martedì 28 dicembre 2021

Investimenti, il 2022 potrebbe essere ancora un anno buono per la Borsa

Il gruppo Generali ha fornito il proprio Outlook riguardo agli investimenti nel 2022. Prospettive e le tendenze dei mercati finanziari sembrano suggerire che potrebbe essere un altro anno positivo per la Borsa, con rendimenti positivi. Tuttavia, occorre mettersi al riparo da possibili oscillazioni.

Cosa prevede Generali riguardo agli investimenti

Secondo gli esperti di Generali Investments, colosso con masse amministrate per 577 miliardi di euro, la situazione generale rimane positiva. La ripresa dell'economia dopo il disastro Covid continua a mostrare segnali forti. In special modo riguardo alla spesa dei consumatori e gli investimenti.

Annotazione: oltre ai canonici investimenti sull'azionario o valutario, c'è anche la strategia spread trading esempio da poter seguire.

Politiche di sostegno e volatilità

Bisogna però tenere conto che il prossimo anno verranno meno, anche se in modo graduale e non traumatico, le politiche di sostegno da parte delle banche centrali. Oltre a comprimere i rendimenti, verranno anche ridotti i benefici della diversificazione.
Inoltre la volatilità potrebbe essere decisamente più elevata rispetto a quella vista nel 2021, poiché le banche centrali si muovono su un filo sottile tra la lotta all’alta inflazione ed il controllo delle condizioni di equilibrio finanziario.

Azionario Europeo o USA?

Gli analisti di Generali Investments ritengono che gli investimenti nell'azionario potrebbero essere ancora soddisfacenti, anche e in misura minore rispetto all'anno che sta per finire. Del resto le valutazioni complessive rimangono a buon mercato se messe a confronto con l’obbligazionario e i rendimenti reali.
Accordano la loro preferenza ai titoli Europei piuttosto che a quelli USA, ma suggersicono di monitorare con attenzione i tassi reali a lungo termine, che rappresentano una bussola importante per valutare tutte le asset class.

Gli emerging markets

Infine, un occhio attento dovrebbe essere dato ai mercati emergenti, dove possono nascondersi interessanti occasioni per investimenti. Gli emerging markets hanno sottoperformato durante la pandemia, e per il prossimo anno potrebbero avere prospettive molto promettenti. Investimenti negli Etf paesi emergenti potrebbero anche rivelarsi una mossa interessante.

lunedì 27 dicembre 2021

Inflazione, il rally mette a rischio i risparmi sul conto corrente


La corsa folle dei prezzi è una minaccia enorme per i risparmi che si trovano sui conti correnti i famiglie e imprese. Perché se l'inflazione dovesse continuare di questo passo, nel giro di un decennio ci ritroveremmo con un terzo del potere d'acquisto in meno.

La folle corsa dell'inflazione

L'inflazione crescente è uno degli spettri che stanno agitando l'azione delle banche centrali. Dopo la grande crisi finanziaria del 2008, l'andamento dei prezzi è stato pressoché nullo. I tassi di crescita hanno viaggiato su medie annue inferiori all’1%, segnando addirittura anche dei picchi negativi.
Il Covid però ha cambiato tutto, o meglio la ripresa economica che ha fatto seguito alla prima violenta ondata pandemica.

Tassi alti e strutturali

La ripresa dell'economia ha innescato un boom della domanda di energia e materie prime di ogni genere, e questa pressione di mercato ha spinto i prezzi verso l'alto. A fine novembre 2021 in Italia l’inflazione ha registrato un aumento su base annua del 3,8%, mentre nell’Eurozona la crescita media è stata del 4,9%. Addirittura gli USA sono arrivati a sfiorare il 7%.

Per diversi mesi ci hanno raccontato la favoletta (o meglio la speranza) che si trattasse di un fenomeno puramente transitorio. Tanto la FED quanto la BCE hanno minimizzato il fenomeno. Ma adesso è chiaro che l’alta inflazione deriva da una situazione in parte strutturale, che ci costringerà a vivere con tassi di crescita più elevati per diversi anni.

Qualche dato allarmante

Questo problema mette le famiglie e le imprese di fronte a importanti sfide. Infatti secondo la Banca d’Italia ci sono oltre 1800 miliardi in giacenza sui conti correnti delle famiglie e circa 500 sui conti delle imprese. Soprattutto per le prime, l’erosione del capitale rischia di assumere proporzioni imponenti.
Se infatti l'inflazione dovesse rimanere attorno al 3%, l'anno prossimo l’erosione sarebbe di circa 55 miliardi. E se tali livelli di inflazione annua dovessero durare per un decennio, la perdita di potere d’acquisto del capitale ammonterebbe al 28,5%.

lunedì 20 dicembre 2021

Inflazione, dato PCE in focus durante questa settimana

Anche se l'attenzione degli investitori sarà ancora tutta indirizzata sul fronte contagi da Covid, il tema economico dominante della settimana sarà ancora l'inflazione. La dinamica dei prezzi sarà infatti l'elemento portante dei dati di questa settimana, così come nella precedente lo erano stati i meeting delle banche centrali.

Fari puntati sull'inflazione

Il dato macro cerchiato in rosso dagli investitori è quello relativo agli Stati Uniti, dove il PCE core (Personal Consumption Expenditure) ci mostrerà quanto la situazione si stia facendo pesante negli USA. Il report è in programma per giovedì prossimo.

Di recente abbiamo visto l’inflazione correre ai massimi da 40 anni. Anche l'indice dei prezzi PCE potrebbe aumentare, spinto soprattutto dall'aumento dei costi dei fattori produttivi. L’indice dei prezzi alla produzione (PPI) è balzato dello 0,8% a novembre, perché le catene di fornitura continuano a presentare colli di bottiglia che rallentano gli approvigionamenti.

La FED

Il fattore inflazione ha subito una forte revisione negli USA. La Fed ha infatti abbandonato la sua dialettica secondo la quale l'inflazione è "temporanea", e per combattere questa avanzata dei prezzi di recente ha accelerato il tapering. Porrà infatti fine agli acquisti di asset dell'era della pandemia a marzo. Poco dopo presumibilmente cominceranno i ritocchi ai tassi di interesse.
Un dato PCE core superiore alle attese, potrebbe alimentare ulteriormente le aspettative di rialzo dei tassi FED, con la conseguenza di spingere il dollaro.

Consiglio operativo: chi vuole investire sul mercato valutario, dovrebbe prima imparare bene che cos'è il pip forex.

L'andamento del dollaro Usd

La valuta USA intanto si è stabilizzata sopra 96,5 lunedì, dopo aver segnato un pattern doppio massimo settimana scorsa.
Le preoccupazioni relative all'omicron hanno fornito ulteriore supporto al dollaro come bene rifugio. Intanto il governatore della Fed Chris Waller ha dichiarato venerdì che un aumento dei tassi di interesse sarà probabilmente giustificato 'poco dopo' che la banca terminerà i suoi acquisti di obbligazioni, spingendo gli investitori a speculare su un primo aumento dei tassi a marzo.

giovedì 16 dicembre 2021

Lavoro, sciopero generale in tutta Italia. Esclusi scuola, sanità, poste e servizi ambientali

Gran parte del mondo del lavoro oggi incrocia le braccia. E' infatti indetto uno sciopero generale di 8 ore, che è stato proclamato da Cgil e Uil contro la manovra economica del governo Draghi.
Ma non scenderà in piazza la Cisl e nemmeno i partiti, ad eccezione di Sinistra italiana.

Lo stop del mondo del lavoro

A incrociare le braccia sarà sia il lavoro pubblico che privato, e prevede le sole eccezioni di scuola, sanità e servizi postali

Il primo settore in quanto c'è già stato uno sciopero venerdì scorso, il secondo perché c'è l'esigenza di salvaguardare il diritto alla salute in presenza di pandemia. Circa i servizi ambientali e le Poste, è invece intervenuto il Garante degli scioperi, che lo ha bocciato per via della concomitanza con la scadenza del pagamento Imu. 

Nel settore dei servizi pubblici, a partire dai trasporti, verrà comunque garantito il rispetto delle fasce di garanzia.

