolo maggiore ha rincuorato i mercati (le Borse UE sono positive dopo l'annuncio), che in ogni caso restano nell'incertezza riguardo a ciò che accadrà in futuro con le tariffe commerciali (non solo riguardo ai rapporti USA- Cina). 

Per adesso la proroga della tregua allenta i timori di una possibile nuova escalation, ma i nodi da sciogliere rimangono ancora tanti (si pensi alla tutela della proprietà intellettuale, agli aiuti di Stato e alle limitazioni alla vendita di tecnologie sensibili) e nessuno può immaginare che cosa accadrà in futuro.
Lo stesso Trump è rimasto sul vago nel parlare alla stampa, limitandosi a dire "Vedremo cosa succederà".

USA, Cina e Russia

La questione delle tariffe commerciali si intreccia anche con la questione della guerra in Ucraina, e quindi con la Russia. Infatti Pechino è un acquirente importante del petrolio russo e Trump vorrebbe interrompere o quantomeno ridurre notevolmente questo legame. In una partita analoga, quella con l'India, Trump ha imposto dazi secondari al 25% per gli acquisti di Nuova Delhi sul mercato petrolifero russo. Con la Cina potrebbe fare altrettanto.

mercoledì 6 agosto 2025

Banca Monte Paschi, il primo semestre si chiude con un boom

Tra le relazioni semestrali più attese di questa settimana c'era quella presentata da Banca Monte Paschi. L'istituto senese, dopo anni di grandi difficoltà, adesso si è rimesso in pista con numeri importanti e con ambizioni di conquista all'interno del RisiKo che sta interessando il settore.

Gli ultimi numeri della banca

Il primo semestre dell'istituto toscano si è chiuso con un balzo degli utili pari a 21,4%. In termini assoluti sono 857 milioni di euro. Lo scorso anno durante il primo semestre gli utili furono 706 milioni. 

Banca Monte Paschi ha realizzato inoltre ricavi per circa 2 miliardi di euro, con una crescita del 1,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questo risultato deriva innanzitutto dalla forte crescita delle commissioni nette (9,1%) e dagli altri ricavi della gestione finanziaria (32,2%). Ciò ha consentito di bilanciare gli effetti negativi della dinamica del margine di interesse -6,7%, innescata dal calo dei tassi della BCE.

Il risultato operativo lordo del gruppo sale a 1,1 miliardi, mentre il risultato operativo netto è cresciuto a 936 milioni (dai 897 precedenti).

La solidità del patrimonio

Un aspetto che colpisce di banca Monte Paschi è la solidità del patrimonio netto del gruppo, che viene confermata dai vari coefficienti patrimoniali. Inoltre l'istituto senese sottolinea che i risultati dello stress test 2025 sono stati i migliori di sempre, a conferma della capacità del gruppo di generare capitale in modo sostenibile.

La reazione in borsa

Sulla scia di questi numeri, il titolo Monte Paschi ha messo il turbo a Piazza Affari. La quotazione è infatti cresciuta del 5% (con il Market facilitation index che evidenzia la forte spinta dei compratori), risultando non solo il titolo migliore di un settore che comunque è andato in crescita generalizzata, ma in assoluto quello che ha realizzato i guadagni maggiori di tutto il FTSE Mib. 

NB. Quando si negozia un titolo in borsa, bisogna sempre tenere d'occhio la sua deviazione standard trading per la volatilità.   

Protagonista nel RisiKo bancario

Intanto la banca di Siena è determinata a recitare un ruolo importante all'interno del RisiKo bancario che caratterizza l'Italia. MPS Infatti è pronta a rilanciare l'offerta pubblica di scambio su Mediobanca visto che ha un eccesso di capitale pari a 2,8 miliardi, che potrebbe consentire di potenziare l'offerta su piazzetta Cuccia.

lunedì 4 agosto 2025

Mercato azionario, eToro prepara una svolta blockchain

Chi opera sui mercati conosce il nome di eToro, una delle aziende più innovative per gli amanti del trading online. Da maggio scorso ha anche un proprio titolo quotato al Nasdaq, l'indice tech del mercato azionario USA, e ben presto potrebbe realizzare una nuova svolta.

