mercoledì 17 dicembre 2025

Occupazione, cambiano le priorità per i giovani italiani

La questione del lavoro rimane da sempre uno dei temi cruciali per le nuove generazioni. Il rapporto tra i giovani e l'occupazione segna però una evoluzione rispetto al passato, perché sono cambiate le priorità.

Le esigenze dei giovani riguardo all'occupazione

E' stato condotto uno studio che ha portato i 3 autori alla realizzazione anche di un libro: 'Il lavoro da offrire, la proposta da accettare. Scelte consapevoli nell'era del welfare'. In esso viene evidenziato come l'occupazione per i giovani non è più soltanto una questione di mera retribuzione economica e di stabilità contrattuale, ma c'è molto altro. Priorità nuove che hanno cambiato il rapporto tra i giovani e il mondo del lavoro.

Le nuove generazioni infatti cercano sempre più spesso il benessere, la prospettiva di una crescita professionale, la flessibilità degli orari, un senso di inclusione e gratificazione ma anche la coerenza dei propri valori e di quelli aziendali. Il rapporto con l'occupazione diventa quindi molto più complesso rispetto a quello che c'era un tempo, quando contavano enormemente di più lo stipendio e il posto fisso rispetto a tutte le altre questioni.
Sono cose sulle quali dovremmo riflettere, visto che nel 2060 ci sarà un terzo dei lavoratori in meno nel nostro Paese, e dobbiamo fare in modo di attirarne il più possibile .

Le nuove priorità dei giovani

Ma cosa cercano allora i giovani nel proprio lavoro? Sicuramente l'aspetto retributivo continua ad essere fondamentale. Ma il riconoscimento economico deve accompagnarsi anche a quello personale e alla garanzia di un benessere complessivo. L'occupazione quindi non deve andare a discapito della qualità della propria vita.

Per i giovani è importante la flessibilità e l'equilibrio tra vita privata e occupazione. Non vogliono troppi compromessi per conciliare vita personale e professionale. I giovani chiedono anche alla loro occupazione un impatto positivo sulla società e l'ambiente, perché sono i primi a sognare un'economia sostenibile. Dei valori condivisi sui quali costruire il loro rapporto professionale

Assai sentito anche il tema della formazione continua. In un'azienda i giovani vogliono starci fintanto che gli danno modo di apprendere crescere e migliorare. Questo tema va a braccetto anche con la presenza di manager che sono capaci di ascoltare, motivare ed essere di esempio. Inoltre i giovani cercano una comunicazione aziendale autentica e trasparente. Si cercano leader partecipativi non autoritari.

giovedì 11 dicembre 2025

Tasso di interesse, terzo taglio consecutivo della Fed

Come era ampiamente atteso, la Federal Reserve ha chiuso il 2025 con un taglio del tasso di interesse. I membri del comitato di politica monetaria hanno effettuato una riduzione per 25 punti base, portando l'intervallo dei fondi federali tra il 3,5% e il 3,75%.

Board spaccato sul tasso di interesse 

Anche nella riunione di politica monetaria che ha deciso il terzo taglio consecutivo del tasso di interesse, dopo il primo taglio di settembre e quello successivo di ottobre, la Federal Reserve ha mostrato una forte spaccatura tra i suoi membri

Mentre 6 hanno votato a favore del taglio di 25 punti base, 2 erano propensi a non toccare il tasso di interesse, mentre il membro di nomina Trumpiana avrebbe voluto una sforbiciata di 50 punti base.

Le prospettive future 

Le incertezze sul tasso di interesse riguardano adesso il 2026. I membri del comitato di politica monetaria ritengono ancora, come nell'ultima riunione, che ci sarà una sforbiciata di 25 punti base nel corso del 2026. I mercati però ritengono che i ritocchi saranno più di uno.
Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato in conferenza stampa che la Fed è nella condizione di attendere prima di effettuare ulteriori tagli.

Outlook su crescita e inflazione 

Riguardo alle previsioni macroeconomiche, la banca centrale statunitense ha rivisto al rialzo le prospettive per il PIL a stelle e strisce. Nel 2026 potrebbe crescere del 2,3%, molto di più dell'1,8%, previsto in precedenza. L'inflazione invece dovrebbe essere migliore di quanto temuto in passato, attestandosi al 2,4%, contro il 2,6% stimato in precedenza. Il tasso di disoccupazione, infine, resterebbe sui livelli attuali, al 4,4%.

La reazione del mercato

Dopo la riunione di politica monetaria della banca centrale, l'andamento del dollaro si è leggermente indebolito. L'indice del biglietto verde, che misura la forza della valuta americana rispetto a un paniere di altre valute principali, è sceso sotto la soglia di 99. Il Demarker indicator prospetta una crescita del biglietto verde. Ciò che è importante sottolineare dal punto di vista tecnico è che si sta concretizzando l'incrocio tra le due medie mobili principali, quella a 50 e quella a 200 periodi. Solitamente ciò preannuncia novità sul mercato.

martedì 9 dicembre 2025

Banca centrale Europea, è scontro a distanza con il Governo sull'oro tricolore

L'Italia è uno dei Paesi con le riserve auree maggiori al mondo. Ne abbiamo 2.452 tonnellate, meno soltanto di Stati Uniti (8.133 tonnellate) e Germania (3.352 tonnellate). Quell'oro però sta diventando il terreno di scontro tra la Banca centrale europea e il nostro Governo, che nella legge di Bilancio ha inserito una formula che proprio non va giù all'istituto europeo. 

La frase che non piace alla banca centrale europeo

La proposta del senatore e capogruppo di FdI Lucio Malan, nella sua versione originaria recitava che "le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano". L'emendamento è stato poi riformulato in "le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono al popolo italiano".

Anche se la BCE continua a dire di non capire la "concreta finalità della proposta", in realtà sa benissimo dove vuole andare a parare: il Governo vuole riportare l’oro sotto il controllo diretto dello stato (e quindi del Governo stesso).
Per farne cosa? Di sicuro non per finanziare deficit o nuove spese pubbliche, perché ciò è espressamente vietato dalle norme UE. Ma potrebbe venderlo o darlo in garanzia, potrebbe metterlo al servizio della politica fiscale.

L'architettura europea

Dobbiamo fare un passo indietro, a quando venne creata l'Eurozona. L'entrata nell’euro infatti comporta da parte del Paese membro la cessione della sovranità monetaria all’Unione Europea. Da quel momento, lo Stato ha accettato che la Banca d’Italia facesse parte di un sistema di banche centrali (SEBC) coordinato dalla BCE. Uno degli articoli del Trattato UE (il 127) obbliga gli stati membri a consultare la BCE in caso di interventi in materie che la riguardano, tra cui appunto l’oro.

In sostanza: l’oro detenuto da Bankitalia fa parte delle riserve ufficiali dell’Eurosistema, e quindi lo Stato non può disporne unilateralmente. 

Evitare un precedente pericoloso

Adesso si capisce perché il tema della proprietà e del controllo delle riserve auree della Banca d’Italia è una questione delicata. Tocca un aspetto importantissimo del rapporto tra sovranità nazionale e architettura europea. 

Se all'Italia venisse riconosciuto questo "diritto" sulle riserve auree, la BCE teme che questo precedente pericoloso possa cominciare a sgretolare l'assetto istituzionale che regola i rapporti tra Stati membri, banche centrali nazionali e Unione Europea.

mercoledì 3 dicembre 2025

Prezzo dell'oro, anche BoFA conferma la sua view rialzista

Nonostante un sontuoso rally che ha portato moltissime volte il prezzo dell'oro ad aggiornare i suoi record storici, diversi analisti continuano a confermare delle previsioni bullish. Dopo quelle formulate da JP Morgan, anche Bank of America ha deciso di consolidare la sua più rialzista sul metallo prezioso.

Cosa succede al prezzo dell'oro

Secondo la banca statunitense, la corsa del prezzo dell'oro continuerà anche nel 2026, grazie soprattutto ad un terreno reso fertile dalle incertezze macroeconomiche che alimentano la corsa al bene rifugio per eccellenza. Un ambiente che potrebbe spingere la quotazione del metallo pregiato fino a 5.000 dollari l'oncia.