Le manifestazioni

In occasione dello sciopero, si terranno anche diverse manifestazioni a Roma, Milano, Bari, Cagliari, Palermo all'insegna dello slogan "Più sviluppo, più lavoro, più coesione sociale. La responsabilità in piazza".

Le motivazioni del blocco del lavoro

Alla base dello sciopero indetto da Cgil e Uil c'è una manovra economica considerata inadeguata per il mercato del lavoro. In particolare ci sono diversi punti che vengono contestati, come il fisco, le pensioni, le politiche industriali, il contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà, ma anche sanità, non autosufficienza e scuola.
Nella sostanza i sindacati ritengono che questa manovra non serve a ridistribuire ricchezza e ridurre le disuguaglianze. Chiedono pertanto dei cambiamenti concreti per il mondo del lavoro e dei pensionati.

Il commento di Draghi

Riguardo a questa astensione dal lavoro, il premier Mario Draghi commenta: "Da parte del governo non c'è stata alcuna volontà punitiva verso i sindacati. C'è volontà di colloquio, confronto e ascolto", dice il presidente del Consiglio, tant'è che è già convocato per lunedì prossimo a Palazzo Chigi il tavolo sulle pensioni".

lunedì 13 dicembre 2021

Tassi di interesse, la Bank of England non è più vicina alla stretta

La questione tassi di interesse è di forte attualità per tutte le banche centrali. Dopo aver dovuto stimolare a lungo l'economia colpita dal Covid, gli istituti centrali devono programmare tempi e modi del ritiro degli stimoli.

La Boe ed i tassi di interesse

Tra le grandi banche centrali che sembrano sul punto di varare la stretta sui tassi di interesse c'è la Bank of England, che si riunirà in meeting nei prossimi giorni

A dire il vero, dalla banca centrale britannica ci si aspettava la stretta già la volta scorsa. Ed erano state proprio le dichiarazioni del suo governatore, alla vigilia dell'ultimo meeting, ad incrementare questa convinzione. E invece con grande sorpresa la stretta non ci fu, i tassi di interesse furono mantenuto al minimo.
I verbali di quella riunione evidenziarono un voto di 7-2 a favore del mantenimento del costo del denaro vicino allo zero.

Cambio di sentiment

Da allora in avanti diversi membri del board prima si sono fatti più hawkish, poi dopo l'avvento della variante Omicron alcune voci aggressive sono divenute più miti

In particolare quella di Saunders, che ha detto che una posizione "wait and see" potrebbe essere utile "per avere più prove sui suoi possibili effetti di Omicron sulla salute pubblica e quindi sull’economia”. Dal momento che si tratta di uno dei due membri del Monetary Policy Committee che voleva l'aumento dei tassi a novembre, il fatto che sia divenuto più prudente è molto indicativo.
Secondo Reuters, i mercati stimano una probabilità del 33% di un aumento dei tassi di interesse.

Approfondimento suggerito: una delle figure più interessanti da conoscere è il pennant trading analisi tecnica.

Sterlina riflesso della situazione

A confermare questa convinzione è l'andamento della sterlina sul mercato valutario. Il cross GbpUsd è vicino a 1,32, perché si ritiene che la Banca d'Inghilterra sceglierà la via della cautela, nonostante la crescente pressione inflazionistica. Anche gli analisti della piattaforma opzioni binarie sono scettici riguardo ad una imminente stretta.

Stretta nel 2022

In questo avanti e indietro di umore, il governatore Bailey ha affermato che "sarà necessario aumentare i tassi di interesse per riportare l’inflazione in modo sostenibile verso l’obiettivo. E saremo pronti a fare tutto ciò”.

Già, l'inflazione. Entro la primavera prossima dovrebbe oltrepassare tranquillamente il 5%, ossia due volte e mezzo l’obiettivo di del 2% fissato dalla Banca d’Inghilterra. È probabile che tutto questo costringerà ad un rialzo dei tassi di interesse, ma forse non a dicembre. L’ipotesi più plausibile è che ciò avvenga all’inizio del 2022.

giovedì 9 dicembre 2021

Lavoratori, la Commissione Ue propone nuove regole per tutelare i rider

Per i lavoratori delle piattaforme online di consegna a domicilio o trasporto arrivano grosse novità. Parliamo di colossi come Uber, Deliveroo e Glovo, fortemente interessati dalle nuove regole che sono state appena lanciate dalla Commissione europea.
Regole che servono a disciplinare e tutelare queste categorie di lavoratori, che per molti anni sono rimasti alla mercé di una grave incertezza normativa. E molti se ne sono approfittati con pratiche di sfruttamento.

Le nuove regole per i lavoratori

La Commissione europea ha presentato a Bruxelles le proposte per regolamentare il lavoro sulle piattaforme digitali.
Queste proposte riguardano diversi aspetti del rapporto con questi lavoratori. Dalla definizione del livello di retribuzione e dell'orario di lavoro al codice di abbigliamento.
L'impatto sar notevole, visto che la stessa UE conta circa 28 milioni di europei che lavorano per 500 diverse piattaforme internet.

Cosa succederà a questi lavoratori

Secondo la Commissione europea, circa 5,5 milioni di essi non sono correttamente classificati. Sono infatti considerati come lavoratori autonomi e liberi professionisti quando in realtà sono nei fatti lavoratori dipendenti. Questa errata classificazione fa sì che vengano sottoposti a regimi contrattuali sbagliati, con minore tutela.

Grazie alle nuove regole, Bruxelles fissa dei criteri per inquadrare tali lavoratori come dipendenti. Si stima che fino a 4,1 milioni di rider e lavoratori potrebbero veder cambiare il loro status, ottenendo finalmente una adeguata tutela. Ad esempio il diritto a un salario minimo, alla contrattazione collettiva, alla protezione dell’orario di lavoro e della salute, ecc. 

Il commento istituzionale

"Nessuno sta cercando di uccidere, fermare o ostacolare la crescita delle piattaforme - ha detto il commissario europeo al Lavoro, Nicols Schmit - Questa economia corrisponde a una domanda nella nostra società, e vogliamo che prosperi. Ma questo modello di business dovrebbe anche adattarsi ai nostri standard, compresi quelli sociali. Dobbiamo assicurarci che siano lavori di qualità, che non promuovano la precarietà".

martedì 7 dicembre 2021

Investitori euforici, il clima risk on fa correre le Borse

Le borse del vecchio continente innestano le marce alte e corrono. La spinta è durata tutto il giorno, ed è poi aumentata nel finale sulla scia degli scambi di Wall Street.
A dare la scossa agli investitori è la diminuzione dei timori per gli effetti della variante Omicron. Questo ha rimesso i mercati in modalità risk on.
Una spinta arriva anche dalla decisione di ieri della People's Bank of China di ridurre il coefficiente di riserva obbligatoria di 50 punti base, riducendo la quantità di liquidità che le banche devono tenere in riserva.

La giornata degli investitori in Borsa

A Piazza Affari il Ftse Mib chiude la giornata con un rialzo di 2,41% a quota 27.137 punti. Si è mosso sulla stessa linea anche il FTSE Italia All-Share, +2,43%.
Acquisti a piene mani anche sulle altre Borse europee. A Francoforte il DAX strappa del 2,82%. Londra avanza di 1,49%, Parigi +2,91%.
Anche Wall Street corre, con balzi fortissimi sul Nasdaq.

Annotazione: se siete investitori del mercato valutario anziché dell'azionario, potete consultare i dati delle piattaforme forex italiane.

I signoli titoli

Sui listini del Vecchio continente volano i titoli dei produttori di microchip, dopo l'annuncio di Intel della futura IPO di Mobileye. Ad esempio, sul listino milanese gli investitori fanno acquisti su STMicroelectronics, +5,79%, che ha ifnranto anche il pattern bandiera flag.

Tra i best performer del giorno ci sono anche Nexi, +5,37%, dopo la notizia che la francese Worldline ha acquistato l'80% delle attività di merchant banking dell'istituto greco Eurobank.
Bene anche il titolo del lusso Moncler, che vanta un incremento del 4,46%.