Una blockchain per il mercato azionario

L'amministratore delegato Yoni Assia, CEO della piattaforma di trading, ha detto in un'intervista a Fortune che verrà sfruttata una propria blockchain per sostenere milioni di transazioni mensili e accelerare l’offerta di nuovi asset digitali.

Uno strumento del genere servirà a eToro per supportare l’enorme volume di transazioni gestito ogni mese (su titoli del mercato azionario, valute, crypto, etf ed altro), visto che le reti esistenti non sono più in grado di farlo con efficienza. Dal punto di vista tecnico verrà sfruttata una sidechain, ossia una “catena leggera” collegata a una blockchain principale. Questo dovrebbe permettere, mantenendo i massimi standard di sicurezza, la gestione in modo più veloce ed economico delle operazioni.

A chi affidare la nuova struttura?

Al momento non è stato ancora deciso a quale piattaforma si affiderà eToro come partner tecnologico. Ci sarebbero trattative in corso con 4 o 5 potenziali candidati. Servirà comunque del tempo prima di arrivare al lancio definitivo, che dovrebbe comunque essere graduale. Inizialmente questa possibilità sarà data solo al mercato Europeo, e comunque aperta solo a investitori scelti. 

La tokenizzazione dei titoli

Concretamente, il processo di tokenizzazione di titoli del mercato azionario e di ETF più popolari negli Stati Uniti, trasformerà questi asset tradizionali in digitali ERC20 (lo standard dei token su Ethereum). Questo consentirà di scambiarli 24 ore al giorno per 5 giorni, ossia oltre le attuali limitazioni degli orari di borsa. 

In partenza, saranno 100 i titoli e ETF tokenizzati, tra cui i principali nomi USA. Inoltre, le azioni tokenizzate potranno essere trasferite tra i wallet digitali di eToro, spianando così la strada a una finanza decentralizzata anche per titoli regolamentati sul mercato azionario.

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martedì 29 luglio 2025

Investire in azioni, ecco perché le small cap USA sono attraenti

Dopo un semestre molto proficuo per il mercato azionario, adesso è il momento di porsi delle domande per chi intende investire in Borsa. Dove potrebbero essere le migliori occasioni del secondo semestre? 

Dove si può investire

Ci sono dei dati interessanti che potrebbero suggerire delle opportunità ai trader. Ad esempio, si può investire nelle small cap statunitensi, visto che trattano fortemente "a sconto" rispetto alle large cap. Se è vero che questo trend dura ormai da diversi anni, è altrettanto vero che questo scarto raramente è stato così marcato.

A fine maggio il Russell 2500 quotava a 17,5 volte il multiplo P/E prospettico a 12 mesi, contro le 22,2 volte dell’S&P 500. Questo divario di circa 5 punti è una finestra d’ingresso molto accattivante per chi vuole investire nel mercato statunitense.

L'instabilità genera un'occasione

Ma perché questo scarto è così ampio? Fondamentalmente, il divario è stato accresciuto dalle incertezze macroeconomiche. Normalmente, nei periodi di incertezza chi vuole investire nell'azionario si rivolge alle mega cap, perché sono considerate rifugio sicuro. Ma se uno ha la capacità di andare oltre la volatilità di breve termine, le small cap evidenziano grandi potenzialità.

NB. Quando vi tuffate nel mercato azionario, attenzione a investire con la leva finanziaria, perché presenta anche dei rischi.