Dopo aver guadagnato circa il 60% nel corso di quest'anno (invece l'argento ha guadagnato oltre il 40%), ed aver toccato un nuovo massimo storico a 4.381 dollari per oncia a ottobre, l'oro non sembra ancora aver raggiunto il suo apice secondo gli esperti di BoFA. Ritengono che il filo conduttore del rialzo del prezzo dell'oro sia l'attesa di una politica monetaria più accomodante, un indebolimento del dollaro e una domanda ancora molto sostenuta da parte delle banche centrali.

L'importanza delle decisioni della FED

Riguardo al primo aspetto, c'è da aspettare ancora pochi giorni prima che la Federal Reserve operi un taglio di 25 punti base al costo del denaro. La prima sforbiciata, fatta a settembre, ha ridotto i rendimenti reali e indebolito il dollaro, due fattori che giocano a favore del prezzo dell'oro. Inoltre i precedenti tagli della BCE avevano già creato un ambiente più accomodante in Europa. 

NB. Anche sul prezzo dell'oro è possibile fare trading con paypal broker, sfruttando gli intermediari che ammettono questo tipo di deposito.

Lo scenario macro e gli acquisti di banche centrali

Secondo gli esperti di Bank of America, lo scenario macroeconomico che finora ha sostenuto la corsa del prezzo dell'oro è destinato a rimanere in gran parte invariato. Finché queste forze continueranno ad agire nella stessa direzione, è plausibile che l'oro possa raggiungere i 5.000 dollari per oncia, anche perché le banche centrali continuano ad accumulare metallo prezioso, alimentando così la spirale rialzista dei prezzi.

Tuttavia, come in ogni questione di trading, gli scenari non sono mai certi. In particolare se ci fosse una virata restrittiva da parte della Federal Reserve in tema di tassi, lo scenario sul prezzo dell'oro potrebbe cambiare rapidamente.

martedì 25 novembre 2025

Prestiti auto, un dato evidenzia i problemi del consumatore USA

La narrazione che si fa dello stato di salute economica degli Stati Uniti è spesso troppo semplicistica, e non si addentra negli aspetti più quotidiani che però spesso sono molto più rivelatori di altri. Ad esempio, dall'andamento dei prestiti auto si possono cogliere pienamente le difficoltà dei consumatori USA.

Le insolvenze sui prestiti auto

Mentre i dati ufficiali sul PIL sembrano dipingere un quadro abbastanza solido, e l'andamento della Borsa di Wall Street cavalca con euforia il tema dell'intelligenza artificiale, i numeri sui mancati pagamenti dei prestiti auto hanno toccato livelli che non si vedevano dal 1994

La percentuale di insolventi

Gli ultimi dati riportati da Fitch Ratings indicano che la percentuale di mutuatari che hanno un ritardo di almeno 60 giorni con le rate dell’auto è salita al 6,65% nel mese di ottobre.E' il dato più alto mai registrato da quando cominciarono le rilevazioni storiche nel 1994. 
Questa situazione complessa ha già mietuto una vittima: l'importante rivenditore di auto usate e prestatore subprime Tricolor Holdings ha dovuto dichiarare fallimento.

La situazione raccontata e quella reale

Se guardiamo dentro al garage dell’americano medio, vediamo quindi delle crepe profonde nell’economia reale americana. E sono crepe estremamente importanti, perché negli Stati Uniti l’automobile non è un lusso, ma uno strumento essenziale per lavorare e vivere. E se l'americano medio smette di pagarla, vuole dire che ha dei problemi molto gravi. In linea di massima, significa che le risorse economiche della famiglia sono esaurite e non c’è più margine di manovra. 

Una pressione costante

Questa situazione non è nata da un giorno all'altro, all'improvviso. E' il frutto di una pressione costante che grava sui bilanci familiari da diversi mesi. Una pressione che ha molteplici cause, che stanno stringendo la morsa attorno alle famiglie americane, erodendone il potere d’acquisto reale.
Mentre la politica festeggia i numeri della macroeconomia, l’economia reale sta inviando una richiesta di aiuto.

mercoledì 19 novembre 2025

Mercato azionario, la paura della bolla dell'IA si fa sempre più ingombrante

Continua a crescere l'ansia tra gli investitori. Il mercato azionario teme lo scoppio di una bolla sull'IA, viste le valutazioni elevatissime raggiunte dai colossi tech. Quest'ansia è cresciuta soprattutto dopo alcuni segnali che sono giunti negli ultimi giorni.

Mercato azionario

Nelle ultime settimane i titoli legati all'intelligenza artificiale hanno vacillato pericolosamente per via della preoccupazione riguardo ad una crescita sostenibile e al finanziamento del debito

Al momento tutto ciò sta creando soltanto un grande nervosismo sul mercato azionario, ma da questo sentiment ad un possibile sell-off qualcuno giura che il passo potrebbe essere molto breve. Anche perché, se è vero che la maggior parte degli analisti ritiene ancora solido il mercato dell'IA, al tempo stesso lo reputa il rischio più pericoloso per la tenuta del sistema finanziario.

I segnali che allarmano gli investitori

Ci sono peraltro alcuni segnali che non hanno certo tranquillizzato gli investitori. Peter Thiel, miliardario cofondatore di PayPal e Palantir, tramite uno degli hedge fund più grandi al mondo ha scaricato la sua intera partecipazione azionaria in Nvidia, circa 100 milioni di dollari. La stessa cosa aveva fatto Softbank una settimana prima.

Non solo, l'allerta è cresciuta quando il cielo di Alphabet ha parlato di "esuberanza irrazionaleche sta attraversando il mercato azionario. Sundar Pichai candidamente sottolineato che in caso di scoppio della bolla speculativa nessuna azienda sarebbe immune, inclusa la stessa Alphabet.

La svendita

Dopo la grande euforia degli ultimi mesi, cominciano ad emergere sempre più interrogativi sulla sostenibilità delle valutazioni che sono state raggiunte dai colossi tecnologici legati all'intelligenza artificiale. Per questo motivo c'è stata una svendita sul mercato azionario degli asset più rischiosi, che potrebbe peggiorare ulteriormente qualora la Fed decidesse di non tagliare i tassi di interesse a dicembre.
Questa svendita che ha coinvolto anche le valute digitali, con il prezzo di Bitcoin che è sceso anche sotto i 90.000 dollari, sui minimi di aprile (per quotazioni aggiornate si vedano opzioni binarie broker Europa).

In attesa dei conti di Nvidia

In questo scenario diventa abbastanza chiaro perché c'è grande attesa riguardo ai conti di Nvidia. Verranno diffusi soltanto in serata e il mercato azionario vuole capire se le prospettive saranno all'altezza delle elevate aspettative. In caso contrario il mercato potrebbe subire una scossa ancora più forte.

lunedì 17 novembre 2025

Lavoro, in Italia è ancora forte la disparità tra uomo e donna

Quando si parla di occupazione in Italia, certi fenomeni non possono essere relegati a caratteristiche di secondo piano. Ci riferiamo alla differenza tra uomo e donna, sia in termini di partecipazione al lavoro che riguardo ai guadagni. Il Gender Gap continua infatti ad essere una preoccupante caratteristica del nostro mercato occupazionale.

Uomo, donna e lavoro

Gli ultimi numeri sul lavoro in Italia hanno evidenziato soltanto un piccolo segnale incoraggiante dal numero di donne occupate, visto che sono passate dal 55% del 2022 al 56,4% nel 2024. Ma sono altri numeri ad essere ancora critici, ed emergono dall'analisi delle carriere di circa 5000 persone nate per il 37% tra il 1940 e il 1950 e per il 63% tra il 1950 e il 1970. 

Dall'analisi emerge che il Gender Gap Pay, ossia il divario retributivo fra uomo e donna, tende ad ampliarsi con il passare della carriera, fino a raggiungere una vera e propria impennata alla fine della stessa. In quel momento il divario può raggiungere anche il 30%. Questa drammatica caratteristica è nota con il nome di "soffitto di cristallo" (Glass ceiling), che indica metaforicamente un soffitto che ostacola il passaggio delle donne verso ruoli apicali.