Passi da gigante anche per Stellantis (+3,56%) dopo le previsioni sui ricavi dalla mobilità connessa.
Rialzi interessanti anche di Enel, ENI e Ferrari.
Tra le banche si distingue Intesa Sanpaolo (+2,03%), che continua la corsa dopo il balzo di ieri. Anche Unicredit (+2,41%) che giovedì presenterà il nuovo business plan.

Scende Telecom

Resta indietro invece Telecom Italia, -1,44%, reduce dalla seduta negativa della vigilia. Al fine di valutare la manifestazione di interesse non vincolante arrivata alla fine di novembre dal fondo di private equity Usa KKR, il Comitato designato dal CdA ha selezionato gli advisor Goldman Sachs e LionTree per esaminare la proposta.

sabato 4 dicembre 2021

Crescita economica, Fitch promuove l’Italia aumentando il rating


Dopo 19 anni, l'agenzia di rating Fitch torna ad alzare il giudizio sull'Italia. Nella serata di venerdì, la società americana ha infatti portato la valutazione del nostro debito pubblico a BBB con outlook stabile.
Un piccolo passettino, visto che il precedente valore era BBB-, ma è comunque una indicazione importante sulla nostra crescita economica.

Il giudizio di Fitch sulla crescita economica

Se l'ultima promozione di Fitch risaliva al 2002, in generale erano ben 4 anni che nessuna agenzia promuoveva l'Italia. L'ultima infatti su Standard&Poor’s. 

Pochi giorni fa, la società newyorkese aveva chiarito che le prospettive dell’Italia sarebbero dipese dalla sostenibilità del suo debito pubblico e dalla crescita economica attesa da qui al prossimo anno. In special modo aveva evidenziato l'importanza delle riforme e l’uso dei fondi europei del Pnrr. Fattori definiti come "cruciali".

Promossa la strategia del Governo

Evidentemente, sono due fattori che hanno convinto.
L'agenzia di rating infatti ritiene che il Governo stia adottando una buona strategia di consolidamento dei conti pubblici di medio termine. Inoltre la campagna vaccinale è stata molto efficace, tanto da consentire di ridurre al minimo le misure restrittive. Questo favorisce la dinamica della ripresa e infonde maggiore fiducia nelle prospettive di crescita economica.

Previsioni migliorate

Sulla base di questi elementi, Fitch ha rivisto le previsioni riguardo la traiettoria della nostra crescita economica e del nostro bilancio pubblico.
Fitch prevede una ripresa al 6,2% per il 2021, del 4,3% nel 2022 e del 2,3% nel 2023 grazie all’aumento degli investimenti pubblici e privati.
Il rapporto debito/PIL calerà probabilmente sotto il 154% del pil entro la fine del 2021 dal suo picco del 155,6% della fine del 2020. Il disavanzo dovrebbe scendere all’8,9% del Pil, in deciso miglioramento rispetto alla precedente stima dell'11,4%.
Il ministero del Tesoro parla di «risultato molto importante anche dal punto di vista della finanza pubblica».

martedì 30 novembre 2021

Mercati azionari, la combinazione Omicron-Powell manda giù i listini

E' stata una giornata intensa e nervosa sui mercati azionari del Vecchio Continente. Prima le vicende relative alla variante Omicron, poi i dati amcro sull'inflazione, infine l'entrata prepotente di Powell sulla scena.
Gli investitori sono così stati sballottati dentro un frullatore, dal quale sono usciti con un gran mal di testa.

Cosa è successo sui mercati azionari

A Milano l'indice Ftse Mib ha chiuso la giornata in calo dello 0,87% a quota 25.814 punti. Giornata “no” anche per il FTSE Italia All-Share, che archivia la seduta a 28.311 punti, in calo dello 0,81%.
Anche gli altri indici europei chiudono in rosso: DAX -1,18%, Londra -0,71 e Parigi -0,81%.
Anche Wall Street intanto cala, come si vede su qualsiasi App trading bonus senza deposito.

Variante Omicron e inflazione UE

Le notizie che hanno inciso oggi sui mercati azionari sono state diverse. La variante Omicron divide la comunità scientifica in quelli ottimisti e quelli molto cauti, come l'ad di Moderna, Stephane Bancel, secondo la quale i vaccini attuali potrebbero essere meno efficaci contro Omicron.
Nel digerire queste informazioni altalenanti, l'azionario ha dovuto anche fare i conti con le stime sull'inflazione UE, molto al di sopra delle previsoni e del target BCE.

L'entrata in scena di Powell

Infine, nel pomeriggio, a dare l'ultima forte scossa sono state le parole del capo della FED Powell. Il numero uno della banca centrale Usa ha infatti chiarito che ormai non si può più parlare di "inflazione transitoria", e che verrà valutata con attenzione la possibilità di accelerare il tapering.

Annotazione operativa: anche quando si fanno invesrimenti sui mercati azionari, è necessario sapere le Bande di Bollinger come si usano.

I singoli titoli azionari

Per quanto riguarda i singoli titoli dei mercati azionari italiani, spiccanno i titloli connessi alla pandemia.
Il migliore del giorno è Diasorin (+1,97%), che beneficia delle propsettive di aumento di test anti-Covid. Ma in generale è tutto il settore farmaceutico che ha corso (Recordati +0,87%).
Buone performance anche per Terna (+1,23%) e Unicredit (+1,14%), mentre sono risultati pesanti i titoli energetici (-2,91% Tenaris, -1,8% Saipem e -1,34% ENi) a causa del nuovo bursco calo del petrolio.

lunedì 29 novembre 2021

Imprese PMI a caccia di competenze digitali, ma più della metà non riesce a trovarle

Malgrado l'impatto violentissimo della pandemia, le piccole e medie imprese italiane hanno cercato comunque di crescere, mettendo le persone al centro dei loro progetti.
Infatti nonostante le incertezze legate al clima pandemico, il 90% delle PMI continua la sua opera di scouting. Si va a caccia di competenze, e la direttrice fondamentale di questo percorso è la digitalizzazione, sia in ambito produttivo che nelle relazioni con i clienti.

Cosa cercano le imprese

Tuttavia, i progretti e i piani delle piccole e medie imprese si scontrano con una dura realtà. Trovare le competenze qualificate non è affatto semplice.

E così, se in base a una indagine di Market Watch PMI di Banca Ifis, emerge che l'83% del campione (500 aziende) cerca nuovo personale con competenze tech, neppure la metà riesce poi a trovarle.
Secondo questo report esiste quindi un divario tra la domanda e l'offerta di competenze, visto che il 58% delle imprese non trova il personale ricercato.

Un problema da risolvere

Si tratta di un problema di non poco conto, visto che l'orientamento alla digitalizzazione è un trend che va avanti già da qualche anno, e sicuramente si confermerà anche nei prossimi due anni.
La richiesta di conoscenze specifiche infatti continuerà, indirizzandosi non solo verso le figure esperte di tecniche produttive (42%), ma anche verso profili digitali e 4.0 (entrambe al 39%).
Ai candidati sono tuttavia richieste soft skill trasversali come: saper lavorare in team, essere flessibili, risolvere problemi.

Il ruolo del passaparola

Sul problema potrebbe incidere anche il modo in cui le imprese cercano personale. Infatti quasi la metà (48%) punta sul passaparola e sulle relazioni territoriali per trovare le persone giuste. Stupisce invece che sono ancora pochissime - appena il 14% - quelle che attivano collaborazioni con Università e Istituti Tecnici Superiori. Ancora meno (6%) quelle che si rivolgono ai centri per l’impiego.

martedì 23 novembre 2021

Investitori attenti a ciò che succede in Brasile. C'è tanta carne a cuocere

Ciò che sta accadendo in Brasile sta catturando l'attenzione degli investitori. Tra modifiche alla Costituzione, piani di spesa per il welfare, dati macro e situazione contagi, c'è davvero tanta carne a cuocere.

Il Brasile e gli investitori

Il primo fronte che tiene impegnati gli investitori sono i negoziati sulla proposta di emendamento alla Costituzione (PEC) dei Precatórios del Senato Federale. 