Gli utili societari

C'è anche un altro aspetto importante da sottolineare. Secondo le ultime stime, la crescita dell’utile per azione (EPS) prospettico del Russell 2500 supera quella dell’S&P 500 su orizzonti di uno, due e tre anni. Ciò conferma che c'è un grosso potenziale di crescita.
Questa impressione è confermata anche dal trend dei ricavi, perché le proiezioni indicano che la crescita prevista per le small cap sarà più ampia.

Conclusioni

Premesso che se intendete investire, la prima cosa da chiedersi è come sapere se un broker è affidabile, a quel punto se si combinano valutazioni storicamente attraenti e una dinamica di utili molto solida, allora investire nelle small cap statunitensi può essere una scelta da considerare. Ciò vale soprattutto per chi intende diversificare il portafoglio in vista della prossima fase del ciclo di mercato.

giovedì 24 luglio 2025

Banche, cresce ancora il numero di conti correnti e dal Parlamento arriva una novità...

Il numero di conti correnti attivi in Italia continua a crescere. Secondo un recente report, nelle nostre banche, dal 2019 alla fine del 2024 c'è stata una crescita del 13,2%. Oltre 48 milioni di conti attivi, ossia 5,6 milioni in più rispetto al 2019.

I numeri delle nostre banche

L'incremento dei conti correnti presso le banche è un fenomeno che viaggia trasversalmente lungo tutto il paese, come evidenzia il report dellla Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani

Il maggior numero di conti si trova a Nord-Ovest, con oltre 18,2 milioni (quasi un quinto in più rispetto a 5 anni prima). Segue il Nord-est con 10,4 milioni. Il Centro sfiora i 10 milioni mentre al Sud risultano 6,3 milioni di conti correnti attivi. Balza all'occhio il fatto che nel nord-ovest del paese ci sia il triplo dei conti correnti rispetto a quelli del Meridione, dove pure negli ultimi cinque anni c'è stata una crescita che sfiora il 10%. Fanalino di coda della classifica sono le Isole, con 3,1 milioni di conti.

Un sesto dei conti è aperto a Milano

Le aree metropolitane si confermano quelle con il maggior numero di conti correnti attivi presso le banche. A Milano ci sono 8,1 milioni di punti, ossia il 17% del totale nazionale, un sesto. Più di quanti ce ne sono nell'intero Sud Italia e il doppio di quelli della capitale Roma, dove se ne contano 4,3 milioni.

Al terzo posto c'è Torino con 1,8 milioni, poi Napoli con 1,3 milioni. Seguono Brescia, Bergamo, Firenze, Bologna, Palermo e Bari. Come si può notare, sono tutte città che hanno una forte presenza industriale commerciale o amministrativa, oltre ad avere una popolazione residente molto numerosa.

La grande novità che arriva dal Parlamento

L'importanza di questi numeri aumenta se si considera che è stato appena dato il primo via libera ad una grande novità nel rapporto tra banche e clienti. 

La camera ha infatti approvato il testo che impedisce agli istituti di credito di rifiutarsi di aprire un conto corrente e impedisce altresì di chiuderlo se ha un saldo anche minimamente attivo. L'unica motivazione che può giustificare il diniego riguarda eventuali violazioni delle disposizioni nazionali ed europee sul riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. In pratica, l'apertura di un conto corrente diventa un diritto che non può essere negato dalle banche, se non per motivi assolutamente gravi.

lunedì 21 luglio 2025

Mercati finanziari, fari puntati sulla BCE

Ci stiamo avvicinando al periodo estivo, e gli appuntamenti macro cominciano ad essere più rarefatti. Nonostante questo, sui mercati finanziari ci sarà molta carne a cuocere. Al di là del conto alla rovescia sulla questione dazi, c'è il meeting della BCE a tenere banco.

Gli eventi clou per i mercati finanziari

Durante i prossimi giorni, l'attenzione del mercato rimarrà focalizzata soprattutto sugli sviluppi commerciali. Entro l'1 agosto bisognerà raggiungere un accordo tra Stati Uniti, Europa e altri partner, altrimenti secondo Trump scatteranno nuovi dazi che renderanno le vacanze estive più amare a tutti.
Sul fronte macroeconomico, il calendario prevede i dati sugli ordini di beni durevoli, gli indici PMI globali di S&P e le vendite di case nuove ed esistenti.