Con gli anni le cose peggiorano

Oltre che nella progressione in carriera, il divario si amplia strada facendo anche riguardo alle probabilità di trovare lavoro. Se per i giovani tra i 20 e i 30 anni le differenze uomo-donna sono minime, dopo i 35 anni l'uomo è occupato nel 95% dei casi mentre le donne solo nel 50%. Al raggiungimento della pensione ci arrivano soltanto poco più della metà delle donne.

Figli, famiglia e casa

I motivi di questa differenza sono svariati e molteplici. Il più grande ostacolo è avere un figlio: una madre su cinque nell'ultimo anno ha abbandonato il modo definitivo il proprio lavoro dopo la gravidanza. 

Ma poi c'è il lavoro domestico che pesa soprattutto sulla carriera delle donne. In base a un report di Istat, ognuna di esse dedica in media 4 ore e mezza alla cura della casa contro un'ora e 48 minuti dei maschi, ciò significa che nell'arco di una vita intera le donne dedicano alla casa 40.000 ore in più rispetto agli uomini. A tutti gli effetti è un lavoro non retribuito che equivale a vent'anni di impiego a tempo pieno.

martedì 11 novembre 2025

Economia USA, finalmente lo shutdown si avvia alla conclusione

Dopo oltre un mese di paralisi governativa, l'economia USA potrebbe tornare a camminare su entrambe le proprie gambe. Democratici e Repubblicani hanno infatti raggiunto un accordo per rifinanziare il governo federale, cosa che consentirebbe la riapertura di ministeri, agenzie e servizi pubblici dopo diverse settimane di blocco.

L'accordo che fa ripartire l'economia USA

Lo shutdown più lungo della storia, ben 41 giorni lavorativi, si avvia quindi alla conclusione dopo il voto favorevole al Senato (60 contro 40) all’intesa bipartisan raggiunta dopo settimane di trattative. 

L'accordo è stato raggiunto grazie alla scelta di otto senatori democratici, che hanno deciso di votare assieme a repubblicani rompendo così il fronte del 'NO', malgrado nell'intesa non fosse incluso il principale nodo dell'opposizione (quello relativo all'Obamacare).

Al di là delle conseguenze politiche, la cosa rilevante è che l'economia USA finalmente torna ad essere in piena funzionalità. Chi ha festeggiato la luce in fondo al tunnel è stata Wall Street. La Borsa newyorkese ha aperto la settimana con solidi guadagni, alimentati dall'ottimismo che lo shutdown del governo degli Stati Uniti potrebbe presto finire.

Le conseguenze del blocco

Da quando il primo di ottobre cominciò lo shutdown del governo, oltre un milione di dipendenti federali è rimasto a casa senza percepire stipendio. Molti altri hanno dovuto comunque lavorare senza paga. Sono stati sospesi sussidi e servizi pubblici, cosa che ha creato parecchi disagi soprattutto nel traffico aereo (circa mille voli cancellati ogni giorno).

Con l'accordo, che deve essere approvato al Congresso (se approvato, il disegno di legge sarà inviato al presidente Trump) prima di diventare definitivo e far tornare tutto alla normalità.

La paura dei mercati

Le preoccupazioni riguardo al contraccolpo che il blocco avrebbe avuto sull'economia USA si erano fatte sempre più intense nell'ultimo periodo, tanto da mettere in dubbio la prospettiva che la Federal Reserve possa tagliare i tassi di interesse nella riunione di dicembre. Ciò aveva spinto al rialzo il dollaro, con l'Index che era arrivato oltre quota 100. Molti trader avevano tirato fuori l'indicatore per scalping forex più affidabile che avevano per speculare sulla situazione.

giovedì 6 novembre 2025

Reddito reale disponibile, dato shock sull'Italia negli ultimi 15 anni

L'ufficio di statistica europeo Eurostat ha di recente pubblicato un rapporto sulle condizioni di vita all'interno dell'Unione Europea. Del capitolo dedicato al reddito dei cittadini UE emerge che in Italia il reddito disponibile reale è calato rispetto al 2010. Oltre a noi soltanto altri due Paesi hanno un dato simile.

Che cos'è il reddito reale 

Il reddito reale misura quello che ci resta dopo l'inflazione, ossia la capacità di spesa che hanno i cittadini realmente dopo i rincari dei prezzi. Il reddito disponibile reale esprime in sostanza  quanto è cambiato il potere di acquisto delle famiglie. Se i prezzi aumentano più degli stipendi, allora il reddito reale disponibile cala. 

Ebbene secondo Eurostat quello degli italiani è sceso del 2,8% rispetto al 2010. In pratica la stessa quantità di denaro disponibile non è sufficiente per permetterci gli stessi beni e servizi che si ottenevano 15 anni fa.

Il confronto con l'Europa 

Se il dato dell'Italia è già di per sé negativo, è deprimente se lo confrontiamo al resto d'Europa. Nella maggior parte dei casi infatti ci sono stati degli aumenti anche consistenti. La media Europea indica un incremento del 20,4%

Ma ci sono casi estremi come la Romania, dove il reddito reale disponibile è cresciuto del 162%. In Polonia, Croazia, Ungheria e nei paesi Baltici l'aumento è stato superiore al 50%. Per trovare dei paesi con un saldo negativo come il nostro bisogna spostarsi geograficamente poco. Infatti ci sono i nostri vicini di casa francesi (-1,7%) e i greci (-25,8%).

Più indietro nel tempo 

Se andiamo ad allargare l'orizzonte temporale, spingendoci ancora più indietro, la situazione dell'Italia addirittura peggiora ulteriormente. Se prendiamo come anno di riferimento il 2008, ossia l'anno del massimo impatto della crisi finanziaria del 2007-2009, da allora il potere di acquisto medio degli italiani è sceso del 7%. Significa che oggi servono 107 per comprare quello che nel 2008 ci costava 100 euro. 

Quello che emerge quindi è che, mentre la maggior parte dei paesi europei ha recuperato competitività salari e produttività, noi invece continuiamo ad avere un equilibrio molto fragile, dove il reddito reale non riesce a compensare più l'aumento dell'inflazione.

lunedì 3 novembre 2025

Investitori, tanti appuntamenti tra banche centrali e dati macro

Anche questa settimana le riunioni delle banche centrali catalizzeranno buona parte dell'attenzione degli investitori. Dopo Fed e BCE tocca infatti a Regno Unito, Australia ed altre ancora. Ma il calendario presenta anche numerosi appuntamento macro, senza dimenticare dei risultati trimestrali di molte aziende importanti a Wall Street.

Gli USA e gli investitori

Negli Stati Uniti continua la chiusura del governo (shutdown) e ciò probabilmente ritarderà la pubblicazione di una serie di importanti report macro. Tuttavia, gli investitori riceveranno diversi aggiornamenti privati sul mercato del lavoro e sull'attività economica, come l'ADP Employment Report, gli indici PMI ISM e l'indice di fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan. 

Gli operatori ascolteranno anche gli interventi di diversi funzionari della Fed e l'annuncio trimestrale del Tesoro sui rimborsi.

Tutto questo avviene mentre l'indice del dollaro continua ad essere molto vicino alla soglia dei 100, oscillando ai massimi di tre mesi.
Nel frattempo, sono attesi i risultati di Palantir, AMD, Berkshire Hathaway, McDonald's, Qualcomm e ConocoPhillips, tra le altre grandi aziende.

Gli eventi clou nel Vecchio Continente

Gli appuntamenti chiave in Europa sono soprattutto nel Regno Unito, dove si riunirà la Banca d'Inghilterra. Gli investitori prevedono che l'istituto manterrà invariato il suo tasso di riferimento. Tuttavia le aspettative per un futuro taglio si stanno rafforzando, visti i segnali di rallentamento della crescita economica e il calo dell'inflazione

Nell'Eurozona attenzione rivolta alle indagini PMI. Nel vecchio continente ci sono in calendario anche i meeting in Svezia, Polonia e Norvegia. Si prevede che la banca centrale di Svezia, dopo il taglio a sorpresa di settembre, lascerà tutto fermo così come la Banca Nazionale polacca. Anche la Norges Bank annuncerà la sua ultima decisione di politica monetaria.