Questa proposta rimuoverebbe il tetto di spesa previsto dalla Costituzione, e aprirebbe uno spazio fiscale di 89 miliardi di real utili per varare il piano “Auxilio Brasil. Si tratta di un maxi piano di spesa per il welfare che vorrebbe da Bolsonaro.
Questo nuovo disegno di legge potrebbe mettere sotto pressione le finanze e sollevare ulteriormente l'inflazione, mentre se non passasse allora il governo potrebbe essere costretto a un piano fiscale ancora più incerto.

Contagi e dati macro

Gli investitori guardano però anche ai dati sui casi di Covid-19, che la scorsa settimana era tornati a superare i 10 mila al giorno.

Ma si guarda anche al fronte economico, dopo le proiezioni su PIL e inflazione. Il ministro dell'Economia Paulo Guedes ha affermato che la crescita brasiliana dovrebbe essere dal 5,2-5,4% nel 2021 e che l'economia del paese è in una ripresa a forma di V dalla pandemia di COVID-19.
L'indagine settimanale della banca centrale brasiliana ha invece mostrato che le previsioni di inflazione sono state riviste nettamente al rialzo al 10,12% dal 9,77% per il 2021 e a 4,96% dal 4,79% per il 2022.

Consiglio: un interessante tecnica per tutti gli investitori è il trading con Fibonacci analisi tecnica.

Il Real annaspa

In tutto questo vortice di notizie, il Real brasiliano è scambiato intorno a 5,65 per USD, non lontano dal minimo di 8 mesi di 5,6815 raggiunto il 1 novembre. Sarà stata dura per chi adotta strategie opzioni binarie 1 minuto.
La valuta sudamericana sta pagando la forza del dollaro, alimentato nelle ultime ore dalla riconferma del presidente della Federal Reserve Jerome Powell che ha rafforzato le scommesse per tassi di interesse più elevati.

sabato 20 novembre 2021

Fallimenti, cresce il numeri di casi nel 2021. Il commercio è il settore più colpito

Nel giro di un anno le imprese che hanno dichiarato fallimento sono cresciute di quasi il 50%. E' il dato che emerge dall’Analisi Fallimenti realizzata da Cribis, società del gruppo Crif.

Il dato sui fallimenti

Nei primi nove mesi del 2020, le imprese che avevano dovuto alzare bandiera bianca per via dei debiti erano state 4709. Durante i primi nove mesi del 2021, il numero di fallimenti è invece stato 6761. La crescita è quindi stata del 43,6%. 

Se consideriamo solo il terzo trimestre del 2021, i fallimenti sono stati 1.806, quindi il 12,7% rispetto all’analogo periodo del 2020. Tuttavia, sono meno rispetto al 2019 (-22,4%) e al secondo trimestre 2021 (-24,8%).

Elementi da considerare

Bisogna tuttavia evidenzare due aspetti. Il primo è che il numero di default dello scorso anno è stato paradossalmente più basso del solito, a causa del fatto che l’attività dei Tribunali era ferma per le restrizioni anti-Covid. In secondo luogo, anche se il numero di fallimenti di quest'anno è molto alto, siamo comunque sotto i livelli pre-Covid.
Nonostante i gravi problemi provocati dalla pandemia, le imprese - pur se in difficoltà - hanno saputo reggere il colpo.

Occorre però evidenziare che bisognerà aspettare l'uscita dalla crisi e la fine degli effetti delle politiche di sostegno alle imprese, prima di capire qaunti danni avrà realmente fatto la pandemia.

Settori e distribuzione territoriale

Quello che si può dire è che nei primi nove mesi dell'anno, il numero maggiore di fallimenti ha riguardato il commercio, con 1.955 casi. Poco distante c'è il settore dei servizi a 1.659. Quindi edilizia (1.235) e industria (1.084).
A livello territoriale invece, le regioni più interessate da situazioni di fallimenti sono state Lazio, Lombardia, Toscana, Sicilia e Sardegna. Sul versante opposto, quelle meno colpite dai casi di fallimento sono Trentino-Alto Adige, Molise, Friuli-Venezia Giulia e Calabria.

martedì 16 novembre 2021

Borse europee fiacche, Milano scende dopo i record della vigilia

Le Borse Europee chiudono contrastate e comunque senza grandi strappi, confermando una certa cautela in attesa di segnali più chiari dai tassi d'inflazione e quindi dalle banche centrali. Milano è tra quelle che archiviano la seduta in ribasso. 

Cosa hanno guardato le Borse Europee

La giornata è stata caratterizzata da alcuni dati macro positivi in arrivo dall'Europa, per via delle indicazioni migliori delle attese sul PIL. Anche dagli Stati Uniti arrivano dati macro buoni, visto che le vendite al dettaglio e la produzione industriale sono andate meglio delle attese.

E poi c'è un altro aspetto che ha dato conforto agli investitori nelel Borse Europee, ossia il colloquio tra i presidenti Biden e Xi Jinping, che potrebbero portare a relazioni più distese tra Stati Uniti e Cina.

Milano in discesa

Come detto, tre le borse del Vecchio Continente c'è stato un andamento andivago. Se Francoforte e Parigi vanno in progresso, Londra e Madrid scendono. Molti di quelli che amano fare scalping Dax 1 minuto, oggi non hanno avuto un grosso lavoro.

Anche Milano si muove in lieve ribasso. L'indice Ftse Mib infatti perde 0,12% dopo che ieri aveva raggiunto nuovi massimi, e finisce a 27.833 punti. Sulla stessa linea baldna anche il FTSE Italia All-Share, che chiude sotto i livelli della vigilia a 30.450 punti.
Ha chiuso in rialzo invece la borsa di Wall Street.

I singoli titoli

A Piazza Affari il controvalore degli scambi in Borsa è attorno ai livelli della vigilia, con 2,04 miliardi di euro.
A livello di singoli titoli, il migliore del giorno tra le migliori Blue Chip è stato Interpump, +3,26%, che ha recupera dopo un periodo di recente debolezza. Inoltre l'indicatore ATR analisi tecnica sembra essere più positivo.
Si sono mosse in deciso rialzo anche DiaSorin (+1,46%) e CNH Industrial (+1,38%), così come Telecom Italia (+1,29%).

Male invece i titoli del settore finanziario, come le assicurazioni Generali (-2,47%) e le banche come Bper -1,3%, Unicredit (-1,2%) e Mediobanca (-1,1%).
Debole anche Amplifon, che ha ceduto l'1,7% finale, seguito da Terna (-1,6%).

lunedì 15 novembre 2021

E-commerce, problemi per il Black Friday: corrieri in scopero

I driver che svolgono servizi di consegna per conto di Amazon potrebbero creare un po' di problemi al colosso dell'e-commerce. Hanno infatti indetto uno sciopero in occasione del Black Friday, il prossimo venerdì 26 novembre.

Lo scontro tra driver e colosso dell'e-commerce

La decisione di incrociare le braccia è stata presa in occasione du un'assemblea nazionale unitaria, che ha riguardato quadri e delegati delle consegne delle merci in appalto Amazon. L'annuncio è stato invece dato da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, che hanno ricevuto un mandato in tal senso.

Il motivo alla base dello scopiero contro il colosso dell'e-commerce è economico ma anche operativo. Infatti non solo si protesta per i compensi, ma anche per i ritmi di lavoro che sarebbero "divenuti insostenibili". Si arriva anche a 200 pacchi al giorno, con 130-140 stop da effettuare in 8-9 ore. Per questo motivo si chiede anche una riduzione dell'orario di lavoro settimanale dei driver.

Forse può interessare: il Black Friday è già iniziato, offerte in anticipo su molti siti e-commerce.

Questioni economiche e operative

Ci sono poi anche altri motivi. Si chiede infatti la continuità occupazionale a tutto il personale, spesso interrotta dai cambi di appalto e di contratto.
Tra le altre cose, al gigante dell'e-commerce viene anche chiesto di ridurre la responsabilità dei driver nei casi in cui si verificano danni alle merci consegnate, ma si chiede l'introduzione del premio di risultato, nonchè un aumento del valore economico della trasferta. Inoltre i driver rivendicano un maggiore rispetto della normativa sulla privacy, una diversa gestione del controllo a distanza, escludendo ogni ripercussione di carattere disciplinare.