I mercati finanziari presteranno molta attenzione al discorso del presidente della Fed Jerome Powell. Tutto ciò indirizzerà il dollaro, che nell'ultima settimana ha guadagnato un altro po' di terreno. Il Dollar Index è rimasto oltre quota 98, ma l'indicatore alligator trading non segnala alcunché.

Cosa accadrà in Europa

Nel vecchio continente l'appuntamento più importante è il meeting BCE che si riunisce giovedì. I mercati finanziari non prevedono alcuna modifica dei tassi dopo otto tagli consecutivi, visto che l'inflazione nell'Eurozona è tornata all'obiettivo del 2% a giugno. Nel frattempo, sono attesi gli indici PMI flash per l'Area Euro, Germania, Francia e Regno Unito, con modesti miglioramenti previsti sia nel settore manifatturiero che nei servizi.

Nel Regno Unito, l'ONS pubblicherà i dati sulle vendite al dettaglio a seguito di una lettura positiva del British Retail Consortium.
Nel frattempo, si prevede che la Banca Centrale di Turchia avvierà un nuovo ciclo di allentamento, con un taglio del tasso di 250 punti base al 43,50%, mentre la Banca Centrale di Russia dovrebbe anch'essa ridurre il tasso di 100 punti base.

Il calendario in Asia e Australia

Altra banca che si riunisce è quella della Cina, che dovrebbe mantenere invariati i tassi di interesse principali sui prestiti a uno e cinque anni. Ciò dovrebbe avere un minimo impatto sullo Yuan, anche se suggeriamo di osservare l'andamento del OSMA oscillator.
In Giappone, l'attenzione sarà rivolta agli indici PMI preliminari di luglio e ai dati sull'inflazione di Tokyo. I mercati finanziari aspettano con interesse anche i risultati delle elezioni della Camera alta. 

La stagione delle trimestrali

Questa settimana proseguirà la stagione degli utili negli Stati Uniti, con importanti aziende come Alphabet, Tesla, Verizon, Coca-Cola, T-Mobile e IBM pronte a pubblicare i loro risultati trimestrali.

mercoledì 16 luglio 2025

Vendite in calo nel settore auto? Con questi prezzi sono un lusso

Nell'arco di una dozzina di anni, il mercato dell'auto ha riservato una bruttissima sorpresa ai clienti. I prezzi infatti sono cresciuti del 52%. Non c'è da meravigliarsi allora se le vendite sono in calo e la crisi in cui questa industria è precipitata non sembra avere via di uscita.

Prezzi alti, giù le vendite

Un tempo le auto erano disponibili per ogni fascia di clienti, dal più esigente e spendaccione fino a quello che cercava semplicemente una macchina per risolvere la sua esigenza di mobilità. E le vendite andavano benone. Poi però lo scenario è cambiato, e oggi un’auto nuova resta solo un miraggio per molti italiani.

Se nel 2013 il prezzo medio di una vettura era 19.000 euro, oggi il prezzo medio è salito a 30.000 euro. Un aumento del 52%. Il guaio è che nel frattempo i redditi familiari sono saliti del 29%. Fatta eccezione per la Dacia Sandero, la soglia dei 15mila euro è ormai solo un ricordo.

Da bene di massa a bene di lusso

Questo disallineamento ha trasformato l’automobile da bene di massa a bene quasi di lusso, spingendo al ribasso le vendite. Di fronte a uno scenario così negativo, due italiani su tre rinunciano o rimandano l’acquisto dell'auto. Ciò porta alla conseguenza che il nostro parco auto in circolazione invecchia. Ha superato i 13 anni di media, e oltre la metà delle auto usate acquistate ha più di dieci primavere.