Gli appuntamenti nel resto del mondo

Nel resto del mondo ci sarà da guardare alla Reserve Bank of Australia, che dovrebbe mantenere il suo tasso al 3,6% nonostante le persistenti pressioni inflazionistiche. Riunioni monetarie anche in Brasile e Messico, altri appuntamenti che potrebbero spingere molti investitori ad adottare una strategia scalping 1 5 minuto.
In Cina l'attenzione sarà rivolta ai dati commerciali e all'indice PMI manifatturiero di RatingDog.

mercoledì 29 ottobre 2025

Produzione di castagne, questo 2025 è l'anno del riscatto

Dopo dopo la crisi vissuta nel 2024, per la produzione di castagne l'anno in corso è un vero e proprio boom. Sia dal punto di vista numerico che dal punto dii vista qualitativo, erano anni che non si vedeva un prodotto così.

Come procede la produzione di castagne

Questo scenario attraversa tutte le principali regioni produttive italiane: dalla leader nazionale Campania (dove però procede a macchia di leopardo), al Piemonte e alla Toscana. Pressoché ovunque c'è entusiasmo per come sta procedendo la stagione di produzione della regina del bosco. Entro la prossima settimana dovrebbero essere disponibili le prime stime produttive regionali.

Il merito principale è del clima più favorevole, che consente un incremento del raccolto nell'ordine di alcune decine di punti percentuali. Le piogge generose che sono cadute nel mese di agosto hanno agevolato la fruttificazione, dopo la grande fioritura che c'era stata in primavera. Uno scenario praticamente opposto a quello che c'era stato nel 2024, quando la siccità aveva provocato la caduta a terra dei frutti. Sono gli effetti del climate change che stiamo vivendo. Quest'anno la produzione di castagne ha ricevuto anche un altro regalo, ossia la minore diffusione di insetti patogeni come il cilipede galligeno, che negli anni scorsi aveva creato danni enormi.

Più prodotto, minor prezzo

La grande produzione di castagne comporta anche una conseguenza: il maggiore raccolto comporta anche una pressione ribassista sui prezzi, che dovrebbero spingere i consumatori a sfruttare questa maggiore abbondanza sul mercato. Peraltro, a causa delle temperature ancora calde per la media del periodo, gli acquisti verso prodotti tipicamente autunnali ancora sono limitati.

Secondo l'analisi di Borsa Merci telematica italiana, c'è un calo di prezzo per tutte le pezzature, ma in particolare per quella media (60-65 unità /kg) dove la discesa è stata di circa il 17%, passando da 4,70 euro a 3,90 euro. Per quella da 48-50 unità per chilogrammo, che è la più pregiata, il prezzo è sceso dai 5 euro al chilo del 2024 ai 4,70 euro della campagna 2025, con una diminuzione su base annua del 6%.

La vivacità imprenditoriale

La speranza espressa da Coldiretti è che questo boom possa alimentare anche un ritorno alla castanicoltura da parte di giovani imprenditori e imprenditrici, dal momento che ci sono numerosi castagneti abbandonati che non aspettano altro che essere riportati alla produzione e alla fruttificazione.

mercoledì 22 ottobre 2025

Fisco brasiliano manda KO Netflix in borsa

Nonostante i numeri operativi siano ancora dalla parte di Netflix, i problemi che il colosso mondiale dello streaming ha avuto con il fisco brasiliano hanno provocato un contraccolpo sugli ultimi numeri trimestrali. E Wall Street ha reagito male.

Cosa succede con il fisco brasiliano

Sul bilancio trimestrale dell'azienda statunitense si è abbattuto un onere da 619 milioni di dollari, derivanti da un tributo straordinario reclamato dal Brasile nel 2022. Questa cifra nasce da una controversia con il fisco brasiliano che da tempo colpisce le multinazionali tech e streaming, ossia alcune delle aziende più famose al mondo, per garantire un equo gettito fiscale a livello nazionale. 

L'amministratore delegato di Netflix, Spencer Neumann, ha sottolineato che nessun altro mercato mondiale ha una tassazione analoga a quella imposta dal Brasile. L'azienda aveva segnalato nei precedenti documenti questo onere, ma non l'aveva incluso nelle sue previsioni sugli utili (da qui l'amara a sorpresa per Wall Street).

I risultati operativi

Al netto della controversia con il fisco brasiliano, l'andamento di Netflix continua ad essere molto positivo. Il colosso dello streaming continua a crescere sia in termini di ascolti che di ricavi. L'azienda dichiara di aver registrato il suo miglior trimestre di sempre in termini di vendite pubblicitarie, e che è sulla buona strada per più che raddoppiare i ricavi pubblicitari quest'anno.

Netflix ha registrato un utile operativo trimestrale di 3,24 miliardi di dollari ed un utile netto di 2,5 miliardi, ossia l'8% in più rispetto allo scorso anno. Bene anche il MFI Money Flow index. Tuttavia l'utile per azione di 5,87 dollari è stato inferiore alle aspettative del mercato ed anche della stessa azienda, che puntava a un dollaro in più circa.

La reazione in borsa

Dopo la lettura dei conti trimestrali, Wall Street ha punito le azioni Netflix con un'ondata di vendite. Sicuramente la questione con il fisco brasiliano ha inciso in gran parte su questa vendita, che ha portato il titolo a perdere circa il 6% inizialmente, per poi chiudere la seduta di martedì in calo del 4,8%.
A giugno scorso il titolo Netflix aveva toccato nuovo massimo storico a €1.341,15 dollari. Negli ultimi mesi però si è leggermente indebolito.

lunedì 20 ottobre 2025

Imprese, in Germania le insolvenze corrono a ritmo record. La locomotiva d'Europa deraglia

La locomotiva tedesca sta deragliando. E non da oggi, ma da un bel po' di tempo. Solo che adesso il numero delle imprese in crisi è diventato così alto da non potersi più illudere che sia solo un periodo passeggero.

I numeri shock sulle imprese

Le crepe dell'economia tedesca, che un tempo era il vero motore dell'Europa, si stanno mostrando con sempre maggiore evidenza. Lo raccontano i dati dell'Ufficio Federale di Statistica tedesco (Destatis, ossia l'ISTAT tedesco): le imprese in stato di insolvenza a settembre sono cresciute del 10,4% rispetto a settembre del 2024

Anche se è un dato ancora da confermare, pur volendo sperare che il report definitivo sarà più basso, comunque è un campanello d’allarme che non si può più ignorare.

Anche perché - lo dice proprio Destatis -  i numeri si riferiscono alle imprese che formalmente hanno avviato una procedura concorsuale. Non vengono incluse nel calcolo quelle imprese che hanno cessato o stanno cessando la loro attività “silenziosamente”.

Un buco da 3,7 miliardi

Ci sono altri numeri che rendono bene l'idea della situazione. Sono quelli di luglio, che sono definitivi. Le imprese in stato di insolvenza risultavano 2917, il 13,4% in più rispetto a luglio dell'anno prima.
E' imponente soprattutto l'ammontare dei crediti che venivano vantati verso quelle aziende, circa 3,7 miliardi di euro (rispetto ai 3,2 miliardi del luglio 2024). Si tratta di un buco finanziario enorme, che sta rendendo il sistema economico tedesco molto incline alla sfiducia reciproca. In sostanza la certezza di incasso del credito sta venendo a mancare.

I settori più esposti alla crisi

Tra le imprese più colpite spiccano quelle del settore "Trasporti e Stoccaggio", dove su 1000 imprese in media 12,7 sono in insolvenza. Essendo la Germania un paese molto orientato all'export, trasporti e logistica giocano un ruolo fondamentale. Seguono il settore alberghiero e altri servizi (9,9), che sono molto colpite dal rallentamento generale dei consumi.

Come detto, non è tanto il numero di insolvenze che deve preoccupare, ma il fatto che la crescita stia avvenendo in modo costante. Si tratta di un segnale recessivo molto forte, che deve allertare anche l'Italia, visto che abbiamo un legame economico strettissimo con la Germania, il nostro primo partner commerciale

mercoledì 15 ottobre 2025

Prezzo del metallo: argento più performante dell'oro nel 2025

Erano decenni che non si vedeva una corsa dell'argento così impetuosa. Il prezzo del metallo grigio ha superato i 50 dollari per oncia, livello che riporta alla mente le speculazioni degli anni 80. Neppure l'oro, protagonista quotidianamente per via dei suoi record continui, è riuscito quest'anno a tenere un passo simile a quello del Silver metal.