Amazon risponde

Per il momento, Amazon assume un profilo soft e conciliante rispetto allo sciopero. L'azienda di e-commerce infatti ha spiegato in una nota che lavora "con i fornitori di servizi di consegna per definire insieme degli obiettivi realistici che non mettano pressione su di loro o sui loro dipendenti", e che auspica "che le trattative riguardo i fornitori di servizi di consegna possano riprendere e giungere ad una conclusione positiva".

Tuttavia, il'operatore di e-commerce risponde ad alcune delle accuse che gli vengono fatte. In merito agli orari di lavoro, ritiene infatti che la "tecnologia di pianificazione delle rotte" consente ad "oltre il 96% delle rotte effettuate in Italia di essere completato entro la conclusione dell'orario lavorativo e, frequentemente, con largo anticipo rispetto alla conclusione dello stesso". Inoltre in caso di interruzione del rapporto con "un fornitore, ci adoperiamo affinché i corrieri di un fornitore di servizi di consegna che termina la sua collaborazione con Amazon, possano comunque continuare il loro lavoro attraverso il nuovo fornitore che subentrerà per occuparsi delle consegne".

mercoledì 10 novembre 2021

Inflazione, dagli USA ancora dati in rialzo. La FED sotto pressione

Questa settimana i riflettori dei mercati finanziari erano tutti puntati sugli USA, perché questo mercoledì sarebbe stato diffuso il nuovo dato sull'inflazione.
Alla fine, è successo quello che quasi tutti si aspettavano: i prezzi stanno crescendo ancora. E neppure di poco.

Il dato sull'inflazione

Secondo i dati resi noti dal Bureau of Labor Statistics, l'inflazione negli Stati Uniti è cresciuta a ottobre dello 0,9% rispetto al mese precedente. Il dato è stato superiore alle aspettative degli analisti.

Calcolato su base annua invece l'aumento è stato del 6,2%. Anche in questo caso il dato è stato superiore alle aspettative, oltre ad essere stato l'incremento più grande dal 1990.
Un altro dato importante è l'inflazione core, ossia senza considerare tutte quelle componenti più volatilti. E anche in questo caso c'è stato un aumento: +0,6% a settembre, +4,2% su base annuale. E' l'incremento tendenziale più elevato dal 1991.

La pressione sulla FED

Dopo i dati sui prezzi al consumo, i mercati hanno ricevuto una bella scossa. Sono infatti tronate a crescere le preoccupazioni riguardo al peso che i maggiori prezzi potranno avere sulla ripresa economica. La dialettica della FED, che continua a vedere l'inflazione alta come fenomeno temporaneo, non convince più tanto.

I mercati stanno valutando quindi se la banca centrale sarà costretta a modificare i suoi piani riguardanti il rialzo dei tassi. Anche perché nel frattempo le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione hanno stabilito un nuovo minimo pre-pandemia, e sappiamo che la FED tiene anche alla robustezza dell'occupazione.

Annotazione: quando si parla di mercato valutario, occorre onoscere i concetti base come swing trading forex cos'è.

L'andamento del dollaro

Questa prospettiva ha spinto l'indice del dollaro USA, che è salito dello a 94,55 mercoledì, come si vede sui Consob broker autorizzati. L'Index così si avvicina al massimo di un anno di 94,6, che è stato toccato il 12 ottobre.
Anche il cambio con l'euro ha subito una forte scossa. L'EUR-USD infatti è sceso a 1,51, su livelli che non si vedevano dall'estate del 2020.

lunedì 8 novembre 2021

Prezzi, l'aumento mette a rischio il Natale e la rirpesa economica

La crescita dei prezzi continua ad essere una minaccia che incombe sul livello dei consumi e sulla ripresa dell'economia italiana post-Covid.
A evidenziarlo è uno studio di Confcommercio sull'inflazione e suoi effetti economici.

La minaccia dei prezzi sui consumi

I numeri elaborati dall'Ufficio Studi della Confederazione delle Imprese, dicono che se i prezzi dovessero crescere del 3%, le ripercussioni sui consumi sarebbero di circa 2,7 miliardi di euro. Se l'inflazione dovesse accelerare ulteriormente fino al 4%, allora la perdita in termini di consumi sarebbe molto più marcata. Si parla di 5,3 miliardi.

Cosa erodono i prezzi

Il fatto è che la crescita dei prezzi ha un immediato effetto sul reddito disponibile, il cui potere di acquisto si riduce immediatamente (inciderebbe per il 70%). Altro effetto del'inflazione è l’erosione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida, che non è protetta dall’inflazione inattesa.
La riduzione dei consumi inoltre risente dell'aumento di costi obbligati dovuti all’energia, che si è già trasferito sulle bollette di luce e gas. Malgrado gli sforzi del governo per sterilizzare parte di questi incrementi, le famiglie dovendo spendere di più per l'energia, spenderanno di meno per il resto.

Natale a rischio

L'effetto combinato della crescita dei prezzi e dell'incremento delle spese obbligate potrebbero incidere quindi in modo pesante sui consumi dei prossimi mesi.
Questo “spettro” che aleggia sui consumi, è tanto più preoccupante visto l'approssimarsi del Natale, che è il periodo dedicato tradizionalmente agli acquisti e ai regali. In questo scenario, è presumibile che gli acquisti delle famiglie saranno indirizzati dalla prudenza.

La soluzione

Le conseguenze comunque sarebbero più ampie, visto che minori consumi si traducono anche in una frenata della crescita del Paese. La soluzione più immediata per scongiurare questi contraccolpi, è alleggerire il peso fiscale su famiglie (la pressione in 10 anni è salita di 46 miliardi) e imprese.

mercoledì 3 novembre 2021

Investimenti, troppi consigli sui social media: interviene l'Esma

Il ruolo dei social media è sempre più prepotente nelle nostre vite. Vale anche nell'ambito degli investimenti, dove spesso vengono utilizzati dai trader come fonte di informazioni.
Tuttavia, come accade in ogni ambito, lo sfruttamento eccessivo e senza riflettere può comportare grossi rischi.

I rischi degli investimenti troppo social

Ad accendere un faro sulla situazione è stata l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, che da sempre mette al centro della sua attività la protezione degli investitori.

L'ESMA ha evidenziato i rischi che sono associati all'affidarsi ai consigli di investimento che vengono diffuse tramite queste piattaforme. Anche perché sono davvero tanti quelli che li sfruttano adottando trading intraday strategie.

I consigli di trading

I segnali di trading infatti non solo non garantiscono mai il successo, ma le fonti da cui provengono potrebbero essere tutt'altro che competenti, o ancora peggio non "disinteressate". Sono quindi giustificate le preoccupazioni che gli investitori retail non siano consapevoli dei rischi che corrono affidandosi a tali raccomandazioni.
Chiaramente non vale solo per le raccomandazioni sul mercato azionario oppure sul Forex, ma anche per i segnali opzioni binarie gratis.

L'intervento del ESMA

L'Esma ha così deciso di intervenire, attraverso un documento specifico che si intitola “Dichiarazione pubblica sulle raccomandazioni d’investimento formulate sui social media”.
Non potendo impedire la diffusione incontrollata delle raccomandazioni di investimento sui social, l'authority almeno ha voluto porre l'accento sui requisiti che tali consigli di trading dovrebbero avere. E chiaramente anche le conseguenze di possibili violazioni del Regolamento sugli abusi di mercato (MAR) dell'Unione europea (sanzioni pecuniarie e ulteriori azioni di vigilanza, al limite anche un'accusa di manipolazione del mercato).

Secondo Esma, questi consigli di investimento devono essere prodotti e diffusi in modo il più possibile obiettivo e trasparente.
In primo luogo devono essere identificabili come tali dai trader. In secondo luogo bisogna distinguere bene i fatti dalle opinioni. Infine è fondamentale che gli investitori siano in grado di identificare facilmente la fonte delle informazioni e gli eventuali conflitti di interesse di coloro che formulano le raccomandazioni.

lunedì 1 novembre 2021

Lavoro, finisce il blocco dei licenziamenti. Ma intanto aumentanole dimissioni volontarie

Con il mese di novembre scatta una novità importante che riguarda il mondo del lavoro. Finisce infatti il periodo di "blocco di licenziamenti", che era stato introdotto durante la pandemia per evitare che la crisi economica provocasse un fiume di tagli per giusta causa.