I driver della crescita dei prezzi

Va detto che i grandi marchi dell'industria automobilistica non sono sciocchi a spingere i prezzi all'insù, facendosi del male da soli. I listini delle auto si sono impennati per diverse ragioni.
Il primo è la transizione elettrica, che ha comportato un sistema di regole severe e scadenze così imminenti da costringere le imprese a investire tanto e in fretta, senza avere numeri chiari e sicuri riguardo alle future tendenze di mercato. Le vendite di auto elettriche hanno avuto un boom passeggero, soprattutto grazie agli incentivi. Finiti quelli, per le industrie dell'auto è cominciata la crisi dell'auto elettrica. L’elettrificazione, più che un’opportunità, è diventata un moltiplicatore di costi. 

Come se non bastasse questo, si sono aggiunti in sequenza altri problemi: la pandemia ha inceppato la produzione, la crisi dei chip ha ridotto l’offerta, la guerra in Ucraina ha fatto esplodere i costi energetici e le materie prime.

sabato 12 luglio 2025

Valute, la svalutazione strategica dello Yuan è un bel problema

Nel primo semestre del 2025, sul mercato delle valute abbiamo assistito ad una progressiva perdita di valore dello Yuan cinese, in special modo riguardo all'euro. Si tratta di uno scenario che, come vedremo a breve, apparentemente non avrebbe giustificazioni e che dovrebbe metterci sull'allerta.

L'andamento delle valute

Se pensiamo alla politica di tagli dei tassi che ha cominciato la BCE, cosa che normalmente fa abbassare la forza delle valute, avremmo dovuto aspettarci una svalutazione dell'Euro rispetto allo Yuan, o quantomeno un bilancio sostanzialmente invariato. 

Del resto è così che sta succedendo tra la valuta cinese e il Dollaro statunitense, di cui rapporto di cambio ha mantenuto effettivamente una certa stabilità nel primo semestre di quest'anno. Invece l'andamento tra euro e yuan è cambiato, visto che l'EUR/CNY è cresciuto e all'orizzonte non si vedono pattern di inversione candlestick.

Che cosa sta facendo la Cina

A partire dal 2017 Pechino sta incrementando notevolmente le proprie riserve di valute sotto forma di depositi. Anche i crediti concessi all'estero stanno crescendo, così come gli investimenti cinesi in titoli stranieri. Soprattutto la crescita delle "shadow reserves" evidenzia che la Cina si trova in una posizione di forza, che dovrebbe stimolare l'apprezzamento dello yuan in condizioni di libero mercato. E allora perché sta accadendo l'opposto rispetto all'Euro?

Il ruolo di Pechino e i pericoli per l'Europa

La svalutazione della divisa cinese è frutto di una specifica strategia del governo, almeno in questa fase. La Cina sta utilizzando il cambio tra valute come un'arma per guadagnare quote di mercato all'estero (cosa che scombussola i piani di chi vuole fare scalping Forex sulla valuta cinese). 

Una volta che lo Yuan si svaluta rispetto all'Euro, le esportazioni cinesi diventano molto più competitive mentre le importazioni più costose. La bilancia commerciale quindi si squilibra e questo può mettere pressione alle industrie del vecchio continente. Le difficoltà delle aziende europee saranno crescenti se non viene arginato questo fenomeno.

lunedì 7 luglio 2025

Turismo, l'Italia sta cambiando volto: meno alberghi e più affitti brevi

La buona notizia di questo periodo è che il turismo italiano continua a viaggiare al ritmo spedito, e le previsioni per questa estate confermano una tendenza molto incoraggiante. Tuttavia c'è anche un aspetto che merita di essere evidenziato, riguardo una trasformazione che sta agendo in modo radicale in uno dei settori più importanti dell'economia italiana.