Cosa spinge il prezzo del metallo

Quello dell'argento è da sempre considerato una specie di mercato secondario, visto che raramente si trova sotto i riflettori. Ciò che sta spingendo il prezzo del metallo, che in questo 2025 ha guadagnato il 75%, è frutto di una tempesta perfetta, che mescola fattori macroeconomici a questioni di tipo tecnico. E poi c'è l'immancabile fattore speculativo.

La sfiducia verso le valute Fiat

Uno dei motori principali della corsa del prezzo dell'argento è la crescente sfiducia verso le valute Fiat, in primo luogo il dollaro (si guardi in proposito l'andamento del biglietto verde su qualsiasi piattaforma forex italiana). Limitandoci agli Stati Uniti, possiamo solo sottolineare i rischi fiscali che un debito pubblico fuori controllo prima o poi porterà ad emergere. Tutto ciò fa temere agli investitori una progressiva erosione dei loro risparmi nel prossimo futuro.

Il mercato azionario troppo forte

La virata dei mercati verso i beni rifugio è un altro fattore che sta spingendo il prezzo dell'argento (nonché il principale motore della corsa dell'oro). Le valutazioni che si vedono sull'azionario sono talmente elevate da aver ampliato a dismisura il divario con la realtà economica concreta. Per questo si cerca di diversificare il rischio e portare una parte dei propri capitali verso i porti sicuri.

Il fattore industriale 

C'è poi un altro aspetto importante da sottolineare. A differenza dell'oro, l'argento è un metallo di larghissimo utilizzo industriale. Le sue caratteristiche peraltro lo rendono insostituibile. La transizione energetica aumenta la domanda di argento, tanto che le previsioni del 2025 Indicano un surplus di richiesta rispetto all'offerta per il quinto anno consecutivo. Ciò esercita una pressione rialzista sul prezzo del metallo, incoraggiando una strategia trend following

Il ruolo del mercato fisico

Se fattori di tipo macroeconomico hanno creato un terreno fertile per la corsa del prezzo del metallo, la vera scintilla si è avuta sul mercato fisico, in special modo a Londra, che è il fulcro del commercio di lingotti. 

Il mercato londinese è finito sotto pressione per la carenza di argento disponibile, perché il timore dei dazi ha spinto le spedizioni oltreoceano, finendo per prosciugare le scorte disponibili nel Regno Unito. In secondo luogo l'argento fisico dei caveau londinesi e detenuto come collaterale per gli ETF, per cui è sostanzialmente bloccato. Di conseguenza il prezzo è salito alle stelle.

lunedì 13 ottobre 2025

Economia italiana, l'agenzia S&P conferma il miglioramento del rating

La scorsa primavera l'economia italiana aveva ottenuto un bel riconoscimento, quando l'agenzia americana Standard & Poor's era stata la prima a migliorare il rating del nostro Paese, alzandolo a BBB+ dal precedente livello BBB (in seguito lo avrebbe fatto anche Fitch). Prima del weekend lo ha confermato, con outlook stabile

Cosa dà ottimismo circa l'economia italiana

Anche se la nostra economia continua a presentare luci ed ombre, secondo l'agenzia ci sono due fattori importanti che giustificano il miglioramento del giudizio sui nostri Titoli di Stato: la stabilità politica e il miglioramento dei nostri conti pubblici. Se prendiamo come riferimento il Dpfp, il nostro deficit dovrebbe essere attorno al 3% (Fitch ha basato il suo cambio di giudizio sulla nostra economia stimando una discesa del deficit al 3,1%). 

Secondo gli analisti dell’agenzia S&P, l'evoluzione positiva è figlia anche di "continuo slancio riformatore", che insieme alla "riduzione degli squilibri esterni migliorano ulteriormente gli indicatori di credito dell’Italia". Grazie a questi fattori, i rischi che derivano dall'esistenza di un debito pubblico ancora elevato vengono mitigati, così come quelli che derivano dalle "crescenti sfide esterne".

Le ombre ancora presenti

Va detto che il quadro generale dell'economia italiana manifesta ancora luci e ombre. In particolare, il settore manifatturiero continua a mostrare segni di sofferenza e la produzione industriale è nuovamente peggiorata ad agosto, dopo due mesi in cui era migliorata. Anche se il mese di agosto è particolare, viste le chiusure per ferie e l'attività limitata dal periodo vacanziero, comunque manda un segnale delle difficoltà della nostra economia ad uscire dalla fase di stallo che stiamo attraversando.

Il giudizio di Moody's

La prossima agenzia di rating che si esprimerà sull'economia italiana sarà Dbrs (venerdì prossimo), ma i fari sono puntati soprattutto su Moody’s, la cui valutazione è attesa per il 21 novembre. Lo scorso maggio l'agenzia confermò per l'Italia il rating Baa3, appena un gradino sopra ’junk’, il livello spazzatura (ma alzò l’outlook da stabile e positivo).

martedì 7 ottobre 2025

Prezzo del petrolio in ripresa dopo aver schivato il pericolo del maxi aumento Opec

Dopo il calo dell'ultimo periodo, il prezzo del petrolio si risolleva lentamente. La spinta giunge dalla riunione dei produttori, che decide di procedere a un incremento della produzione più contenuto rispetto alle previsioni, per evitare che un’ondata di nuovi barili potesse sopraffare una domanda fragile. 

La decisione OPEC e il prezzo del petrolio

Nella riunione che si è svolta online domenica scorsa, i paesi dell’OPEC hanno deciso di incrementare le loro quote di produzione di 137.000 barili al giorno nel mese di novembre (rispetto ai tagli volontari di 1,65 milioni di barili al giorno). E' una conferma dell'incremento approvato per il mese di ottobre, ma gli esperti si aspettavano un incremento più sostanzioso, pari a 500mila barili al giorno.

Parola d'ordine: prudenza

Il cartello dei produttori ha voluto evitare un'ulteriore pressione sul prezzo del petrolio in una fase in cui la domanda è debole. Settimana scorsa sia il Brent che il West Texas Intermediate (WTI) sono crollati di oltre l’8%, registrando il calo settimanale più ripido in quasi tre mesi.

I paesi continueranno a monitorare e valutare attentamente le condizioni di mercato - si legge nel comunicato OPEC - e hanno ribadito l’importanza di adottare un approccio cauto e di mantenere la massima flessibilità per sospendere o annullare gli ulteriori aggiustamenti volontari della produzione”.Gli otto paesi dell’organizzazione si riuniranno di nuovo il prossimo 2 novembre. 

La pressione ribassista sul mercato

Proprio questa sorpresa ha dato sostegno al prezzo del petrolio. Il Brent dicembre è tornato oltre i 65,5 dollari al barile mentre il WTI risale verso i 62 dollari. Entrambi i benchmark si trovano adesso schiacciati tra livelli di supporto resistenza trading molto importanti.

I mercati petroliferi rimangono sotto pressione a causa dell’aumento della produzione di shale negli Stati Uniti e di un’outlook economico globale contenuto. Il mercato petrolifero potrebbe registrare un surplus record il prossimo anno, stando alle previsioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE). Secondo le stime dell’AIE, la produzione mondiale supererà i consumi in media di 3,33 milioni di barili al giorno nel 2026, raggiungendo un record storico di surplus.

giovedì 2 ottobre 2025

Tasso di interesse sui mutui, ora quello variabile conviene di più

Anche se il ciclo di allentamento è stato messo in pausa, i tagli effettuati dalla BCE nelle riunioni precedenti stanno facendo sentire ancora i loro effetti sul tasso di interesse dei mutui. Quello variabile infatti adesso è diventato molto più conveniente rispetto a quello fisso.

Il divario fisso-variabile del tasso di interesse


La fotografia della situazione è stata fatta dall’Osservatorio MutuiOnline, che evidenzia come il divario tra tasso di interesse fisso e variabile si è fatto più marcato. 