Il blocco dei tagli al lavoro

Varato nel febbraio del 2020, durante la prima fase acuta della pandemia, era finito a giugno dello scorso anno ma soltanto per le imprese medio-grandi della manifattura e dell’edilizia (4 milioni di posti di lavoro coinvolti).

Quello scaduto la scorsa notte invece riguarda una platea di 10 milioni di lavoratori. Da oggi infatti tornano possibili i licenziamenti anche per artigianato, terziario, piccole imprese, pelletteria, tessile e abbigliamento.
Il blocco varato dal Governo è stata una novità assoluta per la storia della Repubblica. L'unico procedente risaliva all'epoca monarchica, nell'estate del 1945.

Prolungamento della CiG

La fine del blocco dei licenziamenti in ambito edile e manifatturiero, non ha prodotto grandi contraccolpi. La speranza è che lo stesso accada con la fine di questo secondo blocco.
Ad ogni modo, per evitare scenari pesanti, il governo ha deciso di affiancare alla scadenza del provvedimento la proroga della cassa integrazione Covid per le piccole imprese tra il 1° ottobre e il 31 dicembre per un massimo di tredici settimane.

Situazione e paradossi del mercato del lavoro

La ripresa economica dovrebbe contribuire ad evitare grossi problemi, anche se occorre evidenziare un dato preoccupante. Negli ultimi trimestri quasi mezzo milione di lavoratori si è licenziato volontariamente. La quota di abbandono volontario sul totale degli occupati ha superato il 2% per la prima volta da anni.
Difficile trovare una causa, che potrebbe essere legata al fatto che assieme al rimbalzo dell’economia, molti cercano di ricollocarsi sul mercato del lavoro passando da settori in declino ad altri più produttivi.

Dal mercato del lavoro arriva inoltre un'altra statistica che deve far rilfettere. Ad agosto scorso gli occupati erano ancora quasi mezzo milione in meno rispetto a prima della pandemia. Significa che ci sarebbe spazio per molte assunzioni, ma le imprese lamentano forti difficoltà a trovare nuovi addetti.
Insomma il lavoro c'è, ma manca personale qualificato. La carenza di competenze è molto elevata soprattutto per quelle funzioni ricercate oggi dalle imprese.

mercoledì 27 ottobre 2021

Wall Street, fari accesi su Alphabet che supera anche le previsioni

Continua la raffica di trimestrali a Wall Street. Questa settimana stanno alzando il velo sui conti le grandi aziende della tecnologia. E' toccato anche ad Alphabet Inc (ossia Google) che ha facilmente superato le stime nel terzo trimestre fiscale.
Tuttavia, la marcia in Borsa non è stata altrettanto solida.

Aphabet alza il velo a Wall Street

Partiamo anzitutto dai dati tanto attesi da Wall Street, dove chi adotta la strategia trend following era curioso di sapere se restare o meno nel mercato.

Nel corso del trimestre, Alphabet ha registrato un utile netto di $18,94 miliardi. Significa un guadagno di quasi 28 dollari per azione. La crescita è evidente se si fa un confronto con lo scorso anno, quando il reddito netto fu $11,25 miliardi mentre il l'EPS si fermò a $16,40.

Fatturato e margine operativo

Riguardo al fatturato, la multinazionale americana ha generato 65,12 miliardi di dollari, oltre i 63,34 miliardi previsti dal mercato. Il fatturato del periodo è quindi cresciuto del 41% rispetto a un anno prima. Dopo aver sottratto le commissioni pubblicitarie di Alphabet, i ricavi si sono attesati a $53,62 miliardi di entrate. Anche in questo caso, il confronto con lo scorso anno è eclatante: furono $37,97 miliardi nel 2020.
L’azienda di Mountain View, California, ha affermato che il suo margine operativo si è attestato al 32% nel Q3, un netto aumento rispetto al 24% dello scorso anno.

I dati evidenziano che i timori riguardanti l'impatto delle modifiche alla privacy di Apple, non hanno avuto ripercussioni su Google, come invece era accaduto per Facebook e Snap. L'impatto delle modifiche alla privacy di Apple sulle entrate di YouTube è stato solo “modesto” nel terzo trimestre.

La reazione in Borsa

Eppure a Wall Street le azioni Alphabet inizialmente sono andate in calo. Perché?
Se la crescita del 59% dall’inizio dell’anno è enorme, viene evidenziato che la crescita di YouTube è stata più moderata del previsto.
Tuttavia, nel complesso sono ottimi numeri e gli analisti ritengono che le azioni sono ancora a buon mercato. Diversi segnali opzioni binarie gratis continuano a segnalare "buy", e c'è chi pensa che l'obiettivo di prezzo possa essere superiore al 30% rispetto a quello attuale.

martedì 26 ottobre 2021

Wall Street, Tesla supera 1 trilione di dollari di capitalizzazione

Un importante ordine di Hertz spinge le azioni Tesla a Wall Street, dove la società di Elon Musk per la prima volta supera i 1000 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Entra così nel ristretto club guidato da Apple e Microsoft, con oltre duemila miliardi, seguite da Alphabet e Amazon. Si tratta di una pietra miliare raggiunta dalla compagnia, appena 11 anni dopo essere diventata una società negoziabile dal pubblico.

Il volo di Tesla a Wall Street

Hertz ha deciso di acquistare centomila EV Tesla allo scopo di elettrificare il suo parco veicoli per autonoleggio. L'ordine, secondo Bloomberg, potrebbe valere 4,2 miliardi di dollari, abbastanza per diventare il più grande mai effettuato nel settore dell'auto elettrica. Quando l'ordine sarà stato completato, la flotta EV del gigante dell'autonoleggio sarà del 20% del totale.

Proprio questo aspetto ha spinto i titoli dell'azienda di Musk a Wall Street, ossia il fatto che grandi aziende scommettono sempre di più sui veicoli elettrici e hi-tech.

Scatto in Borsa da record

Malgrado i dettagli finanziari precisi dell'operazione sono in realtà rimasti confidenziali, Tesla ha guadagnato a Wall Street fin da subito oltre il 9%, superando, a metà seduta, i mille miliardi di dollari di market cap e difendendo quel valore nel finale con un’avanzata del 12,66%.

Trimestrale d'oro

Va evidenziato che Tesla era già in corsa a Wall Street, dopo una trimestrale brillante. Ha infatti riportato un utile netto di $ 1,62 miliardi nel terzo trimestre, in crescita di quasi cinque volte rispetto ai $ 331 milioni guadagnati nello stesso periodo dell'anno scorso. 

Il profitto record è arrivato nonostante una carenza globale di chip e malgrado molti problemi alla catena di fornitura che hanno influito sull'intera industria dell'auto.
La società ha generato $ 13,76 miliardi di entrate nel terzo trimestre, un aumento del 56% dei $ 8,77 miliardi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. I ricavi sono stati del 15% superiori.

giovedì 21 ottobre 2021

Borsa, ritorno shock di Evergrande. Il titolo perde un altro 13%

Il ritorno agli scambi in Borsa del titolo Evergrande è traumatico. Dopo una decina di giorni di sospensione, il colosso immobiliare cinese infatti ha chiuso il primo giorno di contrattazioni sulla Borsa di Hong Kong segnando una perdita del 13%.

Nuovo tonfo in Borsa

A pesare sulla quotazione è il mancato salvataggio da parte di Hopson (che a sua volta guadagna in Borsa circa il 5%). Evergrande avrebbe dovuto cedere il pacchetto del 50,1% della controllata Evergande Property Services, la sua divisione di servizi immobiliari, a Hopson Development Holdings per 2,58 miliardi di dollari (equivalenti a 20 miliardi di dollari di Hong Kong, valuta negoziabile sui migliori siti forex).

Tuttavia, come ha reso noto la società, Hopson non avrebbe il “prerequisito per fare un’offerta generale”. Una formula alla quale però non ha aggiunto ulteriori dettagli.