La nuova tendenza del turismo

Quello di cui stiamo parlando è la crescente richiesta di affitti brevi, che si accompagna alla riduzione del numero di alberghi sul nostro territorio. Dal 2008 oggi sono calati del 5,5%, scendendo da 34 mila unità a circa 32.000 (parliamo delle strutture che sono ufficialmente censite da Istat). 

Nello stesso periodo di tempo invece gli annunci italiani su Airbnb sono passati da una cinquantina ad oltre 600mila, con una crescita superiore al 1150%.

La rivoluzione strutturale

Questi dati confermano che nel turismo italiano è in atto una vera e propria rivoluzione strutturale, perché sta cambiando il modo in cui i turisti vivono il nostro paese. Se nel 2010 il fenomeno degli affitti brevi era una novità che per lo più riguardava i giovani, le cose sono cambiate notevolmente nel corso degli anni. Oggi infatti il fenomeno degli affitti brevi è un industria globale che supera di quasi venti volte il numero degli alberghi.

Il successo degli affitti brevi

Il turismo fondato sugli affitti brevi ha avuto terreno fertile grazie a diversi fattori, a cominciare dall'innovazione digitale passando per la flessibilità dell'offerta. Ma soprattutto ha ampliato notevolmente la platea dei possibili offerenti, dal momento che chiunque possiede una seconda casa oppure una stanza libera può monetizzare grazie agli affitti brevi.

I problemi da risolvere

Questo scenario porta anche un sè anche numerosi interrogativi e problemi, che riguardano anzitutto la regolamentazione degli affitti brevi, la sostenibilità e la tenuta dell'intero sistema. Non ci sono delle regole armoniche a livello nazionale, e questo crea problemi in primo luogo all'industria alberghiera, che sta subendo una progressiva erosione delle quote di mercato, con inevitabili di cadute anche sul piano occupazionale. Senza contare l'aspetto fiscale degli affitti brevi, visto che il fenomeno spesso sfugge all'occhio dell'Erario.

mercoledì 2 luglio 2025

Prezzo dell'oro, c'è qualche analista che lo vede a 4000 dollari

Nonostante la corsa del prezzo dell'oro sembri aver rallentato il suo ritmo, molti analisti ritengono che ci siano numerosi fattori che agiranno ancora da forza propulsiva, spingendo il lingotto verso nuovi record nel breve e medio periodo.

Il rally del prezzo dell'oro

Dall'inizio del 2024 le quotazioni del metallo pregiato sono andate in salita in modo pressoché costante. Il prezzo del loro spot è salito dalla già ragguardevole cifra di 2600 dollari per oncia a quasi 3.400 dollari (a metà giugno). L'aumento complessivo è stato quasi del 65%. Chi conosce il sistema Fibonacci trading, ha visto cadere molti ritracciamenti ed estensioni durante questo periodo di tempo.

Per rendere l'idea di quanto forte sia stato questo rally, basta pensare che l'indice S&P 500 è cresciuto nello stesso periodo del 28% (facendo comunque felici tantissimi investitori).

Perché dovrebbe crescere ancora?

Ma per quale motivo molti analisti ritengono che la corsa del prezzo del loro proseguirà? I fattori di crescita individuati sono diversi. Ad esempio l'inflazione strutturalmente più elevata in tutto il mondo. Oppure la politica fiscale accomodante negli Stati Uniti, dove c'è anche il problema dell'elevato indebitamento. La debolezza del dollaro, che ha perso in parte il suo ruolo di status di bene rifugio, proprio a beneficio dell'oro. Senza dimenticare poi le tensioni geopolitiche che ci sono in tutto il mondo. Sono tutti driver rialzisti del prezzo dell'oro.

NB. E' interessante vedere anche l'andamento del prezzo dell'oro rispetto alle valute, tenendo sotto mano una tabella correlazione valute Forex.