Il TAN medio per un mutuo a tasso variabile è sceso a 2,67%, mentre quello fisso si trova oltre mezzo punto percentuale più sopra, a 3,24%. Ciò significa che contrarre un mutuo a tasso variabile è ora molto più interessante, ribaltando la situazione che c'era fino a pochi mesi fa.

Prospettive ancora migliori per il futuro

La Banca Centrale Europea (BCE) ha cominciato il suo ciclo di allentamento monetario nel giugno dello scorso anno, e da allora ha tagliato il costo del denaro del 2%. Adesso che gli Euribor si sono stabilizzati attorno al 2%, il mutuo a tasso di interesse variabile dovrebbe rimanere conveniente ancora per un po' di tempo. Peraltro c'è la possibilità che questa forbice di convenienza si allarghi ancora, qualora fosse deciso un altro taglio al costo del denaro a dicembre.

Per il tasso fisso invece lo scenario è incerto, perché il suo andamento si lega alle turbolenze geopolitiche e agli scossoni dei mercati. Sceglierlo quindi significa incorporare questo rischio nel costo del proprio mutuo.

Il risparmio per i consumatori

Tradotto in soldoni, quanto costa un tasso di un tipo e dell'altro? Se consideriamo un mutuo di 140mila euro a 20 anni, la rata mensile a tasso variabile è scesa a 753 euro, contro gli 827 euro di inizio anno. Un muto a tasso fisso dello stesso importo e durata, comporta invece una rata mensile di 793 euro. Ciò significa che, in questo momento, chi sceglie il fisso pagherebbe 39 euro in più al mese rispetto al variabile, un extra che, sull’arco dei 20 anni, ammonterebbe a circa 9.500 euro.

Ma gli italiani preferiscono ancora la stabilità

Eppure gli ultimi dati raccontano che gli italiani continuano a scegliere il tasso fisso, confermando una preferenza storica per la stabilità della rata. Va detto però che l’interesse per il mutuo a tasso variabile è quasi raddoppiato, arrivando quasi al 5%, quota massima dall’inizio del 2023. Significa che gli italiani cominciano ad aprirsi a soluzioni più flessibili e potenzialmente vantaggiose.

lunedì 29 settembre 2025

Investitori, quanti fronti caldi ci sono questa settimana

Durante i prossimi giorni saranno quattro le questioni che agiteranno gli investitori. Quella macroeconomica, che prevede la pubblicazioni dei nuovi dati sul lavoro USA, che sarà molto importante per capire le intenzioni della FED sui tassi. Quella fiscale, perché c'è il rischio shotdown negli USA. Quella geopolitica, vista la tensione sia sul fronte russo-urcaino che su quello in Medioriente.Quello commerciale, per via dei nuovi dazi annunciati da Trump.

Gli appuntamenti negli USA per gli investitori

Come sempre saranno gli USA al centro dell'attenzione. Prima del prossimo weekend verranno pubblicati i Non Farm Payrolls, i più rilevanti dati sul mercato del lavoro

La deludente lettura del mese scorso aveva sollevato preoccupazioni su un raffreddamento dell'occupazione a stelle e strisce, sottolineato dallo stesso presidente della FED, Jerome Powell. Se anche questa volta verrà confermata questa preoccupazione, la banca centrale USA potrebbe tagliare più volte i tassi nei prossimi mesi

Nei giorni scorsi invece alcuni dati macro più forti del previsto avevano raffreddato questa ipotesi, consentendo al dollaro un piccolo guadagno sul mercato dei cambi (chi segue una strategia bande di Bollinger e Rsi ha ricevuto dei segnali di acquisto).
Gli investitori monitoreranno anche le trattative in corso per scongiurare un potenziale lockdown a inizio ottobre.

Cosa ci aspetta nel vecchio continente

Dall'Europa sono in arrivo nuovi dati sull'inflazione, tanto per l'intero blocco che per alcuni suoi membri. Nel vecchio continente restano caldi i fronti di guerra, mentre salgono le tensioni tra la Nato e la Russia.
Nel Regno Unito invece l'attenzione si concentrerà sul discorso di lunedì del Cancelliere Rachel Reeves alla conferenza del Partito Laburista.

Gli appuntamenti nel resto del mondo

Dalla Cina si aspettano i report PMI dell'Ufficio Nazionale di Statistica, per capire le condizioni economiche del paese del Dragone. Ricordiamo che questo mercato rimarrà chiuso dall'1 all'8 ottobre per il National Day holiday.
Nel frattempo, le autorità monetarie di Australia e India dovrebbero mantenere i tassi invariati.

martedì 23 settembre 2025

Industria del tabacco, chi protegge i giovani dal marketing ingannevole?

Ognuno difende il proprio territorio. E questo vale anche per ogni tipo di settore economico. Lo sta facendo anche l'industria del tabacco, che fattura miliardi di dollari ogni anno e viene dominata da aziende multinazionali che hanno pure una forte influenza politica. 

Il cambiamento nell'industria del tabacco

Negli ultimi anni c'è stato un calo del consumo di sigarette tradizionali, sia perché i messaggi sui danni che provocano alla salute sono diventati sempre più espliciti, sia perché le limitazioni al fumo sono cresciute progressivamente (fino a qualche decennio fa si poteva fumare liberamente pure nei locali pubblici e perfino negli ospedali!).

Ma l'industria del tabacco ha saputo adeguarsi ai nuovi tempo, evolvendosi verso nuovi prodotti come le sigarette elettroniche e i dispositivi a tabacco riscaldato. Ed è qui che nasce un nuovo tipo di allarme, evidenziato da una recente indagine della BBC. L'emittente britannica ha intervistato numerosi esperti indipendenti (ossia senza alcun legame con i big dell'industria del tabacco), chiedendo loro un parere su queste "sigarette2.0".

I rischi delle "nuove" sigarette

Dal punto di vista clinico ancora non si conoscono gli effetti a lungo termine di tali prodotti, vista la loro recente diffusione. Comunque effetti sulla salute ci sono, ma non si può ancora dire in che misura sono gravi. Serviranno decenni di utilizzo per capirli in fondo.
Ma gli esperti indipendenti sono tutti concordi nel dire che questi prodotti rappresentano un freno alla lotta contro il tabagismo, perché non eliminano il problema bensì creano una nuova fascia di consumatori, quella che affiancano le e-cig alle sigarette tradizionali.

I giovani e le strategie di marketing

Ciò che preoccupa sono alcune strategie di marketing che i big dell'industria del tabacco stanno conducendo, e sembrano rivolgersi deliberatamente ai giovani. Si rischia di creare una nuova generazione di dipendenti dalla nicotina. 

Messaggi di marketing che peraltro - secondo gli esperti - sono ingannevoli, perché fanno credere che questi nuovi prodotti aiutano a smettere di fumare, che il consumo tra i giovani sia basso, che i consumatori duali sono pochi e così via.
Una serie di messaggi che vengono confezionati soprattutto con indagini proprie (non indipendenti), che vengono dati in pasto ai giovani, diffondendo disinformazione.

Il legame politico e l'importanza fiscale

Come si ferma questa escalation? E' difficile farlo, perché l'industria del tabacco continua a essere un'importante fonte di gettito per gli Stati. Quello italiano ad esempio, sta cercando di proteggersi dall'aumento del prelievo UE tramite un aumento dei prezzi delle sigarette dal 2026. Le grandi multinazionali del tabacco e del fumo sono note per interferire con le politiche di controllo del tabacco e con l'elaborazione di normative sanitarie.

giovedì 18 settembre 2025

Tassi di interesse, arriva il primo taglio nel 2025 della FED

Dopo una lunghissima attesa, finalmente la Federal Reserve ha annunciato il taglio dei tassi di interesse, il primo di quest'anno, per 25 punti base. Al termine del meeting di settembre, il costo del denaro scende nella forbice fra il 4% e il 4,25%.

La decisione del FOMC, l'organo di politica monetaria della FED, è stata unanime nell'intenzione di tagliare i tassi, ma non nella misura. Stephen Miran, governatore nominato da Trump, avrebbe infatti voluto un taglio di mezzo punto percentuale.