Negoziati e timori

l titolo Evergrande era stato sospeso in Borsa proprio per condurre questi negoziati, iniziati i primi di ottobre. Ma adesso il fallimento dell'operazione ha allungato nuove ombre sul colosso immobiliare cinese. E' infatti obbiettivamente improbabile che Evergrande tiri fuori un coniglio dal cilindro all’ultimo minuto.

La società immobiliare è gravata da 305 miliardi di dollari di debiti, ed ha detto che "non vi è alcuna garanzia che il gruppo sarà in grado di far fronte ai propri obblighi finanziari" a causa della situazione critica della liquidità. Evergrande assicura che "farà del suo meglio per negoziare il rinnovo o l’estensione dei suoi prestiti con i creditori".

Rischio contagio

I mercati temono che il default di Evergrande possa innescare una reazione a catena nel settore immobiliare della Cina, dove per la prima volta in sei anni i prezzi delle case sono scesi.
Il 23 ottobre scadrà il periodo di grazie per il pagamento della cedola da 83,5 milioni di dollari su un bond offshore. Senza un colpo di scena, Evergrande verrebbe considerata inadempiente.
Intanto la situazione complessa del colosso cinese ha pesato sulla Borsa di Hong Kong e su Shanghai. L'indice Hang Seng, che ha disegnato una candela inverted hammer trading, cede lo 0,45%.

martedì 19 ottobre 2021

Consumi, boom della pasta durante la pandemia: 17 milioni di tonnellate nel mondo

L'anno della pandemia sarà ricordato anche per diversi picchi per certi tipi di consumi. Abbiamo ancora negli occhi le code ai supermercati agli albori dei primi lockdown, quando gli scaffali vennero assaltati per fare scorta soprattutto di pasta, farina, lievito e conserve.

La crescita dei consumi di pasta

Riguardo ai consumi di pasta, c'è un dato che conferma il vero e proprio boom che si è registrato durante la pandemia.
Lo scorso anno nel mondo sono stati mangiati ben 17 milioni di tonnellate di pasta, un milione in più rispetto al 2019. Ancora più fragoroso il confronto rispetto a un decennio fa, quando le tonnellate consumate nel mondo erano la metà.

L'Italia è una potenza pastaiola

Il dato sui consumi di pasta è stato reso noto da Ipo (International Pasta Organisation), e Uif (Unione Italiana Food), a pochi giorni dalla festività del World Pasta Day, che si terrà il 25 ottobre.
E' facilmente intuibile che l'Italia è una delle prime potenze al mondo quando si tratta di pasta. Tanto per consumi quando per business, visto che secondo ati Istat le esportazioni della nostra pasta nel mondo sono cresciute di circa il 25% lo scorso anno.
Da noi la mangiano regolarmente quasi nove persone su dieci (88%). Una persona su tre la mangia ogni giorno. Del resto stiamo parlando del piatto simbolo della Dieta Mediterranea.

Solidarietà

Eppure, proprio nell'anno della pandemia, una grossa fetta di italiani ha dovuto fare grosse rinunce tagliando i consumi, a causa delle ripercussioni economiche del Covid.
Anche per questo motivo, il World Pasta Day di quest'anni verrà accompagnato da una iniziativa dei pastai italiani: donare un piatto di pasta ai meno fortunati. Per partecipare, basterà postare sui propri canali social, fino al 25 ottobre, lo scatto di un piatto di pasta usando l’hashtag #Haveagoodpasta.
Ogni foto verrà condivisa sul sito dedicato Al Dente e «caricherà» un contatore online fino al raggiungimento di 300 mila piatti di pasta, che gli addetti doneranno alle mense Caritas delle quattro grandi città Milano, Roma, Napoli e Palermo.

giovedì 14 ottobre 2021

Acquisti di titoli, la Fed comincerà il tapering tra poco. Ma per la stretta c'è tempo

Uno degli appuntamenti più attesi della settimana, era il verbale della riunione del comitato monetario della FED del 21-22 settembre. In quella circostanza la banca centrale ha confermato il tasso di riferimento da zero a 0,25% e aperto la strada al tapering, confermando che la riduzione del ritmo degli acquisti di titoli potrebbe 'essere presto giustificata'.
Attualmente il ritmo di acquisti mensili di asset è pari a 120 miliardi di dollari.

Come e quando si agirà sugli acquisti di titoli

La FED avvierà quindi il tapering tra metà novembre e metà dicembre, e i partecipanti hanno concordato che il processo durerà fino alla metà del prossimo anno

L'incontro ha incluso anche una discussione su come potrebbe procedere il rallentamento dell'attuale ritmo di acquisti di titoli. Il tapering dovrebbe essere di circa 15 miliardi di dollari al mese, con riduzioni mensili del ritmo degli acquisti per 10 miliardi di titoli del Tesoro e 5 miliardi di titoli garantiti da ipoteca.

La FED tornerà a riunirsi il prossimo 2-3 novembre, e in quella circostanza annuncerà con precisione i suoi piani di tapering. Secondi molti osservatori, le riduzioni mensili programmate potrebbero essere accelerate o ridotte in un secondo momento.

Nota di approfondimento: Chi non conosce fx trading cos'è e come funziona dovrebbe prima studiare bene questa nozione.

Tassi di interesse e inflazione

Tuttavia la banca centrale americana ha precisato che il processo di riduzione degli acquisti di titoli non è un segnale per un aumento dei tassi di interesse. La stretta monetaria infatti sarà basata su un test diverso e più rigoroso relativo alle condizioni economiche.
Riguardo al tema caldissimo dell'inflazione, i membri del Fomc ritengono che il livello rimarrà ancora molto elevati per diversi mesi, prima di imboccare la via della discesa. Tuttavia, dalle minuti si evidenzia anche la preoccupazione di alcuni membri riguardo la possibilità che l'inflazione possa rimanere alta a più lungo termine.

Il dollaro perde quota

La reazione del mercato ai verbali della FED è stata tiepida. L'indice del dollaro è sceso al di sotto di 94, dopo aver sfiorato 95 poco prima che venissero resi noti i verbali della banca centrale. L'indicatore Zig Zag trading ha avuto qualche sbalzo sul grafico intraday.
Gli investitori inoltre hanno digerito i recenti dati sull'inflazione, che sono stati più ati del previsto ma più bassi di quanto si temesse.

martedì 12 ottobre 2021

Produzione di veicoli, la crisi globale si sente anche in Italia. 37,4% in meno

Il settore automobilistico sta vivendo mesi molto complicati. E' vittima di quella che molti hanno definito una "tempesta perfetta" che sta facendo crollare la produzione di veicoli.

Questo mix ha come fulcro la pandemia, che ha portato alla scarsità (e quindi all'aumento dei prezzi) delle materie prime, ma a questo aspetto si aggiunge la transizione epocale verso la mobilità elettrica.

I fattori critici per la produzione di veicoli

Il fattore di crisi più contingente riguarda soprattutto la carenza di microchip e semiconduttori, componenti essenziali nella produzione di veicoli moderni. 

A causa del Covid 19 molte fabbriche auto hanno dovuto chiudere per alcuni mesi, e quando sono state riaperte hanno ritrovato una brutta sorpresa. Sul mercato infatti non vi erano più semiconduttori, che nel frattempo erano stati "girati" all’industria dell’elettronica di consumo (telefonini, pc, tv, ecc).

Stop forzato anche per i big

La crisi dei chip che si è abbattuta sull'industria automobilistica globale, ha provocato così ovunque un calo della produzione di veicoli. Molte catene di montaggio sono rimaste bloccate, e diversi colossi del settore (si pensi al big del DAX Volkswagen) hanno dovuto chiudere per periodi più o meno prolungati. Con inevitabili conseguenze anche sul piano occupazionale.

A causa di un chip da 50 centesimi, non siamo in grado di costruire un’auto che si venda a $ 50.000", ha affermato di recente Murat Aksel, responsabile degli acquisti per il Gruppo Volkswagen.