Gli accumuli delle banche centrali

Ma uno dei motivi più importanti per la crescita delle quotazioni del lingotto è il continuo accumulo da parte delle banche centrali. In maniera pressoché costante, i dati del World Gold Council evidenziano una crescita di oro fisico nei forzieri delle banche centrali di tutto il mondo. Inoltre guardando al futuro, un recente sondaggio evidenzia che il 95% delle autorità monetarie prevede di aumentare le riserve auree ulteriormente nei prossimi 12 mesi.

Tutto questo spiega perché gli analisti ritengono ancora molto probabile ulteriore aumenti del prezzo dell'oro in futuro. Alcuni ritengono che il metallo pregiato possa arrivare ai 4.000 dollari per oncia già entro quest'anno.

lunedì 30 giugno 2025

Prezzi in rialzo anche nei b&b, dal 2020 una crescita del 30%

Una soluzione gradita a una grande fetta di turisti che vengono nel nostro paese è il pernottamento nei bed and breakfast. Si tratta di soluzioni meno formali rispetto agli hotel, ma anche più economiche (o almeno così dovrebbe essere). Nonostante l'offerta sia cresciuta nel corso degli ultimi anni, anche i prezzi dei b&b hanno marciato in rialzo. E pure di parecchio.

La corsa dei prezzi

La fotografia della situazione arriva da uno studio dell'Osservatorio B&B Cashless di SamUp, che ha elaborato i dati forniti da Istat, Altroconsumo e Ministero dello Sviluppo Economico

Si scopre così che i prezzi medi per una notte in b&b sono cresciuti del 30% dal 2020. Va detto però che la forbice di convenienza rispetto agli hotel si è addirittura ampliata, visto che gli alberghi costano in media il 39% in più rispetto a 5 anni fa.

La classifica delle città più care

Dove si trovano i prezzi dei b&b più cari e quelli più economici? La classifica delle città italiane più care vede al primo posto Venezia, dove un pernottamento in un bed and breakfast costa in media 169,5 euro. Ad una distanza tutto sommato notevole c'è Milano, seconda in classifica con 147,9€. Sul gradino più basso del Podio c'è Firenze, dove i prezzi di una notte in bimbi sono mediamente di 137,3.

Rovesciando la classifica, la palma della città più economica spetta a Sassari, dove il prezzo di un pernottamento in bed and breakfast si aggira attorno ai 70€, meno della metà rispetto a Venezia.
Va segnalato il caso particolare di Napoli, che è l'unica grande città dove i prezzi negli ultimi cinque anni sono addirittura calati, sia pure di poco (-2,3%).

Boom boom dei pagamenti contactless

L'indagine mette in evidenza anche un altro aspetto interessante, ossia l'evoluzione verso il contactless dei pagamenti. Le transazioni digitali infatti continuano a segnare incrementi notevoli. Basta pensare che nel secondo trimestre del 2025, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, il Tap to pay è cresciuto del 103%.

martedì 24 giugno 2025

Mercati emergenti, ci sono grandi opportunità in giro

Nel corso di questo 2025 stiamo assistendo ad un forte interesse degli investitori istituzionali verso il debito locale dei mercati emergenti. La spiegazione sta nei rendimenti che assicurano in alcuni casi oltre il 10%, ben al di là di gran parte degli altri strumenti a reddito fisso (tanto nei paesi sviluppati ma anche in altri paesi emergenti).

Prospettive forti per il debito dei mercati emergenti

Secondo alcuni analisti la situazione potrebbe addirittura diventare più interessante nei prossimi mesi. Le prospettive a medio termine infatti fanno ritenere che il rendimento del debito dei mercati emergenti potrebbe giungere ad un rendimento complessivo annuo attorno al 15%.
Ma perché accade tutto questo?

Il ruolo delle valute

Un elemento fondamentale che potrebbe sostenere questa dinamica crescente è l'andamento del dollaro americano. Il biglietto verde ha perso quota In questa prima metà del 2025. Il Dollar Index Infatti è sceso sotto quota 100 e continua a manifestare segnali di debolezza, visto che l'oscillatore stocastico continua a essere più vicino all'ipervenduto. 