Perché adesso la FED taglia i tassi di interesse

La banca centrale USA ha sforbiciato i tassi di interesse grazie a un contesto macroeconomico più favorevole. Dal fronte dei prezzi giungono infatti segnali positivi, perché ormai l'inflazione sembra sotto controllo. Il recente rialzo è visto come un fisiologico effetto collaterale dell’entrata in vigore dei dazi. 

Al tempo stesso, l’indebolimento del mercato del lavoro ha spinto l'istituto di Washington a dare maggior sostegno all'economia.

Le prospettive sui tassi di interesse

Il taglio dei tassi di interesse era dato per scontato dai mercati, che hanno rivolto l'attenzione soprattutto sulle dot-plot, ossia le tabelle con le intenzioni di voto dei membri del FOMC. Leggendole, bisogna aspettarsi altri due tagli nel 2025, per un totale di mezzo punto.

Tuttavia la FED continua a ribadire che valuterà attentamente i dati che arriveranno, prima di prendere ulteriori decisioni. Inoltre in conferenza stampa, il presidente Powell ha cercato di gettare acqua sul fuoco, facendo intendere che questa mossa serve solo a calibrare meglio i rischi piuttosto che dare inizio a un nuovo ciclo di allentamento.

La reazione del mercato

Questo spiega perché l'andamento del dollaro è stato caratterizzato da una certa volatilità. Prima della riunione della FED, il Dollar Index era sceso a 96,4, il livello più basso da febbraio 2022. chi sa usare Fibonacci trading ha visto un ritracciamento cadere. Subito dopo le parole di Powell, è rimbalzato salendo verso 96,8. Hanno chiuso invece più contrastati i mercati azionari statunitensi.

martedì 16 settembre 2025

Quotazioni troppo basse, il mercato del grano italiano è a rischio

Uno dei pilastri della nostra agricoltura è senza dubbio il grano. Quello nazionale è destinato alla produzione della pasta made in Italy, famosa e apprezzata in tutto il mondo, ed anche ai prodotti da forno che consumiamo tutti i giorni. Tuttavia le quotazioni hanno raggiunto un livello così basso, che diventa sempre meno conveniente produrlo.

Scenario produttivo e quotazioni

Secondo un'analisi fatta da Coldiretti, nell'ultimo biennio le quotazioni del grano duro sono calate di circa un terzo. Alla borsa di Foggia sfiorano appena i 300 euro per tonnellata, come non accadeva da agosto del 2022. Il problema è che, di fronte a delle quotazioni così basse, diventa sempre più complicato per i produttori assicurarsi dei margini ragionevoli.

I costi di produzione infatti rimangono elevati, soprattutto quelli per l'energia, mentre dall'estero continua a giungere grano di peggior qualità ma a bassissimo costo, che fa enorme concorrenza a quello nostrano. Alla fine i produttori di grano italiano non riescono più a coprire i costi con i ricavi, con il risultato che molti stanno abbandonando la produzione.

La concorrenza di grano estero

Uno dei problemi più seri che sta affrontando il settore del grano italiano è la concorrenza straniera. Nei primi cinque mesi di quest'anno il frumento duro in arrivo dall'estero è cresciuto del 18%. Addirittura il grano canadese che giunge in Italia è più che raddoppiato in questo lasso di tempo. Ma i paesi di provenienza sono tanti, come Turchia e Russia. Inondano il mercato italiano con la loro produzione a ridosso della stagione di raccolta, provocando così un crollo delle quotazioni.

A peggiorare le cose c'è la forte svalutazione del dollaro in questo 2025. Infatti dal momento che le transazioni di grano avvengono nella valuta statunitense, il suo deprezzamento rispetto all'Euro rende ancora più competitive le importazioni di grano straniero.

Gli standard competitivi

C'è un altro fattore molto delicato che riguarda le normative. I produttori italiani sono soggetti a rigidi controlli e devono rispettare determinati standard che invece all'estero sono decisamente più blandi. Basta pensare al glifosato che viene usato in Canada, che invece in Europa è vietato.

mercoledì 10 settembre 2025

Prezzo dell'oro, la corsa a suon di record non finisce

Le accresciute aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve e le continue tensioni sul fronte geopolitico hanno dato un'ulteriore spinta al prezzo dell'oro, che ormai si sta incamminando verso la soglia dei 3700 dollari per oncia.

I nuovi picchi del prezzo dell'oro

Dopo aver guadagnato circa il 5% durante il mese di agosto, anche in questa prima parte del mese di settembre il prezzo dell'oro continua a crescere. Nelle ultime ore sul mercato spot un'oncia è arrivata a sfiorare i €3.700 dollari, ritoccando ulteriormente il record fissato la scorsa settimana. Sul grafico mensile c'è una candela doji trading rialzista. 

Soltanto dall'inizio dell'anno i guadagni complessivi hanno raggiunto il 35%, una performance che ha consentito al metallo giallo di superare notevolmente tutte le principali asset class, Bitcoin incluso.

Cosa c'entra la Fed

Uno dei driver principali dell'ultimo impulso è la politica monetaria degli Stati Uniti. Dopo che i dati sul mercato del lavoro sono stati deboli, le aspettative che la Banca Centrale americana effettuerà una sforbiciata ai tassi di interesse sono cresciute al 92%, per quanto riguarda il mese di settembre. Inoltre l'85% dei mercati ritiene che ci saranno almeno due tagli entro la fine dell'anno. Del resto lo stesso Jerome Powell, quando parlò al Simposio di Jackson Hole, ammise che c'erano crescenti rischi di inflazione e per l'occupazione, rafforzando le attese su tagli dei tassi. 

Questo scenario riguardante la Fed si sta ripercuotendo anzitutto sul dollaro, che si è indebolito del 9% dall'inizio dell'anno, con il Dollar Index che viaggia sotto ruota 98 anche se resta allineato alla linea centrale della forchetta di Andrews pitchforks. L'indebolimento del biglietto verde è un altro fattore rialzista per il prezzo dell'oro.

Le tensioni geopolitiche

Ma a soffiare vento nelle vele del lingotto ci sono anche le tensioni geopolitiche. Oltre a quelle relative alla guerra tra Russia e Ucraina, ci sono anche i problemi legati ai dazi commerciali che stanno creando un clima di forte incertezza e nervosismo sui mercati. Questi sono fattori che spingono il prezzo dell'oro, ritenuto dagli investitori bene rifugio contro i periodi di turbolenza.

domenica 7 settembre 2025

Costi della vacanza, per gli italiani la voce più grossa è il cibo

Quest'anno per assicurarsi una vacanza più piacevole possibile, gli italiani hanno deciso di spalancare il portafoglio soprattutto per il cibo. Tra i vari costi sostenuti, infatti, quello per i generi alimentari è il più elevato di tutti. 

Cara vacanza, quanto mi costi

L'analisi delle vacanze degli italiani è stata fatta da Coldiretti/Ixè, che anzitutto evidenzia come i 38 milioni di italiani che si sono concessi almeno un giorno di vacanza, hanno sostenuto costi complessivi per 24,6 miliardi di euro.
Questa cifra conferma come il settore del turismo resta una dei cardini della nostra economia.

Spesa media pro capite

Altri numeri interessanti vengono evidenziate nel report. I costi medi sostenuti da ogni persona sono 648 euro, anche se ci sono forti differenze tra le diverse fasce di reddito e tipologie di viaggiatori. Un terzo ha speso meno di 500 euro, la maggior parte (47%) si colloca nella fascia tra 500 e 1.000 euro, mentre il 17% ha speso tra 1.000 e 2.000 euro. Appena il 3% ha superato questa cifra.

Tuttavia l'indagine di Coldiretti/Ixè mette anche in evidenza che c'è stato un cambiamento significativo nelle abitudini di spesa dei viaggiatori. Infatti i costi maggiori vengono sostenuti per il cibo più che per gli alloggi. Hanno assorbito circa un terzo della spesa complessiva.
Si tratta di un dato sorprendente, che segnala un cambio culturale evidente della società italiana contemporanea, dove l’esperienza gastronomica è considerata sempre di più una parte integrante della vacanza.