Anche in Italia è crisi

L'industria dell'auto globale produrrà quest'anno 4 milioni di veicoli in meno del previsto. Non fa eccezione l'Italia, dove l'ultimo report rivela che ad agosto sono stati realizzati il 37,4% di veicoli in meno.
Bisogna tuttavia sottolineare che nei mesi precedenti la produzione di autoveicoli era cresciuta su base annua del 43%, ma è altrettanto vero che fino a luglio la carenza dei semiconduttori non si era fatta sentire in modo così sensibile.

Intanto per ovviare all’incertezza della filiera dei chip, caratterizzata da volatilità e colli di bottiglia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è impegnato a finanziare con 37 miliardi di dollari in un piano infrastrutturale per il settore.

giovedì 7 ottobre 2021

Banca centrale di Polonia, ecco la svolta: rialzo dei tassi dopo 9 anni

Arriva una mossa a sorpresa da parte della banca centrale della Polonia. Al termine del meeting di politica monetaria che si è svolto mercoledì, l'istituto centrale ha infatti deciso di dare una svolta restrittiva dopo ben 9 anni.
La Narodowy Bank Polski ha infatti alzato il costo del denaro di 40 punti base, portandolo allo 0,5%.
Gli analisti erano convinti che il board di politica monetaria avrebbe lasciato tutto invariato almeno fino al primo trimestre del 2022.

La stretta della banca centrale

Era da novembre 2012 che la banca centrale di Polonia non alzava il costo del denaro, all'epoca era 4,75%. Da quell'anno gli unici ritocchi sono sempre stati in diminuzione.  

Soprattutto nell'ultimo anno, la NBP era stata costretta a sforbiciare il tasso di interesse per contrastare gli effetti della crisi economica innescata dal Covid. Questi interventi erano stati pari a un totale di 1,40% (suddivisi in due tagli).

Le altre manovre della NBP

Oltre al tasso di interesse, la NBP ha ritoccato anche il tasso Lombard, alzandolo di 50 punti base all'1,0%. Rialzi di 40 pb anche per il tasso di risconto, che è stato portato allo 0,51% e per quello di sconto che è stato alzato allo 0,52%. Rimane invece immutato tasso di deposito, sullo zero.

Il problema dell'inflazione sui massimi di 20 anni

La decisione della banca centrale di effettuare una stretta, è motivata dal forte aumento dell'inflazione in Polonia, i cui indicatori di momentum sono tutti rialzisti.
A settembre il tasso di inflazione annuale è arrivato al 5,8%, una cifra che non si vedeva addirittura da un ventennio. L'ideale obiettivo della NBP è 2,5%, con un punto percentuale di tolleranza. siamo quindi molto più su della fascia obiettivo.
A provocare questo brusco rialzo dei prezzi è soprattuto l'aumento dei prezzi dei carburanti.

Lo Zloty migliora

Sul fronte valutario, la decisione della NBP ha risollevato un po' l'andamento dello Zloty polacco. Il cambio con il dollaro infatti è sceso, dopo che di recente aveva toccato un massimo di oltre un anno. Chi sa come usare Fibonacci trading, può verificare come ci stiamo avvicinando a uno dei ritracciamenti.

Il calo rispetto al dollao USD era avvenuto dopo che erano aumentate le aspettative di FED più aggressiva sul fronte del tapering e dell'aumento dei tassi.

lunedì 4 ottobre 2021

Carburanti, i prezzi corrono e il metano supera addirittura 2 euro al chilo

L'aumento del costo del gas e la corsa continua del petrolio, contribuiscono alla crescita forte anche dei prezzi dei carburanti. Ne fanno le spese soprattutto i proprietari di veicoli a metano, visto che oggi un pieno costa oltre il doppio rispetto a inizio anno.

I prezzi dei carburanti al distributore

A fornirci un quadro riguardo alla situazione dei prezzi dei carburanti sulla nostra rete di rifornimenti, è Quotidiano Energia.
La benzina in modalità self costa in media 1,691 euro/litro, quella in modalità servito è circa 1,827 euro/litro. Il carburante diesel in modalità self costa a 1,544 euro/litro (venerdì 1,536), il servito diesel è a 1,688 euro/litro (venerdì 1,683). 

Il Gpl va da 0,724 a 0,745 euro/litro (no logo 0,725), con variazioni piuttosto importanti a seconda del marchio.
Il prezzo medio praticato del metano auto si posiziona tra 1,157 a 1,631 euro/kg (no-logo 1,257).

Il "caso" metano

Se in generale i prezzi dei carburanti sono tutti cresciuti, quelli più penalizzati sono specialmente gli utilizzatori del metano, e quindi specialmente gli autotrasportatori.
Il fortissimo rincaro del gas ha infatti spinto il prezzo in molte stazioni di rifornimento del centro-nord oltre i 2 euro al chilo, più del doppio rispetto a inizio anno. Infatti a gennaio il prezzo medio nazionale del metano era pari a 0,981 euro/kg.

Approfondimento: qui sono indicati i maggiori produttori petrolio al mondo.

Danno e beffa

Si tratta oltre che un danno pure di una beffa, perché chi acquista auto alimentate con tale tipologia di carburante, solitamente sopporta un prezzo maggiore del veicolo proprio per sfruttare il minore costo dei rifornimenti, un costo ridotto del ‘pieno’. L’aumento repentino dei prezzi, che per decenni sono sempre stati stabili, negli ultimi giorni ha messo tutto in discussione.
Bisogna infatti ricordare che l'alimentazione a metano consente di percorrere 100 km spendendo la metà rispetto al diesel, ma al tempo stesso la manutenzione dell'auto è sensibilmente più complessa e costosa rispetto ai veicoli tradizionali. Quei vantaggi tanto cercati, sono quasi annullati.

giovedì 30 settembre 2021

Sterlina britannica in difficoltà. La Bank of England è davanti a un bivio

L'economia britannica è cresciuta del 23,6% su base annua nel secondo trimestre del 2021, al di sopra delle stime iniziali di un aumento del 22,2%. Una boccata di ossigeno per la sterlina britannica, che ha vissuto diverse sedute molto pesanti.

Il GBP è infatti scivolato notevolmente rispetto alle principali valute internazionali, a cominciare ovviamente dal dollaro. La cosa assai paradossale, è che tutto questo succede mentre la Bank of England si avvia a un rialzo dei tassi di interesse. Cosa che, normalmente, dovrebbe sostenere una valuta.

Cosa sta succedendo alla sterlina britannica

Anzitutto i dati. Le vendite sulla sterlina britannica hanno spinto il cambio GBP/USD da 1,37 a 1,34, aggirandosi intorno al suo livello più debole da dicembre 2020.
Nello stesso tempo, il cambio EUR/GBP è salito a 0,865. Analoghe dinamiche discendenti si sno viste contro lo Yen giapponese (JPY) Franco svizzero e altre valute.

La valuta britannica ha assunto un carattere di forte volatilità, che normalmente contraddistingue più le "esotiche pairs" che non le coppie "major". A tal punto che pure l'oscillatore stocastico lento s'è mosso parecchio.

Consiglio operativo: un concetto che bisogna conoscere perché torna utile tante volte è quello di candela Marubozu rialzista e ribassista.

I motivi delle difficoltà

Alla base di questo scivolamento della sterlina britannica c'è una brusca frenata dell’economia inglese, che prima della boccata di ossigeno odierna, si stava indebolendo di giorno in giorno (l'attuale livello del PIL resta comunque il 3,3% al di sotto del livello pre-pandemia).
Nonostante le riaperture post-Covid avvenute con largo anticipo, l'economia sta stentando. Il clima di fiducia è in peggioramento, i settori manifatturiero e servizi non decollano e c'è una grave carenza di energia che ha costretto le fabbriche a razionalizzarne il consumo. Con inevitabili conseguenze economiche a cascata.

La posizione scomoda della Bank of England

Questo scenario ha reso assai complicato il compito della Bank of England, che sotto la spinta di forti pressioni inflazionistiche (in agosto al 3,2% a/a) la spingono a intervenire il prima possibile. Forse nella prima metà del 2022. Il problema è che un rialzo dei tassi con un’economia in forte difficoltà, potrebbe peggiorare i delicati equilibri finanziari. Lo ha sottolineato lo stesso governatore Bailey.