Se questa tendenza dovesse continuare, ne verrebbero favorite le valute dei mercati emergenti, in special modo quelle con rendimenti elevati. Basta pensare alla Real brasiliano, alla Lira turca e alla Sterlina egiziana.

Il ruolo degli accordi commerciali per i paesi asiatici

Un altro aspetto importante a sostegno del debito dei mercati emergenti riguarda le politiche commerciali. Le condizioni macroeconomiche di paesi emergenti sono resilienti ed hanno una vulnerabilità esterna molto contenuta. Per questo continueranno a trarre beneficio dagli accordi commerciali, e ciò crea un ambiente fertile sia per le loro valute che per le obbligazioni locali. In molti casi potreste trovare questi asset anche sulle migliori piattaforme trading gratis.

L'impatto delle politiche monetarie

Un altro importante driver che sostiene il debito locale dei mercati emergenti è l'approccio di politica monetaria delle banche centrali. Il calo delle inflazione consentirà un approccio più accomodante. Ma nonostante ci saranno delle riduzioni al costo del denaro, i tassi reali continueranno ad essere molto elevati. Inoltre la flessione dei rendimenti dei titoli di Stato americani (Treasuries) dovrebbe fornire un ulteriore impulso positivo.

giovedì 19 giugno 2025

Economia sommersa, i paesi più colpiti sono Cina, Stati Uniti e India

Uno dei fenomeni di cui si sente parlare spesso anche in Italia è il lavoro in nero, ossia quello che sfugge alla disciplina contrattuale e alla tassazione. L'economia sommersa però non è un fenomeno prettamente italiano, anzi è diffusa in modo pressoché globale e affligge soprattutto i paesi emergenti, dove addirittura ci sono interi settori economici che ne sono caratterizzati.

I numeri sull'economia sommersa

Secondo alcune stime, a livello globale l'economia sommersa vale circa 12.500 miliardi di dollari. I paesi dove il ricorso al lavoro nero è più diffuso sono Cina, Stati Uniti e India. In questi paesi ci sono i mercati neri più grandi al mondo, con un panorama di attività che sfugge al controllo della legge assai ampio e radicato.

Per giungere a questa particolare classifica, dove l'Italia si colloca al dodicesimo posto, gli analisti di Ernst & Young hanno elaborato un modello che sfrutta oltre 70 variabili che servono a stimare il peso dell'economia sommersa in 131 paesi che rappresentano la quasi totalità dell'intero prodotto interno lordo globale.

Tra questi strumenti c'è la richiesta di contante ed in particolare di moneta liquida, che rappresenta il mezzo di pagamento tipico negli ambiti non tracciabili. Più intensivo l'uso di contante in banconote di grosso taglio, più è probabile che si annidino transazioni che sfuggono all'occhio del fisco.

La Cina regina del sommerso

Come abbiamo detto, il paese dove l'economia sommersa e più radicata è la Cina, con un valore stimato di 3600 miliardi di dollari. Una cifra che corrisponde a un quinto del PIL nazionale. Il numero di lavoratori in nero è stimato in circa 200 milioni. Il lavoro sommerso in Cina riguarda soprattutto servizi a bassa specializzazione come autisti, tate e meccanici di strada.

Gli altri due paesi sul podio

L'economia sommersa è essere diffusa anche negli Stati Uniti, dove è pari a 1400 miliardi di dollari, ossia il 5% del PIL. Al terzo posto invece c'è l'India dove il valore dell'economia sommersa è di circa 930 miliardi di dollari, ma qui rappresenta addirittura il 26% del PIL.
La posizione dell'Italia nella classifica è la dodicesima. Qui da noi il sommerso vale 180 miliardi di dollari, come evidenziato anche dal rapporto ISTAT sul lavoro, che equivale al 7,8% del PIL. Le attività illegali sfiorano i 20 miliardi.