Durata delle vacanze

Un altro aspetto interessante riguarda la durata delle vacanze, che per un terzo dei viaggiatori è stata breve, ossia tra i 4 giorni e una settimana. Un quarto del totale invece ha potuto concedersi tra una e due settimane di vacanza, mentre il 13% si è concesso appena tre giorni.

Questi dati sono significativi se confrontati con quelli di 10 anni fa: oggi la durata media complessiva delle ferie si è attestata a 9,7 giorni, mentre all'epoca era superiore agli 11 giorni. È evidente che l'inflazione e il costo della vita si fanno sentire, così come le difficoltà crescenti a conciliare ferie lunghe con il lavoro. Ma è frutto anche di fattori culturali, come la la crescente popolarità dei “micro-viaggi” e delle vacanze spezzate durante l’anno.

martedì 2 settembre 2025

Prezzi del petrolio, settembre comincia con il piede giusto

In attesa della nuova riunione del cartello di produttori, i prezzi del petrolio cominciano il mese di settembre con una crescita di circa l'1%. La quotazione è stata spinta soprattutto dalla preoccupazione riguardo possibili interruzioni delle forniture, legate all'intensificarsi della battaglia tra Russia e Ucraina.Ma incide anche l'indebolimento del dollaro.

Dove si trovano i prezzi del petrolio

Sul mercato il prezzo del Brent ha superato i 68 dollari per barile, mentre il WTI si è avvicinato alla soglia dei 65 dollari. I prezzi del petrolio sono reduci da un mese di agosto molto negativo, durante il quale hanno perso oltre il 6% a causa dell'aumento delle forniture da parte dei paesi dell'Opec+. 

È stato il primo mese di calo dei prezzi negli ultimi quattro, e ha spinto i prezzi del petrolio sotto la media mobile 200 periodi.

La tensione Russia-Ucraina

Per quanto riguarda le prospettive, sembra che i prezzi del petrolio non stiano imboccando una direzione chiara, dal momento che l'eccesso di offerta nel quattro trimestre viene compensato dalle nuove tensioni geopolitiche.

I mercati sono preoccupati per i flussi di petrolio russo, dopo che le spedizioni settimanali dai loro porti sono scesi al minimo di un mese. Intanto il presidente ucraino Zelensky ha promesso attacchi di rappresaglia sul territorio russo, dopo che i droni lanciati da Mosca hanno colpito gli impianti energetici nel nord e nel sud dell'Ucraina.

Il sondaggio Reuters che non alimenta le speranze

Nel frattempo secondo un sondaggio Reuters pubblicato sul finire della scorsa settimana, i prezzi del petrolio non dovrebbero aumentare molto quest'anno rispetto ai livelli attuali, dal momento che l'incremento della produzione aumenta il rischio di un surplus di offerta. Allo stesso tempo le minacce di sanzioni da parte degli Stati Uniti frenano la crescita della domanda.

Il ruolo del dollaro USD

Anche il calo del dollaro sta influenzando l'andamento dei prezzi del petrolio, che sono legati da correlazioni inverse rispetto al biglietto verde.
Nella giornata di lunedì la quotazione del biglietto verde si è avvicinata al minimo di cinque settimane (mentre si forma una candela spinning top), rendendo così il petrolio meno costoso per gli acquirenti che utilizzano altre valute.

Bisognerà osservare con attenzione il report sul lavoro statunitense di questa settimana, perché darà indicazioni sullo stato di salute dell'economia a stelle e strisce e sulle prospettive di tagli dei tassi da parte della Fed, cosa che potrebbe aumentare l'interesse per attività più rischiose come le materie prime.

giovedì 28 agosto 2025

Finanza, in Italia molti faticano a capire anche i concetti di base

La comprensione dei temi basilari dell'economia non è soltanto un fatto di scuola, ma un aspetto fondamentale per poter prendere delle decisioni efficaci nella propria vita. Per questo è allarmante che l'Italia sia molto indietro in quanto a conoscenza di finanza, come evidenzia un report stilato da OCSE/Infe (International Survey of Adult Financial Literacy, dicembre 2023).

Il report OCSE sulla conoscenza della finanza

Il nostro paese si colloca al 36esimo posto su 39 in quanto a conoscenza dei temi della finanza. 

Per giungere a questa classifica sono stati fatti dei sondaggi su alcuni concetti, e purtroppo soltanto il 16,6% degli italiani è riuscito a raggiungere un punteggio di 70 su 100, che è ritenuto quello minimo che occorre a gestire le proprie finanze in modo consapevole.

Problemi nella vita reale

Questo significa che più di 8 italiani su 10 non sanno gestire la propria situazione economica in modo davvero oculato. Cioè sa gestire i propri soldi, sa cosa fare dei propri risparmi e sa come proteggersi dai rischi di mercato.

Sono numeri impietosi, soprattutto se li mettiamo a confronto con quelli di altri paesi europei. La Germania è il paese guida la classifica, visto che lì oltre 7 persone su 10 raggiungono il punteggio minimo. Da noi, come detto, è poco più di 1 su 10. In Estonia e Finlandia sono quasi 5 su 10, in Spagna e Francia 4 su 10.

Comportamenti pratici scorretti

Tra le varie lacune che abbiamo in tema di finanza, una delle più serie riguarda proprio i comportamenti pratici. Ne facciamo correttamente solo 6 su 9, mentre gli altri 3 sono sbagliati. Anche in questo caso, la nostra posizione in classifica è nei bassifondi.

Tra i comportamenti scorretti che facciamo più spesso c'è quello di dimenticarci dei nostri conti. Soltanto poco più della metà degli italiani li controlla in modo costante. Gli altri lo fanno sporadicamente e questo aumenta il rischio di incappare in truffe finanziarie. Già il 10% circa degli italiani ne è stato vittima, e solo 1 su 10 di loro aveva le capacità di difendersi efficacemente.

domenica 24 agosto 2025

Investitori, ecco gli appuntamenti chiave dell'ultima settimana di agosto

Gli occhi dei mercati saranno puntati sulla FED e su Nvidia nei prossimi giorni. La questione dei tassi di interesse torna infatti ad essere cruciale per gli investitori, mentre la trimestrale del colosso tech sarà il cardine per gli investitori del mercato azionario.

Cosa guarderanno gli investitori

Dopo il discorso di Jerome Powell al simposio di Jackson Hole, le prospettive sui tassi globali saranno al centro dell'attenzione in questa settimana. Gli investitori studiano la sostenibilità dei segnali accomodanti lanciati dal capo della Federal Reserve, che hanno già provocato una pesante marcia indietro del dollaro. 

L'index del biglietto verde è sceso a meno di 98 venerdì, dopo che il presidente della Fed ha accennato a possibili tagli dei tassi, sebbene la disoccupazione rimanga bassa. Peraltro sta continuando a formarsi un diamante Diamond analisi tecnica, un pattern molto affidabile.

Dati macro e trimestrale Nvidia

Sul fronte macro, gli investitori aspettano il report sul reddito personale, sulla spesa e gli indici dei prezzi PCE statunitensi, oltre alle stime aggiornate sul PIL del secondo trimestre.
Inoltre, gli utili di Nvidia offrono nuove prospettive sul sentiment globale sull'intelligenza artificiale. Il gigante della progettazione di chip quest'anno ha vissuto un balzo del 31% a Wall Street.

Gli appuntamenti in Europa

Spostandoci in Europa, l'attenzione degli investitori si concentrerà sui verbali della riunione di luglio della BCE, che potrebbe definitivamente fermarsi dopo che otto tagli nell'ultimo anno hanno portato i costi di finanziamento al livello più basso dal 2022. Sul fronte dei dati, i dati sull'inflazione delle maggiori economie della regione saranno attentamente monitorati.
Nel Regno Unito si prospetta una settimana più tranquilla, cosa che non agevola una strategia spread trading forex sulla sterlina.

Il resto del mondo

Il calendario economico della Cina prevede la pubblicazione del PMI ufficiale, mentre il Giappone vivrà molte pubblicazioni economiche, tra cui produzione industriale, vendite al dettaglio, disoccupazione, fiducia dei consumatori e inflazione di Tokyo.
L'Australia si concentrerà sui verbali della riunione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia, con crescenti aspettative per un taglio dei tassi il mese prossimo.